24 luglio 2013

MILANO È PRONTA A DIVENTARE GRANDE


Diverse decine di professionisti, accademici, esponenti dell’associazionismo, sindaci, da un anno animano incontri e confronti nelle aule consiliari, di Buccinasco, Corsico, Abbiategrasso, Pero, Gaggiano, negli show room di via Savona, negli studi di ordinari del Politecnico, nelle sale dell’Umanitaria, negli appuntamenti del Tagiura o nelle sedi delle associazioni, intorno alla proposta di Città Metropolitana Partecipata con l’elezione diretta degli organi di governo.

Come giudica questo protagonismo civico costituzionale in tempi di disaffezione verso la cosa pubblica l’assessore della cinta daziaria milanese Franco D’Alfonso protagonista dell’operazione arancione per Pisapia? “Coloro i quali da più di venti anni si sono piazzati come Becket in una stazione della metropolitana ad aspettare l’istituzione – Godot.” Partecipazione informata ai processi deliberativi, ragion di più se di attuazione costituzionale? Open Government? Macché! L’assessora Daniela Benelli con delega alla città metropolitana è ancora più chiara “Nella fase iniziale a me sembra normale che i sindaci abbiano un protagonismo. Solo nella fase costitutiva dovrebbe essere un ente di secondo livello. Dopo lo decideremo.” Ente di secondo livello? Dopo?

La sentenza della Consulta, riconoscendo ricorso di costituzionalità avanzato da cinque regioni contro le modifiche dell’architettura istituzionale attraverso la decretazione di urgenza, ha spazzato il campo da equivoci e rendite di posizione presunte chiamando in causa Governo e Parlamento. Così se a Como la Provincia è commissariata mentre a Udine i cittadini ne hanno eletto il Presidente e il Consiglio, la tempestività della proposta di modifica costituzionale presentata dal Governo Letta non consente galleggiamenti Art. 1 (Abolizione delle province): 1. Sono abolite le province. 2. All’articolo 114, primo comma, della Costituzione, sono soppresse le seguenti parole: “dalle Province, dalle Città metropolitane”. 3. Il secondo comma dell’articolo 114 della Costituzione è sostituito dai seguenti: “I Comuni e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i princìpi fissati dalla Costituzione. La legge dello Stato definisce le funzioni, le modalità di finanziamento e l’ordinamento delle Città metropolitane, ente di governo delle aree metropolitane.”.

Fine del teatro dell’assurdo, teatrino, nessuna attesa di Godot. Ora i cittadini di buona volontà, gli amministratori locali preoccupati della governance per qualità urbana, ambientale, sociale, digitale del territorio, sono chiamati all’azione politica. Innovazione, qualità, coordinamento dei servizi, cittadinanza attiva e sussidiarietà, partecipazione informata, fiscalità di scopo, responsabilità diffusa e condivisa, produzione di bellezza. Non sono parole “da sogno” ma le condizioni per generare valore fuori dalle derive finanziarie e dalle loro bolle dentro la competizione globale. È questa l’opportunità che la costituzione delle aree metropolitane offre a tutti coloro che sentono una distanza e una insofferenza profonde verso le istituzioni democratiche, identificate con i partiti, le leggi elettorali e gli interessi particolari che le occupano. Non una nuova struttura che si aggiunge alle altre, con la sua burocrazia, i suoi nominati e le sue tasse, qualcosa di nuovo e utile.

Ha così assunto una importanza particolare l’appuntamento del 12 luglio scorso a Palazzo Isimbardi promosso dalla Provincia di Milano, che ha costituito una Commissione Consiliare per la Città Metropolitana. “Governo metropolitano. Migliori servizi e meno costi
per cittadini, famiglie e imprese“. sembrava un titolo ancora legato alla spending review, ma gli interventi hanno mostrato una convergenza ampia sulla necessità di definire funzioni e governance capaci di un respiro e una visione all’altezza del ruolo e della storia della realtà milanese, da Ambrogio ai Borromeo, dal Ducato all’azione dei sindaci e dei cardinali del dopoguerra. L’inchiesta commissionata all’ISPO di Renato Mannheimer su un campione rappresentativo della popolazione della Grande Milano ha confermato che la città metropolitana, rete di città nella città, già c’è. Senza differenze il 69% dei cittadini interni ed esterni alla cinta daziaria di Milano si è espressa a favore, percentuale che raggiunge l’80% nella fascia 18-35 anni. Il 69% vuole che gli organi direttivi siano in rappresentanza di tutti i cittadini del territorio, percentuale che arriva al 75% a favore della loro elezione diretta. I temi che il campione di cittadini si aspetta che vengano trattati nella/dalla Grande Milano nell’ordine di importanza sono: Lavoro, Trasporti, Sicurezza, Urbanistica, Scuola, Viabilità, Ambiente. Una coincidenza significativa con i temi che la legge assegnava alla città metropolitana.

