24 maggio 2009

EXPÓ: A PIEDI, IN PIEDI, IN CODA


Come arriveranno all’Expo i 21 milioni di visitatori di cui si parla? Forse non saranno 21 milioni, cifra già ridotta da quella iniziale di quasi 30, ma molti meno: salteranno le previsioni economiche di ricaduta sul turismo e sulle attività commerciali. Nonostante tutto e volendo ridimensionare ancora i flussi dei visitatori possiamo pensare a 15 milioni dall’Italia o dai Paesi immediatamente confinanti.

Quanto dureranno le visite? Un dato incerto ma per almeno la metà si può prevedere un pernottamento fuori di casa. Questa circostanza porta il Dossier di presentazione a considerare come bacino di ospitalità per l’Expo un’area molto vasta e che potrebbe comprendere gran parte del nord e del centro Italia ma il bacino di maggior interesse e affollamento sarà quello compreso nei 150 chilometri di distanza da Milano. Le infrastrutture di comunicazione – quelle attorno alle quali maggiormente si dibatte e per le quali mancano denari – prevedono sì strade ma non linee su gomma di trasporto pubblico; quelle su ferro prevedono metropolitane con i relativi convogli ma non potenziamento della rete ferroviaria esistente e soprattutto nessun investimento in materiale rotabile. Insomma la rete ferroviaria locale non è pensata assolutamente come un investimento indispensabile.

Le cronache quotidiane ci parlano di viaggiato imbestialiti per i ritardi e per la qualità dei vagoni, sporchi e simili a tradotte della guerra ’15-’18. Se vogliamo parlare poi delle linee di autobus che da Milano collegano parte dell’hinterland non andiamo molto meglio soprattutto per le fermate lungo il percorso, normalmente prive di pensiline o di sedili per l’attesa. Ma su queste considerazioni ne domina una: tutte queste infrastrutture di trasporto pubblico sono vicine al 100% della loro capacità e del tutto inadatte ad accogliere un carico superiore, 100 mila visitatori il giorno pur nell’ipotesi più riduttiva. Se poi si realizzasse l’auspicata diffusione dell’ospitalità anche in Bed&Breakfast, in campeggi e in strutture da agriturismo il problema dei trasporti potrebbe succede, anzi succederà senz’altro, che e la viabilità minore vada in crisi in punti del tutto inaspettati.

A manovrare grandi numeri son buoni tutti, a cominciare dagli uffici studi e dalle università ma a calarli nella realtà puntuale del territorio non si cimenta ancora nessuno. Questo bisogna fare e nessuno lo farà: sentiremo parlare di 800 eventi culturali che mobiliteranno tutte le risorse intellettuali del Paese, ogni piccolo Comune dell’hinterland aprirà la sua piccola galleria d’arte, il piccolo museo della sua storia. I comuni maggiori faranno ben di più con un’offerta di cultura e spettacolo che si aggiungerà alle storiche bellezze e alle istituzioni tradizionali. Di questo si sta occupando principalmente Letizia Moratti nel suo viaggio da Madonna Pellegrina dell’Expo in Italia e all’estero e lo comunica festante sul sito del Comune e nei comunicati stampa.

Che cosa succederà realmente non la interessa o forse nemmeno la preoccupa perché non lo capisce. Chi la circonda continua a raccontarle che anche per il Salone del Mobile sono arrivate a Milano 300 mila visitatori, ma si è diluito in sette giorni e qualunque paragone è fuorviante. Ogni città, ogni area è in grado di sopportare l’impatto di aumenti di popolazione di breve durata, perché tutto – infrastrutture, sottoservizi, reti – hanno una sorta di polmone che consente di diluire il fenomeno nei tempi successivi. Le fognature di Milano sono al limite, 150 mila residenti in più per un paio di giorni li regge ma poi … . Ecco la Milano dell’Expo: a piedi, in piedi e in coda. Forse anche con i pantaloni in mano.



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