18 settembre 2012

MILANO: DECRESCERE PER CRESCERE


Nel parlare di Matteo Renzi e del gran vociare della classe politica tra primarie e legge elettorale, la settimana scorsa con rammarico notavo che nessuno parlasse seriamente di un nuovo modello di sviluppo. Eppure è attorno a questo problema che ci giochiamo, volenti o nolenti, il nostro avvenire.
Come uscire dal triangolo crescita, progresso e sviluppo che sembra imprigionarci e dentro il quale ci dibattiamo ormai come una falena impazzita attorno a un lume? Probabilmente dobbiamo uscire dal lato della crescita o meglio della non crescita o addirittura della decrescita. Non credo ad altre strade perché siamo come il bruco nella mela: avanziamo per mangiare e mangiamo per avanzare ma la mela presto o tardi finisce.
Di questo problema ha parlato Serge Latouche a Modena domenica scorsa al “Festivalfilosofia” ma, distratti da altri impegni più “importanti” e di partito, non si è vista una platea gremita di politici o pubblici amministratori, eppure sarebbe stata una buona occasione di riflessione e loro, sempre alla ricerca di slogan a effetto, ne avrebbero sentito uno con molto appeal: abbondanza frugale. Il messaggio di Latouche. Ma si sa, parlare di moderazione e parsimonia al mondo politico ed economico è come lottare contro i mulini a vento, eppure ci si deve arrivare e dunque anche chi non ama questo scenario converrà con me che è meglio una “parsimonia” della quale scegliere le forme è il dovere/piacere della scelta – che non una parsimonia “lineare” dettata dall’urgenza dell’inevitabile.
Fortunatamente nella direzione della parsimonia, magari sotto traccia, si sta già andando e forse è meglio così: “faire sans dire” secondo il proverbio francese caro a De Musset. Cosa sono le “Domeniche a spasso” milanesi? Che cosa è l’Area C? Cosa è il principio di non ulteriore occupazione del suolo contenuto nel PGT milanese (purtroppo non sempre rispettato)? Cosa è una seria politica di raccolta differenziata? Sono piccoli passi nella direzione giusta. Non diciamolo troppo forte per non mettere in allarme gli amici della mano invisibile del mercato perché conosciamo la loro reazione: di fronte a una politica che tocchi l’amato cerchio magico della crescita / consumi / sviluppo / ricchezza (la loro) hanno una sola reazione: scappare con i loro capitali, magari anche legalmente e senza andare troppo lontano, a Londra o perché no a Cipro, la nuova mecca per i capitali in fuga.
Senza dirlo esplicitamente anche la UE sta andando in questa direzione con il progetto Smart City e credo che a Bruxelles più di una Commissione stia lavorando attorno a un nuovo modello di sviluppo che non è solo la declinazione in termini di sostenibilità dell’attuale modello che comunque porta in sé un connotato d’ingiustizia sociale ineliminabile. La strada è ancora lunga e diventa una lotta contro il tempo: arrivare prima del punto di non ritorno, quando nessun provvedimento potrà evitare una catastrofe. Milano, ospitando Expo, non potrà fare a meno di affrontare il problema del modello di sviluppo così intimamente connesso al problema di sfamare l’umanità e, nell’affrontarlo, avviare una politica complessiva urbana di ricerca dell’abbondanza frugale: crescere decrescendo è la vera sfida.

 PS.
Dopo l’editoriale della settimana scorsa molti amici e alcuni lettori si sono domandati perché mi schierassi a favore di Matteo Renzi e lo assimilassi al movimento arancione. Non lo assimilo affatto al movimento arancione che ha una sua definita diversa identità politica, non mi sono ancora schierato a suo favore e non escludo di farlo ma vorrei aspettare la totale declinazione del suo programma. Comunque una cosa è certa: in questo Paese e in questa sinistra se Matteo Renzi non ci fosse bisognerebbe inventarlo anche solo per rianimare un dibattito morto.
Luca Beltrami Gadola



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