27 marzo 2013

VOCI DALL’INTERNO DEL PD: GLI ASSICURATORI


Il Network Lombardo degli assicuratori del PD, del quale faccio parte, ha appena diffuso in rete un documento che evidenzia lo stato di crisi del partito. È interessante notare come componenti del PD siano in grado attraverso la rete di produrre proposte che hanno poi inciso sulle scelte della passata legislatura.

Questi sono i punti più interessanti del lungo e articolato documento alla stesura del quale ho collaborato e attualmente in rete: “Il principale problema evidenziato dalla situazione post-elettorale è la crisi dei partiti, delle forme organizzate della rappresentanza e delle culture di riferimento. A questa dinamica non sfugge neppure il PD, che ha perso 3,5 milioni di voti. Dobbiamo interrogarci sull’incapacità dimostrata dai fatti di essere attrattivi per molti elettori, indubbiamente animati dalla voglia di cambiamento. La frana dei voti di protesta nelle regioni “rosse” e al sud, dovrebbe far riflettere chi ritiene “normale” occupare partiticamente ruoli di responsabilità in enti economici dalle fondazioni bancarie, alle municipalizzate, agli ospedali.

Un esempio di positiva svolta nel modo di operare sono state le primarie per il candidato alla guida del governo di coalizione; per la prima volta quasi contendibili e non plebiscitarie. Per la prima volta allo sconfitto non è andato il premio di consolazione di qualche posto di rappresentanza.

Ma dobbiamo dire con altrettanta franchezza che ciò è stato merito più della determinazione di Bersani, e poi anche dei singoli concorrenti a partire da Renzi, piuttosto che dall’insieme del Partito che in larga misura ha trattato i contendenti del segretario, Renzi in particolare, non come portatori di proposte alternative da discutere nel merito per il bene comune, ma come “infiltrati del nemico” dentro casa.

C’è stata in molti casi una vera e propria demonizzazione e ridicolizzazione dei contendenti. Inoltre le primarie per i parlamentari, anche per il poco tempo a disposizione, sono state troppo autoreferenziali, per militanti e votanti “affezionati”, che con le scelte fatte hanno premiato i più conosciuti all’interno della struttura. Ciò ha comunque consentito un positivo rinnovamento e riequilibrio di genere dei gruppi parlamentari, consegnandoci un dato statistico che ci colloca almeno per questo ai vertici europei.

Meno trasparenti i criteri di formazione delle liste per le regionali. Dove abbiamo costruito la formula del Patto Civico e un buon candidato con le primarie, nella direzione giusta dell’apertura alla contaminazione con l’intero arco delle forze del cambiamento, sul modello di Milano 2011. Scelta voluta con forza, forse anche indotta dalla necessità di far dimenticare il recente passato.

Non ce l’abbiamo fatta soprattutto per fattori esogeni, la concomitanza della scadenza elettorale nazionale e il ritardo nel mettere in campo una proposta consolidata sui territori. I centri urbani avanzati, a partire da Milano, hanno però dato un segnale inequivocabile di apprezzamento, che non deve essere ora abbandonato.

Il Partito Democratico, tende a organizzarsi anche nelle articolazioni territoriali non per competenze, ma per componenti. A Milano in particolare non può sfuggire la gracilità delle strutture organizzative di partito rispetto ad associazioni di area articolate. La domanda ingenua è: perché disperdere tante energie anziché concentrale nel solo contenitore riconoscibile dai cittadini? (diciamo ingenua, perché è chiaro che le cosiddette aree, sono di fatto comitati elettorali di parlamentari e consiglieri).

Ma così il cittadino, studente, pensionato, dipendente, autonomo o professionista, trova con difficoltà un punto di ascolto nel partito dove confrontare idee e portare proposte, giuste o sbagliate, alle quali si dovrebbe almeno prestare attenzione.

Noi con il Network delle competenze di settore abbiamo avviato nel 2011 una esperienza nuova, potendo influire positivamente su iniziative legislative di settore, a partire dai decreti per aumentare la concorrenza, la trasparenza e la lotta alle frodi, per ridurre le tariffe, aumentare i servizi dell’assicurazione auto obbligatoria. La partecipazione alle fasi di realizzazione delle leggi anche con momenti di discussione in rete, utilizzando tutti gli strumenti tecnologici disponibili, dalla mailing list al blog, un riferimento consultabile pubblico. E soprattutto a costi che non richiedono l’accesso ad alcun finanziamento pubblico.

Il bacino elettorale del PD è pieno di competenze disponibili a connettersi ma non sempre a frequentare con assiduità un circolo, non per snobismo, ma magari solo perché troppo distanti fisicamente dal luogo di incontro o perché interessati a una particolare tematica. Si potrebbe attingere alla banca dati dei nostri iscritti, a quelle delle primarie, di milioni di cittadini che ci hanno segnalato la loro affezione, che non sono militanti, ma vogliono essere chiamati a partecipare, essere almeno ascoltati. Non solo una volta ogni cinque anni.

Si può ripartire, tenendo insieme tutte le forze che abbiamo coalizzato attorno ad Ambrosoli e al Patto Civico, per raggiungere obiettivi in tutte le direzioni e cercare quel consenso sociale che può condizionare il governo regionale, con l’iniziativa politica e legislativa. Organizzare un Governo ombra per la Lombardia, creando Gruppi di lavoro su alcuni temi forti (economia & lavoro, salute, trasporti) e favorendo l’organizzazione verticale del PD, cioè l’aggregazione politica per Competenze (come noi). Si potrebbe così mettere in campo una iniziativa alla settimana su una serie di settori chiave, essere in campo da protagonisti. Solo il nostro network può elencare diverse azioni da realizzare subito: dalla tutela dei cittadini e delle imprese dalle catastrofi naturali, all’integrazione al sistema sanitario e assistenziale, a partire dalla non autosufficienza.

Spunti interessanti non ne mancano e sarà importante, anche per la sopravvivenza del partito, che queste sollecitazioni siano all’ordine del giorno del prossimo congresso.

 

Massimo Cingolani

 



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