9 aprile 2013

BOVISA: GASOMETRI, FERROVIE, UNIVERSITÀ


Perché un convegno e una mostra di progetti sul quartiere di Bovisa, promosso dalla scuola di Architettura Civile e dal Politecnico di Milano? Le notizie di queste settimane hanno riportato alla ribalta il tema del Polo scientifico di Bovisa e della cosiddetta “Città dei Giovani”, proposto oltre trent’anni fa dagli studi e dai progetti dei ricercatori dell’ateneo milanese.

Vi sono stati di recente alcuni importanti atti dell’amministrazione comunale di Milano, come l’approvazione del nuovo PGT, la richiesta di far uscire Bovisa dall’elenco dei Siti di Interesse Nazionale, e ancora la firma della convenzione con la Fondazione Politecnico. V’è insieme la notizia del contributo statale, nell’ambito del Piano-Città, di 5 milioni di euro per avviare la bonifica dell’area dei gasometri. Questi fatti hanno riacceso l’interesse di operatori, comitati cittadini e addetti ai lavori sul destino di uno dei quartieri ex industriali più controversi e interessanti della periferia urbana di Milano.

Le aree industriali dismesse, le fabbriche abbandonate e quelle riconvertite a nuovi usi, le sagome dei gasometri e i quartieri operai, sono la testimonianza di una vicenda storica per molti versi epica, che ha lasciato il posto a un nuovo e incerto destino, sospeso tra abbandono e sopravvivenza, tra riuso e innovazione.

Il Politecnico, il comune di Milano e l’azienda energetica A2A sono oggi i tre principali proprietari delle aree della cosiddetta “goccia”, l’area circondata dai tracciati ferroviari e per questo separata dal resto del quartiere. Sono insieme i principali attori di un lungo processo che si è sviluppato a partire dagli anni ’80, quando si iniziò a discutere dello spostamento dell’ateneo in una sede diversa da quella storica di Città Studi.

Nella scuola di Architettura Civile molti gruppi di ricerca sono da sempre impegnati nello studio di Bovisa e si sono fatti promotori di importanti proposte di trasformazione urbana per ridisegnare il destino dell’area. Basta qui ricordare che a partire dal progetto del 1974 dei professori Guido Canella e Antonio Acuto, nel 1987 l’allora sindaco Paolo Pilliteri si convince della bontà della scelta di Bovisa come sede del nuovo campus del Politecnico, al posto della decentrata Gorgonzola. E ancora, qualche anno più tardi (1989-91), il progetto dei tre dipartimenti del Politecnico con il coordinamento e la proposta di impianto del professor Antonio Monestiroli, costituisce un’altra importante tappa di questo cammino.

La scoperta dell’entità e delle tipologie dell’inquinamento nelle aree della “goccia” e gli elevati costi delle bonifiche, sono tra i principali motivi che hanno impedito di portare a compimento il progetto del Polo scientifico-tecnologico.

Nel frattempo, ormai molti anni fa, è sorto negli stabilimenti della Ceretti&Tanfani il campus di via Durando – con la scuola di Architettura Civile e la scuola di Design – e al di là della stazione di Bovisa verso Villapizzone, il campus La Masa e Lambruschini con alcuni dipartimenti di ingegneria e il centro di ricerche biomediche Mario Negri: due insediamenti universitari che costituiscono una realtà consolidata nell’ambito dell’istruzione e della ricerca milanese e nazionale e una realtà generatrice di nuove economie e socialità nel tessuto del quartiere.

Ora, con il PGT approvato, sembra che da parte dell’amministrazione comunale ci sia l’intenzione di far ripartire il progetto del Polo scientifico-tecnologico, ma si tratta di capire se debbano essere privilegiati la mappa e il costo delle bonifiche, oppure le idee di architettura e di disegno urbano e il sistema della mobilità; o ancora, come questi diversi punti di vista possano essere tra loro integrati. La stasi di questi anni è frutto della diversità di interessi pubblici e privati, ma anche l’esito della carente interlocuzione tra gli studiosi interni all’università, i professionisti chiamati dai privati, i funzionari e i consulenti delle pubbliche amministrazioni.

Mettere insieme le voci dei testimoni e dei protagonisti coinvolti negli anni in questo faticoso e mai concluso processo, forse servirà ad avviare un confronto dialettico sulla base delle reciproche culture e proposte.

La mostra, frutto del lavoro appassionato di docenti e studenti di un laboratorio di progettazione della Scuola di Architettura Civile, presenta i ridisegni dell’evoluzione del territorio di Bovisa, l’analisi di alcuni progetti “storici” sull’area dei gasometri, le proposte di progetto per la nuova stazione ferroviaria e le sue piazze urbane.

Si devono oggi ridefinire i criteri di un nuovo progetto di trasformazione della “goccia” e dell’impianto della “Città dei Giovani” e del quartiere nel suo insieme. Si è scelto nel frattempo di progettare per punti circoscritti e per temi parziali (la stazione e le sue piazze), nella convinzione che l’esemplarità e monumentalità dell’edificio pubblico sia uno dei principi fondativi di una visione dell’architettura e della città.

 

Paola Cofano

 



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