19 giugno 2013

IL FUTURO DI MILANO: SOLO GIORNO PER GIORNO?


Dovrà essere smart, dovrà essere metropolitana, sarà competitiva con le capitali del mondo globalizzato, sarà intelligente e sostenibile e ospiterà una eccellenza: il parco tematico figlio dell’Expo. Cosa ci sarà dentro questo parco? Ditecelo voi. La Milano del futuro ha già definite molte qualità, ma altrettanto affanno per realizzarle. La visione di lungo respiro della città ancora una volta non si manifesta, anzi i tempi si fanno sempre più serrati.

mattace_23L’Avviso di manifestazione di interesse sul post-Expo viene lanciato da Arexpo in collaborazione con le Amministrazioni competenti, in particolare i Comuni di Milano e di Rho, ed è rivolto al pubblico, inclusi i singoli cittadini, gli studenti, le organizzazioni.” Si ha tempo dal 20 giugno al 10 settembre per presentare le proprie idee dal “contenuto innovativo che caratterizzeranno il parco tematico e le attrezzature di interesse pubblico o generale previste dall’Accordo di Programma Expo”.

Poi in poco più di un mese, entro ottobre 2013 il masterplan del dopo Expo dovrà essere approvato. I tempi per verificare la fattibilità economica e la sostenibilità finanziaria delle proposte sembrano molto compressi … (Dice Sala: il vero tema è chi finanzierà l’operazione). Abbiamo impiegato cinque anni dalla assegnazione di Expo per definire prezzi, cubature indennizzi e quote di proprietà di queste aree e ci concediamo una lunga estate calda per immaginarne il futuro. Chiamando a raccolta i giovani, il futuro è nelle loro mani si sa, gli studenti, che sono notoriamente in vacanza e chissà forse avranno più tempo libero.

Tutto ciò in nome della partecipazione e della condivisione. Ma la partecipazione si costruisce su una proposta, non sullo spontaneismo. Non si capisce bene chi gioca il ruolo del committente, che è la prima parte in causa del processo progettuale: l’Amministrazione ha abdicato?

Ancora una volta il Consiglio Comunale viene scavalcato: evidentemente non è considerato sufficientemente “rappresentativo” delle istanze delle città. Si da per scontato che gli eletti con i partiti abbiano poco a che fare, e che questi in definitiva si siano risolti a fare da agenzie del consenso, senza capacità di elaborazione politica: collettore sì, ma di voti e non di visioni. Ne siamo così sicuri? E soprattutto quale sarà il luogo della sintesi in caso di proposte le più disparate?

A quanto pare “l’imminente scadenza” rende tutto “strada obbligata”, va così di questi tempi, ma quello che emerge dalle parole di Stefano Rolando, nella video intervista oggi on line su ArcipelagoMilano, a proposito del “brand Milano” in funzione di Expo è la stessa incapacità di concentrarsi per esprimere un racconto di sé e della incostanza della volontà politica di costruirlo. Eppure stiamo per giocarci la faccia e il buon nome: Milano glocal city, città locale e globale, con Expo sarà ancor più sotto i riflettori. Fino a dove arriva il nostro grado di consapevolezza?

Piero Bassetti nella sua perlustrazione per una Rete Consultiva per Milano Glocal City ha riscontrato che “dal punto di vista della rappresentazione, di Milano colpisce la mancanza di un discorso in grado di rappresentare e di interagire con le diverse componenti del tessuto sociale milanese in un’ottica di appartenenza sì plurale ma allo stesso tempo inclusiva. Una mancanza di sintesi, di una visione che dalla polifonia della realtà milanese sappia trarre un contrappunto melodico. Ed è in questi termini che si è avanzata la proposta di Milano glocal city come laboratorio di incontro, anzitutto con le molteplici anime, culturali e sociali, che la innervano.”.

Sapremo finalmente abitare questa nuova dimensione per agire il futuro della città?

 

Giulia Mattace Raso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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