8 maggio 2013

LA NUOVA MOBILITÀ È UN SOGNO?


Cambiare strada. Cambiare passo e direzione. È la proposta che arriva dalla bellissima giornata del 4 maggio a Milano. Siamo stati davvero in tanti, a piedi, in bici, in skate e pattini, a ricordare che è urgente e possibile affrontare in un modo nuovo il tema della mobilità.

Proprio in tempi di crisi, le risorse pubbliche, scarse e quindi preziose, vanno investite soprattutto dove ce n’è bisogno. L’iniziativa Cambiare Strada ha infatti messo in piazza un dato semplice e chiaro e lo ha scritto nel manifesto che l’ha lanciata – Oggi il 75% dei fondi pubblici nel settore dei trasporti vengono impiegati per soddisfare il 2,8% della domanda di mobilità (questa è infatti la quota di spostamenti quotidiani superiori ai 50 km), mentre agli interventi nelle aree urbane, al pendolarismo, al trasporto pubblico locale, alla ciclabilità e al trasporto individuale non motorizzato vengono lasciate le briciole – .

Intorno alla manifestazione si è creata una Rete (della Mobilità Nuova) che intende presentare una legge di iniziativa popolare che vincoli almeno i tre quarti delle risorse statali e locali disponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscono lo sviluppo del trasporto collettivo e di quello individuale non motorizzato. Una legge che impegni le amministrazioni locali a darsi (con Piani Urbani della Mobilità Sostenibile) e a raggiungere (con azioni concrete) specifici obiettivi, in termini di riduzione percentuale della quota di spostamenti motorizzati a favore di quelli più sostenibili e che gestisca incentivi e disincentivi per i Comuni concedendo più fondi a quelli più virtuosi.

È una sfida forte, prima di tutto rivolta alla politica, quella che oggi più che mai dovrebbe ridurre le spese inutili e utilizzare la fiscalità per restituire servizi che diminuiscano la pressione rappresentata da una costosa mobilità autocentrica. Protagonisti sono state associazioni e gruppi di pressione, quelle che lo scorso anno avevano organizzato l’invasione dei ciclisti nel centro di Roma, che poi hanno consolidato proposte concrete nel Libro Rosso emerso dagli Stati generali della Mobilità Nuova: Salvaiclisti, Legambiente, FIAB, i comitati dei pendolari, oltre 150 sigle fino a Slow Food e Libera.

Questo ventaglio largo di adesione rappresenta bene un altro messaggio centrale della manifestazione. Le soluzioni vanno costruite in modo integrato. Serve una capacità di mettere in atto risposte ampie, che non riguardano solo la mobilità, ma devono saper ridisegnare e rendere più belle le città, rendere più animati gli spazi pubblici, inventare nuovi prodotti e servizi. Non è possibile garantire mobilità per pedoni e ciclisti se non si riduce numero e velocità delle auto in circolazione. Non è possibile convincere le persone a lasciare l’auto se non si offrono alternative in grado di essere competitive.

Ma soprattutto bisogna tenere ben presente che ognuno di noi ha necessità di muoversi per tante diverse ragioni e distanze. Siamo pedoni, prima di tutto, e abbiamo bisogno di sicurezza e di spazi pubblici che ci diano la precedenza. Siamo sempre più numerosi ad aver scoperto che muoversi in bici è il modo più intelligente per affrontare gli spostamenti in città, fatti soprattutto di distanze brevi e medie. O a scoprire che, invece che farsi carico dei costi di mantenimento di un’auto, si spende meno e ci si muove bene anche utilizzando l’auto in condivisione, il Taxi, il Car sharing o il Car pooling.

E siamo in gran parte pendolari e viaggiatori, a cui serve un trasporto pubblico moderno, integrato a livello locale e regionale, capace di soddisfare davvero la nostra disponibilità a lasciare l’auto fuori dai centri urbani (nei parcheggi di interscambio con le stazioni del treno e della metropolitana) o addirittura a liberarsi dell’auto in proprietà, troppo costosa, inquinante, ingombrante.

Oggi l’Italia è il paese europeo con la più alta densità di automobili: 36 milioni di auto, il 17% del parco circolante in Europa a fronte di una popolazione pari al 7%. Nel nostro paese in dieci anni, la congestione ha fatto perdere oltre 142 miliardi d PIL e l’incidentalità stradale ha ucciso più di 40.000 persone. È veramente ora di cambiare. Verso una nuova mobilità.

 

Maria Berrini

 



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