4 settembre 2013

IL LAVORO AI TEMPI DELL’EXPO


“Un laboratorio per il Paese e un volano per la nostra economia” (Enrico Letta, premier in carica). “Un primo passo” (Enrico Giovannini, Ministro del lavoro). “Un segnale importante e positivo” (Luigi Sbarra, Responsabile mercato del lavoro della Cisl). Le reazioni non avrebbero potuto essere più entusiastiche. A suscitarle è l’accordo raggiunto il 23 luglio a Milano da Expo 2015 Spa con i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che regola le 800 assunzioni in vista del grande evento milanese del 2015. E che il Governo (nelle persone di Enrico Letta ed Enrico Giovannini) auspica possa diventare un prototipo per gli accordi futuri.

magri_29Perché? Innanzitutto, l’accordo ha una rilevanza sotto il profilo giuslavoristico: è stato stipulato in deroga alle norme nazionali (contrattazione di primo livello) introducendo maggiore flessibilità in vista di un evento eccezionale con un termine iniziale e uno finale ben precisi, come l’Expo. Assunzioni di questo tipo “non sarebbero state possibili con le regole attuali”, ha chiarito l’a.d. di Expo 2015 Giuseppe Sala. In questo modo, la contrattazione di secondo livello tra le parti sociali si è dimostrata capace di “individuare soluzioni contrattuali sulle materie del mercato del lavoro e della sicurezza senza necessità di incursioni legislative”, come ha riassunto Luigi Sbarra della Cisl.

In secondo luogo, l’auspicio che il modello Expo si estenda a livello nazionale è dovuto al fatto che attualmente è in corso un tavolo di confronto sulla flessibilità dei contratti tra le parti sociali sponsorizzato dal Ministro Giovannini, con l’obiettivo di arrivare a un accordo entro il 30 settembre; in caso contrario, ha fatto sapere il Ministro il 16 luglio scorso, saranno il Governo e il Parlamento a prendere una decisione.

Assodata la rilevanza a livello giuslavoristico del protocollo d’intesa firmato da Expo 2015 Spa e sindacati, entriamo nel merito delle 800 assunzioni. Occorre chiarire che 800 assunzioni difficilmente potranno essere un volano per l’economia italiana: sono ben poca cosa rispetto ai 250.000 posti di lavoro che l’Italia perderà nel solo 2013 secondo Unioncamere. In seconda battuta, le assunzioni di Expo 2015 riguarderanno tutte per definizione un periodo limitato di tempo: ne discende che il loro contributo all’occupazione sarà circoscritto ad alcuni mesi.

Entriamo ora nel dettaglio delle circa 800 assunzioni (835, per la precisione), che includeranno: 340 giovani di età inferiore ai 29 anni assunti con contratto di apprendistato, introducendo nuove figure professionali; circa 300 persone impiegate con contratto a tempo determinato, che saranno individuate partendo dalle persone iscritte alle liste di mobilità e di disoccupazione oppure in cassa integrazione, che dovranno essere il 10% dei lavoratori a termine; 195 stagisti, cui spetterà un rimborso spese mensile di 516 euro e buoni pasto.

A essi si aggiunge un esercito di 18.500 volontari, che lavoreranno a turni di 5 ore per due settimane al massimo, 475 al giorno, percependo un rimborso spese. I numeri parlano chiaro: buona parte della macchina organizzativa di Expo 2015 sarà sulle spalle dei volontari. Occorre poi fare chiarezza sui 195 contratti stage: essi non costituiscono rapporto di lavoro, ma sono per definizione strumenti di formazione e orientamento per i giovani, tant’è che un’esperienza di stage, sebbene “faccia curriculum”, seguita a far militare il giovane che la svolge nella schiera degli “inoccupati”: definizione Istat che indica coloro che non hanno mai lavorato. Alla luce di ciò, a rigor di logica i contratti di stage non dovrebbero considerarsi nel computo delle “assunzioni”, che scenderebbero a circa 640: 300 circa con contratti a tempo determinato e 340 contratti di apprendistato, pari al 3,3% delle 19.335 persone coinvolte grazie al protocollo d’intesa.

Altre deroghe dei nuovi contratti targati Expo, artefici di una “flessibilità su misura, quasi sartoriale” per dirla col giornalista di “Repubblica” Roberto Mania sono: la caduta dell’obbligo di specificare la mansione precisa che il lavoratore dovrà svolgere per i contratti a termine; l’impiego di un numero di stagisti superiore alla soglia del 10% dell’organico previsto dalla legislazione nazionale (195 anziché 32); l’acausalità dei contratti flessibili, in quanto la causale sarà l’Expo stessa; contratti a termine che potranno riguardare fino all’80% del personale, con durata da un minimo di 6 a un massimo di 12 mesi. Bene la flessibilità per “conciliare contratti, diritti ed esigenze contrattuali legate alla temporaneità degli eventi” come scrive la Cgil in una nota, però si poteva fare di più in termini di qualità dei contratti: ad esempio, se erano possibili contratti a termine anche della durata di 6 mesi, perché non stipularne un maggior numero anziché ricorrere a così tanti volontari?

L’evento sarà pure eccezionale, la riuscita della contrattazione di secondo livello non è da meno, ma purtroppo non si può dire altrettanto dei contratti stipulati.

 

Valentina Magri



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