10 ottobre 2012

PARCHEGGI A MILANO: PARLIAMONE ANCORA


Le osservazioni del professor Balducci sulla cronaca milanese del Corriere della Sera sulla vicenda decennale del parcheggio di via Ampère sono condivisibili ma con qualche considerazione aggiuntiva. Vi sono stati errori, anche notevoli, nella conduzione di quel cantiere: fallimenti, mancati tempestivi controlli, ritardi per spostamento dei sottoservizi e anche mancata azione di controllo del Comune. Ma aggiungerei anche tempi non ammissibili della giustizia civile e amministrativa. Ormai ogni decisione amministrativa non ha più tempi certi. L’aver affidato i controlli dell’attività degli enti territoriali solo alla giustizia amministrativa non è stato un vantaggio per i cittadini.

Per tutti questi motivi, insomma, la vicenda del parcheggio di via Ampère è un’esemplare narrazione dei guai del paese. Ma la vicenda più complessiva dei parcheggi interrati in aree pubbliche a Milano merita anch’essa una riflessione. E l’Assessore Lucia Castellano ha già dato delle risposte, sempre sul Corriere, alle questioni poste da Balducci.

Ma vorrei aggiungerne altre. Possiamo affermare che siano una dozzina i casi contestati o contestabili relativi ai parcheggi tra i quali i più famosi sono le vicende della Darsena e di piazza Sant’Ambrogio. Tuttavia i parcheggi ultimati sono oltre un centinaio per circa 30.00 posti auto. In un arco complessivo di tempo inaccettabile: 25 anni! Sicuramente con scelte di localizzazione che sono state calate sulla città senza un minimo di coinvolgimento, non dico dei cittadini ma degli stessi organi di rappresentanza del Comune. Ma non dimentichiamo che all’epoca del Sindaco Commissario Straordinario perfino i tracciati delle linee 4 e 5 del metrò sono stati decisi senza che il Consiglio comunale fosse informato. Si è pagato un prezzo salato al mitico “decisionismo”!

Tutto vero. Come è vero che nuovi parcheggi a rotazione possono essere attrattori di traffico, che giustamente oggi l’Amministrazione comunale scoraggia, anche per logica conseguenza di politiche come Area C. Ma diverso è il caso dei parcheggi per residenti. Com’è possibile creare isole pedonali senza trovare una risposta per le auto dei residenti? Com’è possibile liberare viali e piazze dalla sosta impropria (e spesso tollerata) a ridosso degli alberi e che riduce aiuole a sterrati fangosi? Se si fanno piste e percorsi ciclabili, se si fanno corsie riservate per i mezzi pubblici, non riduciamo lo spazio di sosta per le auto? E allora dove le mettiamo?

Quindi occorrono parcheggi interrati per residenti. Anche perché non è ormai più possibile che il possesso di un’automobile conferisca al possessore il diritto all’uso gratuito di 10 mq. di suolo pubblico delle dense aree urbane (spesso sottratto al verde di arredo della città e senza che si levi una protesta). Certo le località devono essere scelte meglio e in maniera condivisa. Certo le modalità di assegnazione agli operatori devono essere valutate tenendo presente che le risistemazioni in superficie debbono essere opere di riqualificazione ambientale e che infine non è opportuno scendere sotto i tre piani interrati. Che occorre un coordinamento con tutti i gestori, serio e tempestivo da parte del Comune, per l’eventuale spostamento di sottoservizi in tempi certi. Che occorre un’attività di controllo frequente e competente, sostanziale e non formale. E che a queste condizioni si devono e possono rispettare i tempi di esecuzione preventivati.

Ormai si deve ammettere che il trasporto individuale con automobili non risolve la mobilità delle persone nelle dense realtà urbane. Quindi occorrono scelte di mobilità sempre più su mezzi pubblici oltreché biciclette. Tuttavia anche se una parte del parco auto è sottoutilizzato e probabilmente più costoso per quei proprietari che non il noleggio, la quantità di automobili che occupano le strade e le piazze di Milano è tale che una risposta in termini di parcheggi per residenti rimane necessaria.

 

Maurizio Mottini


 



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