24 ottobre 2012

DOPPIA PREFERENZA


La nuova legge elettorale regionale deve prevedere la doppia preferenza di genere. Questo per ragioni ormai evidenti. In Lombardia le donne contano; sono affermate in tutti i settori della vita sociale e produttiva, mentre continuano a essere un’esigua minoranza nelle istituzioni. A oggi le consigliere sono solo 9 su 80, ancor meno che nella precedente legislatura, quando erano 12.

Non deve più essere così. La necessità è quella di introdurre meccanismi legislativi di riequilibrio di genere, che portino a una democrazia compiuta, con pari opportunità di votare e di essere eletti. Riconosciute, sia pure solo dal 1946, come cittadine, le donne infatti vivono ancor oggi un’asimmetria di potere, che è un indicatore simbolico del mancato processo di equità e di eguaglianza tra i generi. Una mancanza che deve essere sanata. Per questo, con tutti i gruppi regionali di Centro sinistra, abbiamo chiesto che, nella nuova legge elettorale, che dovrebbe essere l’ultimo atto della legislatura, oltre all’eliminazione del listino, sia introdotta la doppia preferenza di genere.

La norma, già contenuta nella legge elettorale della Regione Campania dove, dopo la sua introduzione, nelle elezioni del 2010 le donne elette sono passate da 2 a 14, prevede che, nel caso siano espresse due preferenze, una debba andare a una candidata di genere femminile. È questo infatti, anche a detta dei maggiori studiosi della materia, lo strumento migliore per evitare l’esclusione delle donne dalla vita politica. In un sistema elettorale basato sulle preferenze come quello regionale lasciare la possibilità di esprimere una sola preferenza porta difficilmente, come la storia ha dimostrato, le donne a essere elette, perché generalmente i partiti non le supportano nella campagna elettorale.

La norma sulla doppia preferenza di genere ha già passato anche il vaglio della Corte costituzionale che ha ritenuto infondata sia la “violazione del diritto dell’elettorato attivo”, sia la “violazione del diritto di voto”, prospettata dal Governo in un ricorso nel 2010″. Anzi per la Corte la misura non solo non è illegittima ma persegue “il riequilibrio della rappresenta politica dei sessi all’interno del Consiglio regionale”.

Ma non solo. La doppia preferenza di genere è già prevista dal testo di legge per le elezioni amministrative, approvato recentemente in Senato. Da parte sua il Partito Democratico l’ha inserita nel progetto di legge regionale per l’elezione del consiglio, presentata nel marzo del 2011.

Lo Statuto della Regione Lombardia, inoltre, approvato nel 2008, contiene esplicitamente il principio di democrazia paritaria. All’articolo 11 stabilisce che “la Regione riconosce, valorizza garantisce le pari opportunità tra uomini e donne in ogni campo, adottando programmi, leggi, azioni positive e iniziative atte a garantire e promuovere la democrazia paritaria nella vita sociale, culturale, economica e politica”.

Un articolo rimasto lettera morta, quello sulla democrazia paritaria, disatteso da Formigoni, che ha avuto bisogno di una sentenza del Consiglio di Stato per portare in giunta un numero comunque esiguo di donne, e che anche nella sua ultima giunta precaria ne ha inserite solo 2 su 11, ma che ora può, per la prima volta, essere affermato. Con la fine del ventennio formigoniano per la Lombardia si apre una stagione di rinnovamento radicale, che deve vedere da subito le donne protagoniste, come elettrici e come elette. Un protagonismo che potrà esprimersi anche grazie alla doppia preferenza di genere.

 

Sara Valmaggi*

 

*vicepresidente del Consiglio regionale

 



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