13 aprile 2009

IL PIANO CASA CHE NON C’E’


Finalmente dal tavolo tra il Governo e le Regioni è stato partorito il provvedimento sull’edilizia e ora è più chiaro di cosa stiamo parlando. Si tratta di chiedere alle Regioni (cui spetta di decidere essendo una loro competenza) provvedimenti che semplifichino e accelerino le procedure per ristrutturare e ampliare edifici non protetti da vincoli, non collocati nei centri storici, che consentano di ricorrere a procedure più rapide per l’ampliamento delle residenze del 20 per cento in più, che incentivino, consentendo di poter contare su volumetrie superiori del 35 per cento, l’abbattimento e la ricostruzione secondo criteri ispirati alla diminuzione del consumo energetico e compatibili con l’ambiente. E’ un provvedimento che andrà letto per dare un parere, ma sicuramente una parte dei rischi presenti nelle prime proposte sembra essere scongiurato.

Certo è, però, che questo è tutto meno che un piano casa: è una misura anticiclica per sostenere le aziende edili di fronte alla crisi, consente a chi ha una casa e ha i soldi per farlo di ampliarla. Ma un Piano Casa deve servire ad affrontare il problema di tante famiglie che la casa non l’hanno, che faticano a pagare l’affitto, che non riescono a pagare il mutuo. Su tutto ciò non c’è nulla. Non ci sono stanziamenti per l’edilizia sociale, per sostenere gli affitti, manca una politica per la casa, non si capisce dove sono finiti i soldi stanziati per la Casa dal governo Prodi (550milioni) che continuano a non essere utilizzati.

Anzi se guardiamo al problema dal nostro osservatorio in Lombardia sul terreno dell’aiuto alle famiglie si sta facendo addirittura meno di ciò che si è fatto prima della crisi. Nell’ultimo bando per accedere al fondo sostegno affitti le richieste erano passate da 65mila a 70mila e si riferivano ad una fase precedente alla concretizzazione degli effetti della crisi, è quindi probabile che a giugno le richieste aumenteranno ancora in modo significativo. A fronte di queste previsioni i finanziamenti statali e regionali è previsto diminuiscano passando da 69 milioni a 60 senza che la regione abbia mantenuto l’impegno di raddoppiare il proprio contributo che è passato da 14milioni e mezzo a 19. Servirebbe un intervento più significativo della Regione ma anche la capacità di Formigoni di, anziché assecondare tutto ciò che fa il governo, battere i pugni sul tavolo e rivendicare maggiori risorse dallo Stato per far fronte alle difficoltà reali dei cittadini.

Un Paese che toglie l’ICI anche a chi ha tanto e non aiuta chi fa fatica è il Paese governato dalla destra, un Paese in cui le differenze e le ingiustizie crescono, in cui i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri.

Franco Mirabelli



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