24 aprile 2013

sipario


 

ASPETTANDO GISELLE… ANCORA GISELLE, SEMPRE GISELLE

Dopo centosettanta anni, giovedì 26 aprile torna al Teatro alla Scala Giselle, il balletto di Jean Coralli e Jules Perrot sulle musiche di Adolphe Adam che ha segnato la storia, non solo del balletto, ma della danza nella sua totalità.

Il balletto è andato in scena per la prima volta il 28 giugno 1841 al Théâtre de l’Académie Royale de Musique di Parigi con il ruolo della protagonista interpretato da Carlotta Grisi, la grande ballerina milanese (d’adozione) per la quale il balletto è stato creato e che in questo ruolo ha calcato i palchi dei teatri europei più importanti e prestigiosi, tra i quali il palco del Teatro di Sua Maestà di Londra e del Teatro Bol’šoj di Mosca nel 1842, per approdare il 17 gennaio dell’anno successivo a Milano sul palco scaligero, nella città e nel teatro che la hanno cresciuta, formata ed educata. Il successo è stato clamoroso, allora come oggi, sempre. Il motivo? Perché “Giselle is a classic“, scrive il famoso coreografo George Balanchine, perciò ciascuno si aspetta di veder danzare i ballerini come sempre si è fatto dalla prima rappresentazione, per riuscire a scoprire nella ‘ripetizione’ qualcosa che non si era notata prima, per imparare. I classici si (ri)leggono e si (ri)guardano per imparare.

Giselle si divide in due atti. Il primo introduce la vicenda in una festa paesana nel quale il principe Albrecht si intrufola sotto le spoglie di un popolano, attirato dalla nomea di bellezza di Giselle, della quale si innamora ricambiato; la rivelazione dell’identità di Albrecht sopraggiunge con l’arrivo nel villaggio di Bathilde e il suo corteo, cioè della promessa sposa del principe: sconvolta dal dolore, Giselle impazzisce e si uccide con la spada del principe di fronte a tutti tra le braccia delle madre. Il secondo atto è l’atto ‘bianco’, dove il magico e l’etereo prendono il posto del reale e del concreto. È l’atto delle Villi, ninfe della mitologia centroeuropea e slava che derivano dalle anime delle vergini che hanno danzato prima delle nozze, costrette ora a danzare per l’eternità di notte nei boschi come vendicatrici d’amore, dette anche “danzatrici della notte” o “dei boschi”; la figura della Vila viene scoperta da Théophile Gauthier (librettista e ideatore di Giselle) dopo la lettura del poemetto di Heinrich Heine Über Deutschland. Elementärgeister und Dämonen (La Germania. Spiriti primitivi e demoni). Le Villi guidate dalla loro regina Myrtha accolgono Giselle nella loro schiera danzante; nel frattempo Albrecht arriva sulla tomba di Giselle chiedendo perdono, ma le implacabili ninfe non vogliono sentire ragioni: Albrecht deve morire. Giselle, allora, disobbedisce alla propria regina e memore del suo amore per il principe, danza con lui difendendolo dagli attacchi delle compagne in pas de deux che esprimono tutta la tenerezza del rapporto d’amore. Giselle resta con lui fino all’alba, quando ormai le Villi spariscono e sparisce anche lei dando l’ultimo addio al suo amore, che è salvo.

Il balletto, che commuove ogni cuore da quasi due secoli in ogni parte del globo, ritorna in una nuova classica versione sul palco scaligero con le sue étoiles Roberto Bolle e Svetlana Zacharova per le prime serate e con le nuove ‘stelline’ debuttanti Lusymay Di Stefano e Claudio Coviello per le parti dei protagonisti nelle serate successive.

In scena presso il Teatro alla Scala di Milano dal 26 aprile al 4 maggio.

Domenico G. Muscianisi

 

 

 

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti