9 ottobre 2013

LAURA BOLDRINI, LA DONNA DEI PONTI


Ferite intime e laceranti della separazione: una figlia orfana di madre, lontana dalla sua terra d’origine, tormentata dal pensiero che il padre possa averla abbandonata. E un padre che per quasi vent’anni non smette mai di cercare la figlia e che fa di tutto, nonostante le limitate possibilità di un uomo nella condizione di rifugiato per ritrovarla, per avere la certezza che sia in vita e che stia bene. Mahad è il padre, rifugiato somalo relegato a Dadaab in Kenia, il più grande agglomerato di rifugiati al mondo – quasi cinquecentomila -, con le più precarie situazioni di sicurezza, dove anche gli operatori umanitari devono girare con la scorta per il rischio di rapimenti e furti a mano armata.

10bramante34fbAnche attraverso i ricercatori di Care International non perde occasioni di fare appelli e con tenacia conduce la sua personale battaglia, senza mai darsi per vinto. Un reportage di un inviato di Chi l’ha visto porta in TV su Rai3 non solo le tappe più significative della guerra civile somala all’inizio degli anni Novanta e le pesanti conseguenze sulla popolazione, ma anche la storia di Mahad, padre vedovo che a seguito di una sequenza di avvenimenti avversi rimane separato dalla figlia Murayo e non sa più nulla della sua sorte.

Durante la puntata è ospite Laura Boldrini, all’epoca portavoce per l’Alto Commissariato dell’UNHCR e responsabile di programmi per facilitare il rientro a casa degli sfollati. Si creano così le condizioni per organizzare il viaggio che porta Murayo in Kenia con la Boldrini per farle riabbracciare suo padre. Murayo, la bimba somala adottata da una famiglia italiana, è diventata donna ed è bisognosa di ritrovare le proprie radici e di avere risposte a tante domande.

La famiglia italiana che si è occupata della bambina somala ha fatto molto di più che allevare una piccola sola e bisognosa di cure: ha messo un ponte tra la Somalia e l’Italia. La storia di Murayo non solo crea un ponte tra due paesi, ma esalta l’amore di due padri, il padre adottivo e il padre naturale, per la stessa figlia.

A proposito di ponti, lo scrittore Erri de Luca ha ricordato di aver fatto per molti anni il mestiere di muratore, uno che tira su muri che servono sempre per dividere, anche in uno stesso appartamento. Unica opera edilizia cordiale è il ponte che non serve a dividere, ma a unire, a collegare, a scavalcare le rivalità, parola che appunto proviene dallo stare su due rive opposte. I ponti sono dei punti di sutura e l’atto di distruggerli contiene un’offesa più profonda del solo abbattimento di un manufatto utile, contiene l’offesa e l’oltraggio di una mano che strappa i punti da una ferita. I ponti vanno costruiti.

È proprio Laura Boldrini a costruire un ponte tra Mahad e Murayo e a raccontare (1) questo viaggio. La lettura ci aiuta a conoscere una storia di rifugiati, ma anche di renderci conto più da vicino dell’impegno per fornire loro protezione e assistenza e di incontrare la donna energica, tenace e sensibile, che da pochi mesi è stata chiamata a presiedere la Camera dei Deputati e che anche in questi giorni della tragedia di Lampedusa ha dato prova di umanità e fermezza. Una donna che crede fermamente che l’immigrazione cambia e si evolve, è l’elemento umano della globalizzazione e che la società del terzo millennio ha vitale bisogno dei ponti dell’integrazione.

 

Rita Bramante

 

 

(1) L. BOLDRINI, Solo le montagne non si incontrano mai. Storia di Murayo e dei suoi padri, Milano, Rizzoli 2013



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