Giuseppe De Rita del CENSIS ritiene che i decisori politici inseguano l’opinione pubblica creata dai media contro le Province, con un problema di unità tra Governo e rappresentanza laddove l’identità italiana è su scala provinciale e lo Stato ha accentrato molti poteri lasciando soli i comuni fragili e isolati. Diverso è per le aree metropolitane dove egli ritiene che il nodo dell’identità stia nell’attenzione all’intreccio tra interessi diffusi e servizi. Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, riconosce che se è vero che le Province sono state colpite in quanto anello debole della “casta” occorre riconoscere che la questione delle città metropolitane è indipendente. Essa richiede un governo non di secondo livello bensì eletto democraticamente, non una amministrazione tecnocratica quindi ma un governo eletto direttamente dai cittadini e capace di rompere la barriera tra capoluogo e hinterland. Con una regione protagonista del processo costitutivo e non concorrente della città metropolitana.

Il Presidente dell’UPI (Unione Province Italiane) e della Provincia di Torino Antonio Saitta ha fatto notare che la cancellazione delle Province non riconosce la dimensione territoriale di Area Vasta e policentrica, laddove il provvedimento del governo Monti proponeva un modello flessibile dove la città metropolitana fosse il frutto di una unione tra Province e Comuni dell’area interessata. Ritiene perciò fondamentale la definizione di città metropolitana come ente nuovo, con l’elezione diretta degli organismi di governo e la regolazione dei servizi per evitare la sovrapposizione di competenze, i conflitti e i localismi. Gallera, della Commissione regionale delle autonomie pone la questione del riordino istituzionale a fronte di evidenti paradossi dei 130.000 abitanti della Valle d’Aosta, dei 320.000 del Molise con le sue Province, quella di Isernia con 90.000 abitanti, mentre l’area metropolitana costituisce un unicum urbanistico, produttivo e di mobilità: anch’egli è per l’elezione diretta degli organismi di governo.

Così come il Presidente del Consiglio provinciale di Milano Dapei che gli attribuisce la funzione di produrre buon governo a fronte dei gattopardismi relativi a una realtà istituzionale prevista dal 1990 e poi dal Titolo Quinto Riformato della Costituzione “le funzioni ci sono, il nodo è politico“. Per questo l’assessore franco De Angelis, con delega alla città metropolitana, è a favore di un nuovo modo di esprimere rappresentanza per la città metropolitana, che coinvolga Province, Comuni e cittadini. Podestà e Pisapia hanno condiviso una modalità aperta e partecipata, dai comuni ai cittadini, affermando un processo costituente sottratto alle speculazioni partitiche. A questo punto diventa importante responsabilizzare e coinvolgere il Parlamento che dovrà definire con legge ordinaria “le funzioni, le modalità di finanziamento e l’ordinamento delle Città metropolitane“.

Lo scopo principale per il quale avevamo promosso il Comitato per la Città Metropolitana Partecipata è sostenuto da tutti, qui nella Grande Milano, ora ci impegneremo a coinvolgere le altre 13 aree metropolitane e a sviluppare, con incontri e con la rete, in chiave di qualità e innovazione le funzioni che devono esercitare e le modalità di farlo. Semplificazione e flessibilità con responsabilità e controllo politico democratico, questo è ciò che occorre definire e legiferare.

Relazione policentrica delle funzioni, collegamenti pubblici non solo radiali e con orari lunghi, valorizzazione degli spazi periurbani oltre la marginalità ambientale e sociale, filiere corte nell’agroalimentare in una cintura verde che fa della Grande Milano la realtà agricola più importante del paese. La partecipazione informata dei cittadini tanto all’elezione diretta degli organismi di governo metropolitani, quanto ai processi deliberativi, una effettiva parità di genere con organizzazione dei servizi e degli orari, dei tempi e della rappresentanza adeguati, diventa così una condizione per produrre una politica pubblica di qualità, per questo capace di creare bellezza e attrarre investimenti. Un buon modo di preparare l’Expo “Nutrire il Pianeta-Energia per la Vita”.

 

Fiorello Cortiana

 

Comitato per la Città Metropolitana Partecipata

comitatocittametropolitana@gmail.com



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