28 novembre 2012

SEA E MALPENSA. QUELLO CHE I MILANESI NON SANNO


I cittadini di Milano, azionisti di S.E.A., dopo la vendita a F2I del 29,75% hanno ancora in portafoglio il 55% circa di azioni di S.E.A. Mantengono così la maggioranza assoluta della Società di gestione degli aeroporti di Milano. La Giunta Pisapia, in grado di manovrare queste azioni, è in procinto di collocare in borsa un altro 25% per fare cassa e ridurre il passivo del bilancio comunale.

Per raggiungere questo obiettivo è stato attuato un pesante battage pubblicitario, attraverso i media, destinato a reperire adesioni nel popolo dei risparmiatori. Come da copione si dipinge un’azienda al top della forma, con i bilanci a posto, programmi e progetti meravigliosi. Considerato anche che nessuno sa con sicurezza cosa succederà domani in borsa, si possono però fare alcune considerazioni relative al reale stato di salute della Società in corso di quotazione.

S.E.A. è l’unica Società che andrà in borsa nel 2012 e, con il mercato finanziario depresso e la recessione in atto sorprende ancor di più questa decisione. Da quattro anni la S.E.A. è in Cassa integrazione e questa situazione è già stata confermata per il quinto anno. È messa sotto indagine dalla U.E. per aiuti di Stato a S.E.A. handling, ed è probabile una multa milionaria. Gestisce gli aeroporti di Linate e di Malpensa il cui traffico è, nell’anno in corso, in netto calo se paragonato al traffico registrato nel 2011.

Metà del traffico di Malpensa è nelle mani dei due vettori Alitalia ed Easy Jet e dunque vi è una estrema dipendenza dai ricavi dal traffico di Alitalia, di nuovo in grave crisi, per cui si conta su ricavi incerti. Inoltre i margini di profitto sul 35% dei passeggeri di Malpensa, quelli della low cost inglese Easy Jet, sono inferiori alla media. È traffico “povero”. Infatti è noto che l’utilizzo dei servizi aeroportuali è minore per le compagnie low cost.

Sono previste maggiori entrate che deriveranno dal 30% di aumento delle tariffe ma questi aumenti, inseriti nel “contratto di programma”, sono stati impugnati davanti al T.A.R. dalle Compagnie aeree. Alcune compagnie, scontente, potrebbero anche spostare voli verso altri scali, e l’aumento delle tariffe non farà piacere neppure agli utenti…

Il contratto di programma è un accordo tra SEA ed ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) in cui si inserisce questo aumento di tariffe per finanziare un piano di ampliamenti dell’aeroporto di Malpensa sul quale è aperta, presso il Ministero dell’Ambiente, la procedura di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). La Commissione competente del Ministero ha accolto le osservazioni dei vari Enti interessati, nella quasi totalità negative, e le sta esaminando e confrontando con il piano di ampliamento. Alla fine la Commissione esprimerà il proprio parere che potrà essere positivo oppure negativo.

Si deve sapere che il piano di ampliamento, sbrigativamente definito “la terza pista” comporta varie altre opere che poco o nulla hanno a che vedere con l’avionica ma produrranno un impatto ambientale assurdo. L’operazione più eclatante consiste nel cementificare ca. 450 ettari attualmente a bosco, con alberi di pregio ad alto fusto e a brughiera, particolare habitat degno di tutela anche per la presenza di rari endemismi faunistici e botanici.

Progettare investimenti per ampliamenti strutturali, in un aeroporto ove il traffico è in calo e non si vedono segni di ripresa, appare operazione velleitaria e, ancorché palesemente finanziata a carico degli utenti, è in linea con l’esatto contrario della missione di un servizio pubblico e del buon senso.

Inoltre, il traffico passeggeri al 31/12/2012, secondo una proiezione presentata dall’ex Assessore ai Trasporti della Regione Raffaele Cattaneo, si attesterà a circa 16,9 milioni di passeggeri, ben al di sotto della capacità operativa di questo scalo che perde quindi 2.300.000 passeggeri rispetto al 2011. Considerando che parte delle strutture, già realizzate in precedenti ampliamenti e mai entrate in funzione (l’ultimo terzo del Terminal 1 e terzo satellite), da anni giacciono nella polvere inutilizzate, non si capisce che senso abbia investire in ulteriori ampliamenti.

Il piano di SEA contiene trattati sull’evoluzione del traffico aereo scritti a comando con previsioni di raddoppio del traffico nei prossimi dieci / venti anni. Osservatori più obiettivi prevedono invece un probabile sensibile aumento del traffico aereo nei paesi emergenti ma nulla più di un consolidamento dei livelli raggiunti nei Paesi più sviluppati.

Il bilancio della storia di Malpensa, negativo a trecentosessanta gradi, colpisce soprattutto gli anelli più deboli della catena, dai lavoratori precari ai consumatori e, ora, il rischio bussa anche alla porta dei risparmiatori. Non sorprende che tutta questa vicenda si svolga sotto il nome Malpensa: “nomen omen” si diceva un tempo. Ora si definisce che un aeroporto scambia danno ambientale con beneficio sociale, invece l’aeroporto di Malpensa produce danno ambientale e maleficio sociale.

Beppe Balzarini

 

 

 

 



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