6 marzo 2013

GIUNTA AL 50, VEDERE PER CREDERE


Legalità, merito e innovazione. Questo è il pensiero emerso alla lettura della dichiarazione del Presidente Roberto Maroni che ieri ha annunciato la costituzione a breve della giunta regionale lombarda riducendo il numero degli assessori e nominando uomini e donne in pari numero e grado. Dopo la pronuncia dei giudici amministrativi che si sono occupati della giunta regionale lombarda del Presidente Formigoni, il rispetto della legalità, la valorizzazione della meritocrazia e la innovazione per lo sviluppo attengono a ogni ambito ma soprattutto alla pubblica amministrazione che ha 8.100 Comuni, 120 Province e 20 Regioni. In fondo il tema delle nomine nelle giunte e nelle società, enti e fondazioni controllate dagli enti locali e regionali, può essere sintetizzato in queste tre direttrici che in terra lombarda, per rimanere qui da noi, ridiventano particolarmente attuali, nell’imminenza del varo della nuova giunta regionale dopo la scorsa tornata elettorale.

In tema di legalità la giunta del Presidente Formigoni aveva collezionato una storica sentenza del Consiglio di Stato e una ulteriore bacchettata infertagli dal Tar Lombardia che ora costituiscono ineludibili linee guida per il nuovo Presidente Maroni per le imminenti designazioni nell’organo politico esecutivo della Regione e negli organi, di gestione e di controllo, delle oltre duecento (e forse più se si considerano anche quelle di secondo livello) società, fondazioni, istituzioni dell’Ente Regionale.

La sentenza del Consiglio di Stato (Sezione V, n. 3670/2012), pronunciata per violazione del riequilibrio di genere nella giunta regionale lombarda composta da 15 uomini e 1 donna in violazione già delle stesse norme statutarie della regione medesima, ha ricordato alla politica che le designazioni politiche rimangono assoggettate al controllo di legalità dei cittadini e dei giudici. La discrezionalità, ha ricordato il giudice amministrativo, ha un limite. Vi è ovviamente una scelta effettuata su un rapporto di fiducia ma nell’ambito delle norme vigenti che impediscono che la discrezionalità si trasformi in arbitrarietà e impunità, personale e di casta.

Come componente del gruppo di avvocati che ha curato la causa al Tar e al Consiglio di Stato mi fa piacere ricordare che quel principio di legalità pronunciato per la giunta regionale è divenuto operante dall’agosto del 2012 anche per le società partecipate degli enti locali e territoriali, con l’entrata in vigore della legge Golfo Mosca, e costituisce un inequivoco avviso ai naviganti approdati a Palazzo Lombardia dopo l’esito elettorale perché nell’interesse pubblico siano costituite squadre miste, unanimemente individuate come il mix migliore per più soddisfacenti innovazioni e risultati specie in ambito pubblico istituzionalmente preposto a occuparsi del bene comune.

In tema di merito quel che invece rileva non è il dato biologico di entrambi i generi che costituiscono le squadre miste ma le competenze, i curricula e, non ultimo i requisiti personali oltre che professionali di coloro che vengono designati. Se per gli appalti pubblici debbono essere presenti entrambi i requisiti lo stesso è da pretendersi per le designazioni e le nomine per chi a sua volta stipula contratti e patti in nome della comunità e degli enti che la rappresentano.

In tema di innovazione, che ovviamente non riguarda il solo soggetto designante, sia esso il Presidente della Regione, il Consiglio Regionale o la Giunta, la questione attiene all’evidenza a un diverso atteggiamento dei partiti che tali nomine e designazioni propongono, attiene a nuova modalità della gestione della cosa pubblica, attiene alla imparzialità ed efficacia della azione amministrativa e quindi ai conseguenti risultati che così si possono raggiungere a favore della collettività.

 

Ileana Alesso

 



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