16 ottobre 2013

APPELLO PER UNA LETTERA APERTA SULLA QUALITÀ URBANA DI MILANO


Da quasi cinque anni si svolgono nel mio studio degli incontri di cui molti lettori di ArcipelagoMilano hanno avuto notizia o vi hanno partecipato, anche per discutere di temi di particolare interesse per Milano: l’Expo 2015, l’arte pubblica e le nuove linee MM, il nuovo museo d’arte contemporanea, le nuove architetture e il paesaggio urbano, la cultura del design, la darsena, i navigli e Area C.

09battisti35fbPiù recentemente è stato ripreso il discorso avviato nel 2010 nei due incontri dedicati alle nuove architetture e al paesaggio urbano, con alcuni colleghi che hanno riferito delle esperienze di progettazione per la nostra città, approfondendo i temi della mutazione dei modelli insediativi (1), della trasformazione delle tipologie edilizie (2) e della proliferazione dei linguaggi dell’architettura (3).

Infine, due successivi seminari (4) sono serviti a mettere a punto le questioni da riportare nella lettera aperta e alla sua stesura definitiva. Nelle nostre intenzioni la lettera aperta deve servire ad avviare un dibattito pubblico – del quale anche l’Assessore De Cesaris in una sua recente dichiarazione ha riconosciuto la necessità – per verificare la possibilità di allargare la consapevolezza e il consenso su alcuni principi e valori fondativi e per la messa a punto di un’agenda urbana e di un manifesto per la qualità dell’architettura a Milano.

L’esperienza dei seminari mi ha dato modo di riflettere sull’iniziativa degli incontri che si sono svolti con cadenza quasi mensile, ormai da quasi cinque anni, dando luogo a un repertorio di temi e riflessioni molto utili, soprattutto quando si ritorna su qualche questione a distanza di tempo e si va a riascoltare quanto detto nelle precedenti occasioni per cercare di portar avanti il discorso.

Ho tuttavia la sensazione che, nonostante l’interesse e la partecipazione suscitati, gli incontri siano serviti a confrontarci ma non riescano a produrre altri effetti significativi. Allora forse è necessario che siano accompagnati da un lavoro più sistematico rivolto a perseguire obiettivi di volta in volta differenti ma concreti.

In sostanza penso sia necessario darsi una condotta più da laboratorio che da cenacolo, sottoporre le proprie idee al vaglio della fattibilità e della concretezza, particolarmente in questa fase di grave crisi economica e affrontare temi che sappiano dare una risposta all’attuale situazione, senza riproporre acriticamente lo stereotipo della crescita a tutti i costi, cercando invece di comprendere come lo sviluppo debba essere perseguito soprattutto usando meglio le risorse di cui disponiamo anche a livello urbano.

Siamo quindi tutti interessati a utilizzare le indicazioni che emergeranno dalla discussione per alimentare un’attività di laboratorio partecipata e condivisa e cercare di elaborare lo scenario in divenire della Milano che vorremmo e che saremo in grado di immaginare, soprattutto in vista della costituzione dell’Area metropolitana. Un lavoro che va fatto anche per valorizzare tutte quelle competenze che esistono ma sono disperse e non hanno la possibilità di interagire per la mancanza di occasioni appropriate.

Mi rendo conto che è un proposito molto ambizioso e impegnativo, ma due analoghe esperienze sono già state fatte per i Navigli e per Circle Line e scali ottenendo risultati di qualche interesse.

Siete quindi invitati al prossimo incontro, che si terrà il 28 ottobre nel mio studio in via Braida 1, non tanto per presentare la lettera aperta, che diamo per conosciuta e vi preghiamo di diffondere e farla conoscere in tutte le sedi possibili, quanto per avviare una riflessione su come organizzare il laboratorio.

All’incontro hanno già confermato la propria partecipazione Ada Lucia De Cesaris Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica, Alessandro Maggioni Presidente Reggente di Federabitazione Confcooperative, Marco Vitale economista e Ennio Brion imprenditore.

