13 marzo 2013

POLITICA: IL POPOLO DEI SANS-PAPIERS


Quanti sono gli italiani che oggi non si sentono rappresentati dalla politica? Molti, moltissimi: penso sia un numero crescente, crescente dopo le elezioni. Le analisi dei risultati elettorali ci forniscono qualche indicazione: ci sono quelli che non si sono presentati ai seggi, e qui non c’è problema a fare la conta: compresi quelli che hanno votato scheda bianca o nulla si arriva a circa 13 milioni. Un quarto degli aventi diritto al voto.

Poi ci sono quelli che non si sentono rappresentati perché il loro intento di voto è stato in qualche modo tradito dai risultati. Il caso tipico è quello di chi ha dato il voto al Movimento 5 Stelle con il solo intento di infliggere una lezione ai vecchi partiti di appartenenza, della sinistra in particolare ma anche del Pdl e della Lega, pensando che una salutare frustata avrebbe fatto raddrizzare la schiena: oggi che il Movimento 5 Stelle rende impossibile la formazione di un governo che nel migliore dei casi ci riporterà alle urne a breve, forse hanno qualche pentimento accortisi che il voto “contro” può avere esiti incontrollabili. Per finire c’è una categoria del tutto particolare: sono quelli che hanno votato Pd ma che avrebbero voluto un Pd a guida Renzi e dunque circa il 40% dei votanti di questo partito. Fare dei calcoli precisi è dunque impossibile e se poi ci affidassimo ai sondaggi e andassimo a vedere qual è la percentuale degli italiani che hanno fiducia nella politica potremmo largheggiare.

Tutto questo per dire cosa? Per dire che tanti o pochi che siano, ma li contiamo a milioni, sono quelli che la politica ha escluso dalla sua interlocuzione o che si sono autoesclusi e vanno a formare il popolo dei “sans-papier” della politica. In Francia i sans-papier erano gli immigrati senza documenti e dunque senza cittadinanza, i nostri sans-papier della politica sono tutti quelli che non hanno cittadinanza nella politica perché o si sono autoesclusi o sono stati rifiutati, ignorati. Una sola caratteristica li accomuna senza esclusione di sorta: si irritano tutte le volte che un partito o un movimento dichiara di essere il legittimo rappresentante dell’intero Paese.

Quante volte si sente dire: il Paese vuole, il Paese chiede? Quante volte Berlusconi nelle sua vita ha detto: abbiamo la maggioranza? Quante volte Berlusconi ha detto “sono il presidente eletto dal Paese” spacciandosi per un presidente eletto direttamente, salvo poi pensare a modifiche istituzionali che rendano reale questo suo sogno? Nella terribile confusione di questi giorni vediamo entrare in Parlamento persone, certamente rispettabilissime, forti di poche centinaia di preferenze e parlamentari di vecchia lena, rotti a tutte le bassezze, affacciarsi al Tribunale di Milano quasi volessero conquistare manu militari i luoghi della giustizia.

In questo scenario drammatico e poco rassicurante tra tutte le affermazione una suona arrogante: Grillo che dice “il mio movimento ha salvato il Paese dalla violenza delle piazze”. L’ennesimo salvatore della Patria. Altrove sta la salvezza: nel buon senso della maggioranza dei “sans-papier” della politica che o non hanno votato o hanno votato contro ma che sanno aspettare soffrendo pazientemente finché questo Paese ritrovi una classe politica degna di governare. La pazienza è quasi sempre la premessa per la democrazia.

Luca Beltrami Gadola

P.s.

Un amico qualche giorno fa mi ha detto tra il serio e il faceto: “E se in Parlamento lasciassimo un quarto dei banchi vuoti a simboleggiare quelli che non hanno votato (e che io includo tra i sans-papier della politica)?”. Un memento per tutti.

 



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