12 dicembre 2012

ANDREA DI STEFANO CONTRO LA SFINGE REGIONE


Quando ho conosciuto il professor Di Stefano iniziava la sua carriera di giornalista. Raccoglieva e leggeva tonnellate di materiale. Credo fosse nel mondo emerso, l’essere umano più documentato sulle cose di cui si occupava. Questo mi è piaciuto fin da subito, soprattutto se penso ai molti inventori ed esegeti del nulla. Con lui mi sono occupato di quelle che adesso si chiamano ecomafie, interloquendo con magistrati e forze dell’ordine, stimolando le sonnacchiose o addirittura conniventi istituzioni, ma soprattutto lavorando sul campo, inseguendo di notte camion di mafiosi che scaricavano abusivamente rifiuti tossici.

Per questo mi piace Andrea Di Stefano. Perché studia, pensa e poi passa all’azione con coraggio e determinazione. Anche gli altri contendenti mi paiono proprio persone per bene, competenti e capaci, ma mi sembra che per abbattere quella enorme sfinge dormiente, prigioniera di potentati com’è la Regione Lombardia, ci voglia un ariete come sappiamo che il professore sa essere.

C’è molto da fare in Lombardia. C’è da cambiare una macchina amministrativa che non funziona proprio al servizio dei cittadini ma che ri-perpetua meccanismi di potere e di spartizione divenuti inamovibili dall’ineffabile connubio tra i vertici di Comunione e Liberazione e della Lega. Come? Sostituendo merito e competenza all’appartenenza politica e confessionale.

La Regione Lombardia deve essere il territorio di una nuova economia. Efficiente, etica e responsabile dove lavoro, salute, ambiente, territorio siano i fattori privilegiati. Dobbiamo pensare a una sanità con più prevenzione, ambulatori e assistenza domiciliare. Così come rivedere il sistema degli accreditamenti, eliminare le posizioni di rendita della sanità privata e garantire controlli efficaci che scoperchino quella coltre di imbrogli, venuta alla luce solo grazie all’intervento della magistratura.

Anche la scuola pubblica va difesa, resa efficiente e di eccellenza per tutti. Bisogna investire nel diritto allo studio. In Lombardia non si può continuare a destinare l’80% delle risorse alla scuola privata. La competizione tra pubblico e privato deve essere alla pari, trasparente e soprattutto nell’interesse dei cittadini, degli studenti e dei pazienti. Non di chi vuole speculare.

Su tutto questo Andrea Di Stefano ha le idee ben chiare. Così come le ha sull’acqua pubblica, l’acqua del Sindaco, l’acqua dei cittadini che può essere meglio dell’acqua in bottiglia. Unificando le aziende pubbliche lombarde e portandole a essere un forte operatore economico al servizio dei cittadini, possiamo costruire un unico ambito di governo del settore idrico, con funzioni di indirizzo e di controllo, volto ad ammodernare e rendere efficiente il servizio. In Lombardia, servono politiche industriali a sostegno del lavoro e dell’innovazione, garantendo al mercato la massima libertà ma riservando al pubblico il fondamentale ruolo di indirizzo.

La green economy di cui tanto si parla e non molto si fa, deve avere un ruolo centrale nel rilancio del lavoro. I dati di Confindustria ci dicono che sono 1.600.000 i posti di lavoro che si possono creare solo investendo nel settore dell’efficienza energetica: più artigiani, muratori, falegnami, idraulici, elettricisti significa investire nella spina dorsale della nostra economia. Bisogna avere il coraggio di favorire l’imprenditoria over 50 e under 30, prevedere premi per le imprese che certificano il rispetto dell’ambiente e dei diritti, contrastare il ” consumo di suolo”, oggetto di molti convegni e di cui tutti ne condividono la filosofia… . Ora basta solo parlarne bisogna metterlo in pratica.

E poi ci sono i disperati che aumentano di giorno di giorno. A loro, vittime della crisi, deve essere garantito un reddito minimo che restituisca dignità al loro vivere quotidiano.

Prerequisito a tutto ciò è il valore etico e morale dell’uomo Di Stefano che io conosco. Un ricordo. Insieme, quando non era una moda ma solo una pesante e rischiosa responsabilità, abbiamo condiviso la battaglia contro i corrotti nella prima e nella seconda Repubblica. Andrea poi è una persona ragionevole, attenta che affronta e risolve i problemi e i conflitti, ma è anche uno incazzato… e questa è una garanzia.

 

Carlo Monguzzi

 



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