 

Emilio Battisti

 

 

(1) Francesco De Agostini, Giovanna Latis, Cino Zucchi, Roberto Giussani, lo scorso ottobre, sulla mutazione dei modelli insediativi;

(2) Giacomo Borella, Giacomo De Amicis, David Hirsch, a gennaio, sulla trasformazione delle tipologie edilizie;

(3) Michele Reginaldi, Gino Garbellini, Giacomo Polin, a marzo, sulla proliferazione dei linguaggi dell’architettura.

Alla loro riuscita hanno anche contribuito Maria Vittoria Capitanucci, Marco De Michelis e Paolo Mazzoleni coordinandoli; Lucia De Cesaris, Aldo Bassetti, Paolo Deganello, Gianni Scudo, Luigi Caroli e altri hanno alimentato il dibattito con i loro interventi.

(4) ai quali hanno dato il proprio contributo oltre a me, Francesco De Agostini, Giovanna Latis, Roberto Giussani, Giacomo De Amicis, Giacomo Polin, Maria Vittoria Capitanucci, Paolo Mazzoleni, assieme a Leonardo Cavalli, Laura Montedoro e Marco Prusicki

 

scarica qui la lettera in PDF

 

 

CITTÁ e ARCHITETTURA

Lettera aperta per la qualità urbana di Milano

 

In questa fase di profonda crisi economica e sociale che si ripercuote inevitabilmente anche sui modi e sugli obiettivi delle trasformazioni urbane che interessano Milano alle diverse scale, sentiamo l’esigenza di richiamare i fondamenti di quella “magnificenza civile” che hanno caratterizzato lo sviluppo della Milano moderna in epoca neoclassica e che, a nostro parere, dovrebbero ancora nutrire e supportare i processi di trasformazione della città.

È tuttavia difficile rintracciare – tanto nell’apparato normativo in vigore, quanto nella pratica amministrativa corrente – strumenti o documenti di indirizzo che affrontino, direttamente e con chiarezza, la qualità urbana, soprattutto dal punto di vista della configurazione generale della città.

Uno di questi è sicuramente il Manifesto della Commissione per il Paesaggio del febbraio 2010, che contiene importanti e condivisibili elementi di orientamento circa i valori di urbanità che i nuovi progetti per Milano dovrebbero custodire e promuovere. Altre timide affermazioni si trovano nel nuovo Piano di Governo del Territorio, attraverso le Norme Morfologiche.

Pur considerando tali documenti un significativo segnale, riteniamo che i mutamenti degli ultimi anni impongano una rinnovata e ampia riflessione sul tema dell’architettura e della città: sulla qualità del paesaggio urbano nelle sue possibili declinazioni, sulle strategie insediative, sul rapporto tra i diversi tessuti e sui linguaggi dell’architettura. Per questo appare urgente la condivisone della conoscenza delle molteplici trasformazioni di questi anni che hanno riguardato Milano e la sua area metropolitana, necessaria a orientare le analisi e soprattutto le scelte volte al futuro, attraverso la costituzione di un Osservatorio Urbano istituzionale e partecipato.

D’altra parte, il bilancio delle esperienze progettuali degli ultimi anni nel riuso delle grandi aree dismesse è nella generalità dei casi negativo ed essendosi risolte in occasioni mancate, hanno causato una alienazione del sistema territoriale rispetto alle aspirazioni di rinnovamento della città stessa. Ciò anche a causa di una normativa indeterminata soggetta a troppe possibili interpretazioni e di una impasse burocratico – amministrativa dell’urbanistica. È invece nei piccoli interventi, alcuni dei quali sono stati presentati nei tre incontri che si sono tenuti tra ottobre e marzo nello studio Battisti, che si è talvolta ritrovata una maggiore qualità urbana nella cucitura tra spazi pubblici e privati e nell’architettura.

