16 ottobre 2013

CITTÀ METROPOLITANA O DELL’AGILITÀ ISTITUZIONALE


12livigni35fbViviamo un momento storico nel quale è ampia la distanza e la sfiducia verso le istituzioni democratiche e le forze politiche che in esse assumono responsabilità. La condivisione di una modalità aperta e partecipata, dai comuni ai cittadini, tanto per quanto riguarda la definizione della Città Metropolitana quanto per la elezione diretta dei suoi organismi di governo, con un processo costituente sottratto alle divisioni di parte, si presenta come una necessità e una opportunità per tutti i cittadini di buona volontà e competenza.

Questa la ragione della fondazione, nell’aprile del 2013, del “Comitato per la costituzione della città e dell’area metropolitana” per promuovere e sostenere tutti gli atti legislativi, elettorali e di democrazia partecipata per la costituzione della città e dell’area metropolitana di Milano contribuendone alle esperienze di dibattito e confronto programmatico.

Occorre, in altri termini, perché tale nuovo Ente Locale sia effettivamente in rappresentanza dei cittadini, l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Metropolitano, come il Comitato richiede. La vera grande riforma della governance locale è il passaggio da una strutturazione per enti separati a una organizzazione per istituzioni integrate.

Il che significa che l’abolizione delle Province deve essere, innanzitutto, la fine di un ente creato con l’intento di sovrintendere alle attività comunali e diventato nel tempo istituzione di governo autoreferenziale, ma di settori marginali e poco rilevanti della vita delle Comunità locali. Dunque la cancellazione delle Province si rivela indispensabile perché con essa si cancella un ente scarso di poteri di governo, auto-centrato e con la pretesa di guidare i Comuni facenti parte del proprio territorio senza assumerne la correlata responsabilità.

Il sistema metropolitano che si prospetta consiste in un modello costituito da un’organizzazione centrale di governo rappresentata proprio dalla Città metropolitana, intorno a cui si dispone una rete circolare di strutture, quali i Municipi risultanti dalla scomposizione del Comune capoluogo e gli altri Comuni dell’area, che esercita il controllo. Circostanza, quest’ultima, che non mortifica il ruolo dei Municipi e dei Comuni che costituiscono questa sorta di costellazione ma anzi lo valorizza.

Tuttavia, a patto che i Comuni non continuino a essere considerati esclusivamente come soggetti di amministrazione e li si immagini anche come istituzioni politiche, responsabili nei confronti delle Comunità di base, che esercitano il controllo e l’indirizzo dell’attività di governo svolta dalla Città metropolitana.

Per rendere concreta questa prospettiva dell’istituzione di un governo delle aree metropolitane è necessario, però, che innanzi tutto si affronti e risolva il problema del destino del grande Comune dell’area, avendo il coraggio di procedere come per la Provincia alla sua abolizione poiché non si possono mantenere all’interno della stessa area due organizzazioni quasi parallele come la Città metropolitana e il Comune – capoluogo.

Quest’ultimo, dunque, dovrebbe essere scomposto e articolato in un numero tale di Municipi da corrispondere a quello delle Circoscrizioni che per storia, tradizione, vocazione socio-culturale e, soprattutto, territoriale costituivano le unità omogenee nelle quali si articolava il vecchio Comune. Solo così si potrà avere l’istituzione vicina ai bisogni e alle problematiche dei cittadini, come il principio di sussidiarietà ci suggerisce.

Questa visione di “città metropolitana rigenerata” può concretizzarsi se, in primo luogo, nella pianificazione e nella gestione urbanistica si riescono a saldare le politiche tese a contrastare il consumo di suolo con quelle di riqualificazione della città. Non ci si può permettere un territorio disomogeneo dal punto di vista della quantità e qualità dei servizi, nel capoluogo principale e nei territori dei Comuni della prima e/o seconda corona. La Città metropolitana deve quindi permettere, attraverso un progetto strategico coordinato con tutti i Comuni e i Municipi, uno sviluppo urbano omogeneo i cui obiettivi siano il contrasto al consumo di suolo, la rigenerazione urbana, la presenza e l’omogeneità equilibrata dei servizi in tutto il territorio.

Quali benefici ci si può attendere dall’istituzione della Città metropolitana? In sintesi: abitabilità urbana: attenzione agli spostamenti, alle problematiche del traffico, ai trasporti ed al verde; solidarietà sociale: un Ente Locale effettivamente vicino al cittadino, in grado di comprenderne le esigenze, i bisogni e le difficoltà; sicurezza del territorio: appianamento dei conflitti urbani, legati anche alla coesistenza di etnie differenti;

La rete di municipalità che costituirà le Città Metropolitane non deve essere una nuova struttura che si aggiunge alle altre, con la sua burocrazia, i suoi nominati e le sue tasse, bensì qualcosa di nuovo e utile. Senza modifiche profonde nel loro modo di pensarsi e di operare, le amministrazioni pubbliche del futuro rischiano di essere un rigido e inefficace orpello formale di norme e procedure. Occorre, quindi, che il Parlamento garantisca che questo processo costituente delle nuove formazioni degli Enti Locali sia partecipato e informato.

Il Parlamento, dopo la recente sentenza della Consulta del luglio scorso, deve definire con legge ordinaria “le funzioni, le modalità di finanziamento e l’ordinamento delle Città metropolitane”: impegniamoci affinché tale determinazione sia attuata con modalità di dialogo e ascolto aperte, ben oltre le audizioni formali affinché prenda corpo una responsabilità condivisa e diffusa. Solo con la partecipazione di tutti e con una partecipazione informata possiamo far sì che le Istituzioni siano davvero vicine ai cittadini e che, soprattutto, i cittadini le sentano tali.

 

Ilaria Li Vigni

 

Comitato Città Metropolitana



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