7 novembre 2012

IL SEVESO E LE ESONDAZIONI: UNA TELENOVELA


Ogni anno, soprattutto nelle stagioni primaverili e autunnali, i cittadini milanesi fanno i conti con un annoso problema: le esondazioni del fiume Seveso. La tematica, fino a pochi anni fa, è stata indubbiamente sottovalutata, come in gran parte d’Italia e i risultati si sono visti: abbiamo ancora tutti negli occhi le immagini dei clamorosi disastri ambientali che hanno interessato la Liguria e la Toscana proprio in questo periodo, esattamente un anno fa.

Il nostro Seveso, stante anche la configurazione geografica di Milano, non pone problemi drammatici, ma di guai ne ha combinati tanti e le sue piene sono sempre state repentine e con esiti problematici. Il Seveso nasce sul Monte Sasso, in prossimità della frontiera svizzera, è lungo 52 chilometri e scorre coperto dal confine comunale fra Bresso e Milano alla confluenza con il Naviglio Martesana a Milano, per quasi nove chilometri.

Quando, nel 1954, il comune di Milano individuò come indispensabile la costruzione di un canale scolmatore delle piene del Seveso, per proteggere l’Ospedale Maggiore e i quartieri settentrionali, e ne indicò la portata in trenta metri cubi al secondo, si era ancora agli inizi dell’urbanizzazione cittadina. L’opera fu ultimata nel 1980, ma intanto i quartieri si sviluppavano, lo spazio libero per l’alveo fluviale diminuiva e le problematiche esondazioni erano sempre più frequenti. Gli straripamenti investono il vicino hinterland milanese, in particolare Paderno Dugnano e Bresso, ma soprattutto la parte nord della città, da Niguarda a piazza dei Carbonari, coinvolgendo strade di grande comunicazione come la Comasina e viale Zara: si tratta in generale di eventi contenuti e con danni limitati (salvo alla circolazione), ma frequenti (ben 62 volte tra il 1975 e il 2000).

Il 19 settembre 2010, si è verificata una grave esondazione, con una approssimativa stima di 70 milioni di euro di danni, chiusura di tre stazioni della linea metropolitana M3 per dieci giorni, sospensione di alcune linee di tram e ingenti danni nei cantieri della nuova metropolitana in costruzione. Dopo il fatto, vi sono state violente polemiche: in particolare è stato contestato il mancato completamento del raddoppio della portata dello scolmatore, progettato nel 1982 e di cui è stato approntato solo un primo lotto nel 2003 e per il quale erano disponibili le risorse finanziarie. Quest’opera pubblica è oggetto di valutazioni contrastanti: da una parte non viene giudicata sufficiente a scongiurare le esondazioni a Milano, dall’altra è imputata di trasferire inquinamento idrico direttamente nel Ticino e di conseguenza nel Po.

Inoltre, resta da comprendere di quanti metri cubi d’acqua andrebbe aumentato il canale, così da neutralizzare realmente le possibilità di esondazioni Visto che per realizzare vasche o scolmatore nuovo saranno necessari almeno tre anni di lavoro, la nuova giunta comunale sta cercando di risolvere il problema anche in altro modo, ovvero adottando delle azioni di sensibilizzazione della popolazione. Una proposta è quella di organizzare delle “sentinelle volontarie anti-piena” che, da settembre, verranno allertate, in caso di emergenza, per sistemare paratie e sacchi nelle zone di esondazione.

Ad avviso di chi scrive, il progetto di sensibilizzazione della cittadinanza alle tematiche ambientali quotidiane milanesi è davvero importante: solo in questo caso, infatti, si attua quell’opera di coinvolgimento individuale che davvero può risolvere molti problemi. Ovviamente non è l’unica soluzione al problema. Occorre, come ovvio, una maggiore attenzione e sensibilizzazione alla pulitura dell’alveo fluviale, soprattutto in zone di confluenza e una conseguente diminuzione graduale dell’inquinamento delle acque.

In particolare, considerando che il Seveso, nei suoi primi trenta chilometri di corso, attraversa le zone più industrializzate della Brianza e gli scarichi abusivi sono tanto frequenti, quanto non sempre individuabili e individuati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Per quanto riguarda il potenziamento del canale scolmatore, ci si rimette all’opinione degli esperti, ma forse – in una zona ad altissima densità abitativa come i quartieri a Nord di Milano e i Comuni limitrofi- è l’unica soluzione attualmente praticabile per evitare i continui inconvenienti che le esondazioni provocano.

 

Ilaria Li Vigni



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