 

Alcuni consistenti cambiamenti, che potrebbero essere assunti come opportunità oppure essere causa di disastrose derive, si presentano oggi all’orizzonte della nostra città: la recente approvazione del PGT e le trasformazioni che ne potranno conseguire, sia per gli Ambiti di Trasformazione Urbana che per i tessuti più consolidati, l’imminente varo del nuovo Regolamento Edilizio; l’istituenda “Città metropolitana” e le ricadute che si avranno nei suoi territori per l’Expo 2015; i bandi comunali di valorizzazione degli immobili e la faticosa rinascita dei concorsi di progettazione; la programmazione della infrastrutturazione del territorio urbano, scali, circle line ferroviaria, e sistema dei Navigli compresi.

In certo modo, la stessa pesante crisi che investe il nostro Paese, e il sistema immobiliare e delle costruzioni in particolare, dovrebbe essere assunta come un’occasione di ripensamento per riaffermare indispensabili elementi di civiltà e, primo tra tutti, il valore delle competenze in ogni ambito. Si dovrebbe, in altri termini, inaugurare una nuova stagione di responsabilità collettiva circa le modificazioni dell’ambiente fisico, anche nel quadro di una riformulazione del rapporto tra sviluppo e crescita, che pare non più perseguibile nel modello fin qui praticato.

D’altro canto, a fronte della recente e cospicua trasformazione diffusa della città, emergono elementi critici e questioni che richiederebbero un’efficace strategia condivisa da tutti gli attori in campo – Amministrazione, operatori, committenti, professionisti, università, terzo settore e cittadini – per l’affermazione di un’idea di città più vivibile, equa, sostenibile e bella.

Si registra, in particolare, la necessità di costruire scenari di medio e lungo periodo, di un più sistematico ricorso alla pratica del disegno urbano, di una riflessione sulle potenzialità connotative del linguaggio dell’architettura, di una più attenta conoscenza e considerazione del sistema delle relazioni spaziali, funzionali e sociali, di sperimentare nuove pratiche di “alta manutenzione” della città e valorizzazione dell’esistente, di una cultura più estesa e pervasiva della cura dei luoghi e di praticare processi progettuali più condivisi e partecipati.

Alcune questioni si impongono con urgenza: si può immaginare una scala di progetto intermedia che definisca gli obiettivi comuni e i contenuti collettivi che le trasformazioni devono portare e che possa essere arricchita nel tempo dai singoli progetti architettonici? Quali sono le condizioni che devono definire questa scala di progetto e quali le indicazioni morfologiche irrinunciabili? E ancora, in che modo ciascun edificio, pubblico o privato, deve contribuire a interpretare un’idea di città?

Ci sembra necessario che alcuni elementi vengano definiti con chiarezza; tra questi: i criteri morfologici generali; i tracciati e le relazioni con i confini delle aree; le relazioni con il sottosuolo e le strutture in elevazione, la forma e il carattere delle strade e degli spazi pubblici e soprattutto la disposizione degli edifici in rapporto ad essi e al sistema della acque; i servizi pubblici e di trasporto.

Un altro elemento fondamentale per il buon esito dei progetti di grande scala è il coordinamento. Ad esempio, la progettazione delle infrastrutture così come delle zone industriali e commerciali al confine tra i comuni comporta la relazione tra molti soggetti pubblici e privati ma ciascuno di questi soggetti difficilmente riesce a interpretare l’interesse più generale di un progetto.

È quindi indispensabile promuovere un’attività di coordinamento costante e attento che sappia dialogare con tutte le parti coinvolte e mantenere allo stesso tempo chiaro l’obiettivo generale di creare un paesaggio urbano di qualità a tutte le scale e a tutti gli effetti, lontano dalla logica del consumo di territorio.

Per tutte le ragioni fin qui espresse, ci proponiamo di aggregare il consenso su alcuni principi e valori fondativi e di avviare l’apertura di un dibattito pubblico, inclusivo e intenso, per la messa a punto di un’agenda urbana e di un manifesto per la qualità dell’architettura a Milano.

 

Milano, 1 ottobre 2013

 

Emilio Battisti,

Maria Vittoria Capitanucci,

Leonardo Cavalli,

Francesco De Agostini,

Giacomo De Amicis,

Michele De Lucchi

Roberto Giussani,

Giovanna Latis,

Paolo Mazzoleni,

Laura Montedoro,

Giacomo Polin,

Marco Prusicki.

 

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