7 novembre 2012
LE BELVE
di Oliver Stone [Savages, U.S.A., 2012, 131′]
con Blake Lively, Taylor Kitsch, John Travolta, Aaron Johnson, Salma Hayek, Benicio Del Toro
Ben (Aaron Johnson), Chon (Taylor Kitsch) e Ophelia (Blake Lively), i tre protagonisti di Le Belve, sono il prototipo dei giovani “vivi e lascia vivere”. Il muscoloso reduce delle guerre in Oriente, il seducente filantropo e l’affascinante ragazza formano un triangolo amoroso senza crepe né disarmonie. L’atmosfera paradisiaca della loro abitazione e la vita, apparentemente spensierata, hanno però il difetto di essere frutto dei proventi del commercio di marijuana, la migliore in circolazione.
Come ci ricordano spesso i diretti interessati, il mercato della droga è una giungla e il cartello di Elena Sanchez (Salma Hayek), quello che domina il territorio, ha bisogno, per sopravvivere, di mangiare i pesci più piccoli. Il più selvaggio e spietato di questo gruppo è sicuramente Lado (Benicio Del Toro), la cui ferocia non può che ricordare una belva affamata di soldi e violenza. L’attore riesce magnificamente a rendere verosimile questo ruolo obbligatoriamente caricaturale.
Il rapimento di Ophelia diventa il pretesto per una sanguinosa resa dei conti in cui ogni personaggio è costretto a tirare fuori il proprio lato animalesco e primordiale. Il rumore delle pallottole sostituisce spesso i dialoghi e il sangue si impadronisce di buona parte dello schermo.
Oliver Stone, regista di Platoon, JFK e Wall Strett, per citarne solo alcuni, ha scelto di mettere in scena il romanzo omonimo di Don Winslow: un’opera che gli permesso di mostrare al pubblico per l’ennesima volta le sue doti di creatore di uno spettacolo crudo e violento fino all’eccesso ma per il quale ha dovuto rinunciare all’impegno politico e sociale, in conflitto con il potere statunitense, che ha spesso coinciso con le sue pellicole più riuscite.
Marco Santarpia
In sala a Milano: Ducale, Colosseo, The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Plinius.
questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia