24 maggio 2009

UNA NUOVA STAZIONE CENTRALE A BOVISA


L’amministrazione comunale milanese sta predisponendo il piano di riuso delle aree ferroviarie sottoutilizzate cui seguiranno i singoli progetti attuativi presentati dai soggetti vincitori delle gare che saranno indette per la vendita delle aree.

Una grande occasione per riorganizzare il territorio nelle sue componenti socio-economiche, urbanistiche ed ambientali soprattutto per gli aspetti viabilistici e del trasporto pubblico.

La speranza è che non si segua il precedente esempio di Porta Vittoria e della Beic.

Ne deriverà un beneficio per il sistema ferroviario?

Di questo si discute poco o nulla. E’ sicuro però che si perderanno aree logistiche di straordinaria importanza per la mobilità delle persone e delle merci che avviene su ferro e quindi con tutte le caratteristiche ecologiche che come noto ne conseguono.

Forse non è necessario rivitalizzare la città puntando solo sui grandi eventi ma anche pensando a profonde modificazioni intese a migliorare la qualità urbana in una prospettiva lungimirante e duratura, perché no, secolare.

Infatti, mentre assistiamo alla corsa per la realizzazione di percorsi ferroviari ad alta velocità e capacità, competendo con gli aerei sul filo dei minuti, a Milano continuiamo a lasciare immutate le attuali stazioni di testa anziché quelle passanti sprecando territorio e tempo prezioso per far entrare e uscire i treni.

Si ricorda che questa città nel suo espandersi ha mantenuto intatta la sua struttura novecentesca trattenendo dentro di sé carcere, stazioni, caserme, depositi ATM e persino le rimesse della metropolitana, con l’unica eccezione della Fiera.

Queste grandi funzioni urbane sono diventate incongruenti con lo sviluppo del territorio e la vivibilità della città ed ora se ne prende atto con grave ritardo rispetto alle altre realtà europee che si sono confrontate per tempo con la pianificazione metropolitana di area vasta.

In questo contesto di modernizzazione della città, anziché spendere soldi per la manutenzione della Stazione Centrale o di Garibaldi/Repubblica, appare appropriato pensare ad un nuovo polo ferroviario con una grande nuova stazione sull’area di Bovisa Gasometri sul cui anello ferroviario corrono le linee passanti e sul cui tracciato può trovare spazio anche un’altra stazione intermedia sull’area dismessa del deposito FS Martesana.

Una soluzione decentrata che risolve innanzitutto il problema della bonifica di Bovisa, va a riqualificare importanti zone periferiche, permette di decongestionare il centro dalle attuali barriere ferroviarie ricucendo parti di città che oggi non comunicano fra loro, mette in moto un processo di ridistribuzione del mercato immobiliare sia residenziale sia delle piccole e medie attività, razionalizza e riduce i percorsi ferroviari.

Se si osserva una pianta di Milano risulta evidente che eliminando quelle aste che penetrano in città da Bovisa a Garibaldi e dalla Martesana a Piazza Duca d’Aosta cambia il volto di tutto il quadrante nord. Le attuali stazioni possono diventare rilevanti centri di interesse socio-economico e culturale mentre l’eliminazione dei rilevati, dei fornici, delle barriere e delle infrastrutture a queste connesse costituisce un decisivo recupero di spazi liberi, un miglioramento dell’impatto acustico e visivo, una migliore qualità del disegno urbano e del suo reticolo connettivo.

Una città proiettata verso il futuro non può impedirsi di immaginare il proprio sviluppo innanzitutto partendo da una più razionale distribuzione della rete di trasporto su ferro e che porta con sé innovazione, riqualificazione, opportunità strategica, in una dimensione spaziale efficace ed ordinata.

Emilio Vimercati

 

 

 

 


 



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