4 maggio 2009

MILANO E LA CURA INTERROTTA


L’Europa ci chiede di fare prevenzione in modo da garantire la salute dei cittadini e diminuire i costi sanitari, il Governo taglia i posti letto e i fondi per il servizio sanitario nazionale, in regione Lombardia i soldi non bastano e taglia la prevenzione e la continuità assistenziale a Milano, l’assessore alla Sanità del Comune di Milano non batte ciglio e anzi afferma che la Sanità del futuro sarà rappresentata dai camper che ti fanno la diagnosi precoce sotto casa “una tantum”.

A fare le spese della “Filiera dei tagli” sono proprio quegli ambulatori gestiti dai medici di famiglia (avevano aderito 600 medici milanesi su 1000) che a Milano hanno garantito, per un anno e in via sperimentale, il servizio di visite festive e prefestive a pazienti giovani e anziani, compresi quelli diabetici e cardiopatici, diminuendo al tempo stesso l’intasamento dei Pronto Soccorso cittadini.

Dal primo maggio infatti i cinque ambulatori distrettuali attivati dall’ASL di Milano, che garantivano i servizi di Cure Primarie, Medico di Famiglia, Guardia Medica, Pediatria, continuità assistenziale e assistenza infermieristica anche nei fine settimana, chiuderanno i battenti con la seguente motivazione: la Regione non è più in grado di garantire i fondi per il servizio

Ma non era stato proprio il Sottosegretario alla salute Fazio ad affermare, in Parlamento, che occorrevano servizi innovativi allo scopo di risparmiare denaro per il Pronto Soccorso?

E qui il risparmio sembra essere stato, a detta dei medici, di 10 milioni di euro sulla spesa farmaceutica, contro i 5 milioni del costo di attivazione del servizio. Non pochi se si pensa che un servizio relativamente nuovo (in provincia infatti è già diffuso da tempo) ha bisogno di tempo e soprattutto di essere supportato da un’adeguata informazione per poter essere implementato in modo ottimale. In fondo in un solo anno di attività sono state assistite circa 18.000 persone e 6.000 sono stati i pazienti diabetici seguiti dai medici di famiglia. E’ quindi miope e controproducente mettere in moto un servizio di continuità assistenziale per interromperlo dopo solo un anno di attività.

Quello che tuttavia colpisce maggiormente è la reazione del Comune di Milano che per bocca dell’assessore alla partita ci comunica che per affrontare la crisi e garantire la salute dei cittadini la Metropoli si deve affidare ai camper e alle “settimane della salute” (per intenderci le settimane dedicate a una specifica patologia). Campagne di screening, effettuate una tantum, pagate dal Comune o affidate a volontari in sostituzione della rete dei servizi offerti dal Servizio Sanitario Regionale. Il tutto con buona pace della Prevenzione e dei percorsi informati di cura che consentono ai cittadini europei di affrontare la crisi con una maggiore protezione rispetto ai cugini statunitensi.

Il camper della salute, voluto da Comune di Milano, può quindi rappresentare un servizio aggiuntivo (ancorché non continuativo), ma non può in nessun modo sostituire gli interventi medici garantiti dalla rete sanitaria dei servizi, in aggiunta al fatto, del tutto non trascurabile, che i cittadini milanesi si trovano a pagare due volte (attraverso le tasse) un servizio già garantito continuativamente dal Servizio Sanitario Regionale. In questo crediamo che la Regione Lombardia avrebbe dovuto dimostrare maggiore coraggio nel sostenere servizi realmente innovativi in grado di contrastare l’aumento della spesa sanitaria, garantendo al tempo stesso la continuità e l’appropriatezza degli interventi.

 

Piera Landoni



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