12 marzo 2013

sipario


 

NOTRE-DAME DE PARIS

Balletto in due atti e tredici scene.

Coreografia e libretto di Roland Petit [Opéra National de Paris, 1965]. Musica di Maurice Jarre. Scene di René Allio. Costumi di Yves Saint-Laurent. Luci di Jean-Michel Désiré. Teatro alla Scala di Milano, stagione 2012/13, spettacolo del 16 febbraio 2013.

Esméralda, Natal’ja Osipova, prima ballerina del Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo e principal dancer all’American Ballet Theatre di New York. Quasimodo, Roberto Bolle, étoile del Teatro alla Scala di Milano e principal dancer dell’American Ballet Theatre di New York. Phœbus, Eris Nezha, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano. Frollo, Mick Zeni, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano. Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.

 

La trama è quella del fortunatissimo romanzo di Victor Hugo (1831), Notre-Dame de Paris ovvero le drammatiche vicende della zingara Esmeralda e del gobbo Quasimodo. Il sipario si apre, sullo sfondo la cattedrale di Notre-Dame e nella Cité si dà luogo alla festa dei folli, durante la quale dopo l’esibizione di buffoni e saltimbanchi Quasimodo viene nominato Papa dei folli per la sua bruttezza e deformità. La musica è martellante e metallica, ricca di percussioni, sulle quali la danza si evidenzia per la velocità dei salti; al tripudio di colori nei costumi dei ‘folli’ fa contrasto il trucco bianco sui volti e la striscia nera che copre gli occhi, peculiarità di tutte le danze eseguite dal Corpo di Ballo in ensemble: l’individuo è spersonalizzato, la maschera è il suo vero volto, il mimo mantiene solo la sua esteriorità, ma perde l’espressione.

Esce dalla chiesa l’arcidiacono Frollo, personaggio contrastato tra la propria funzione sociale e le proprie passioni e debolezze di uomo, dramma umano che lo porta a essere il personaggio più ambiguo e negativo, pervaso di male, infatti il suo trucco ripropone (unico tra i personaggi protagonisti) il volto bianco e la ‘maschera’ nera sugli occhi. L’arcidiacono su una musica maestosa esegue una danza molto atletica e nervosa, contrasto atto a evidenziare la psicologia del personaggio. Con la sua agilità e velocità e le sue capacità interpretative, Mick Zeni è riuscito brillantemente a esprimere il contrasto interiore di Frollo e il progressivo e inevitabile impossessamento del male.

In mezzo a un’adunata di ‘folli’ fa la sua apparizione la bella zingara Esmeralda, il soggetto (forse) inconsapevole di tutte le vicende e di tutti i drammi venturi. Il personaggio della gitana di Notre-Dame era già stato protagonista del fortunato balletto La Esméralda di Jules Perrot (1849), ripreso anche da Marius Petipa (1886). Lì Esmeralda esegue la famosa variazione del primo atto nella quale solleva più volte il tamburello sopra la testa battendolo col gesso della punta da ballo. Roland Petit ha voluto citare questa famosa variazione presentando la propria Esmeralda con le punte in una posa classico-accademica e il tamburello sollevato sulla testa, tuttavia la variazione di Petit si configura più per la sensualità e la seduzione con movenze classiche che ricordano le danze di carattere orientali che non per la ‘esplosività’, esotica per il pubblico zarino, della variazione di Perrot. La variazione classica di Esmeralda appartiene al repertorio della splendida Natal’ja Osipova eseguita a soli 17 anni sul palco del Teatro Bol’šoj di Mosca; inoltre, ha saputo impersonare pienamente anche la gitana ‘contemporanea’ di Petit con la sua tecnica eccellente e il suo sguardo un po’ smorfioso e accattivante, molto femminile e adatta al ruolo.

Le prime scene presentano i protagonisti, quasi come nelle entrate ai balli di gala. Entra Febo con il suo mantello azzurro e la calzamaglia bianca, come un Siegfried da Lago dei cigni o un Désiré da Bella addormentata, cioè come un principe del balletto di repertorio, anche se i suoi sentimenti e le sue azioni sono ben più ignobili dei quelle dei suoi predecessori. Febo è il capitano della guardia cittadina, la sua danza è rapida e forte, sembra ispirata ai movimenti del cavallo con il trotto e la fierezza dell’incedere, riproposti in danza con salti e batterie.

Esmeralda subito si innamora del capitano Efebo; Frollo impazzisce di gelosia al punto da seguirli in una taverna e spiarli nei loro amplessi, situazione che coreograficamente si configura con un inquietante pas de trois dal sapore neoclassico di Febo – Esmeralda – Frollo sospeso tra la realtà (Febo – Esmeralda) e il sogno sfumato un po’ nella penombra (Esmeralda – Frollo), che culmina nell’assassinio di Febo da parte di Frollo, che pugnala il capitano alle spalle, accusando poi la gitana. Il primo atto si conclude con il processo di Esmeralda, condannata all’impiccagione, che viene salvata da Quasimodo, memore della gentilezza della zingara quando le guardie lo avevano torturato e messo alla gogna, e portata sul campanile di Notre-Dame. La morte di Febo è l’unica vistosa libertà di Petit di fronte al romanzo di Hugo, nel quale Febo, invece, viene ferito e dopo la guarigione, incurante della sorte di Esmeralda, si sposa con la ricca ereditiera Flœr-de-Lys.

Roberto Bolle «da principe a gobbo», come titolano quasi tutte le recensioni, per questa nuova interpretazione del ballerino italiano più famoso al mondo. Gobbo e brutto esteriormente, ma in profondità i sentimenti di Quasimodo sono sentimenti nobili di amore, volontà di riscatto, libertà, tutti sentimenti tipici dei principi del repertorio classico. Niente di nuovo, se letto così il personaggio di Quasimodo, per il nostro Roberto Bolle, pienamente a suo agio nell’interpretare ruoli nobili e principeschi… una gobba non fa differenza!

Sul campanile Quasimodo mostra le campane a Esmeralda in un pas de deux, che per il sentimento di amore e tenerezza corrisponderebbe al gran pas d’amour dei grandi balleti di repertorio e che si conclude con la tenerissma scena di Esmeralda che stremata per le vicende passate si addormenta sulle gambe di Quasimodo dondolata da lui come una campana fino a poggiarsi per terra. La tenerezza del pas dal sapore neoclassico Esmeralda – Quasimodo si scontra con l’immediatamente seguente pas Frollo – Esmeralda che si caratterizza per l’inquietudine, la durezza e la violenza, dopo il quale la zingara viene consegnata alle guardie e la cattedrale viene attaccata.

L’assalto alla cattedrale è un ensemble disegnato con musiche prive di fraseggio, scomposte come scomposte sono le danze di soldati in armi e prostitute all’interno della chiesa: questo ‘disordine’ coreutico vuole marcare la scelleratezza dell’azione di assaltare un luogo sacro.

Ormai è tutto finito: Febo è morto, Esmeralda viene impiccata, Notre-Dame non c’è più. Quasimodo solo alla morte della gitana si rende conto della reale malvagità di Frollo, l’unico artefice di tutta la vicenda e di tutti i drammi, e strangola Frollo. Si impossessa del corpo esanime della amata Esmeralda per tenerlo con sé per sempre e va via entrando nella cattedrale in fiamme.

 

 

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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