18 settembre 2012

cinema


 


 

BELLA ADDORMENTATA

di Marco Bellocchio [Italia, 2012, 110′]

con Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Gianmarco Tognazzi, Maya Sansa, Michele Riondino.

 

Nel febbraio del 2009, Beppino Englaro decide di trasportare sua figlia Eluana in una struttura ospedaliera che permette l’interruzione del trattamento di idratazione e alimentazione forzata che manteneva in vita la donna.

Questa vicenda fa da sfondo al racconto delle storie di una dozzina di personaggi, spesso agli antipodi gli uni dagli altri, che sono costretti ad affrontare il dilemma della scelta della morte di un essere umano la cui sofferenza ha reso la vita insopportabile.

Marco Bellocchio fugge dalle polemiche e da restrittivi conflitti ideologici per mostrarci un’ampia visione dell’Italia, un paese che appare dominato da strumentalizzazioni e qualunquismo, guidato da una classe politica decisamente inadatta al proprio compito. Il regista, attraverso la figura del senatore Beffardi (Toni Servillo), ci conduce nei luoghi appartati in cui si svolge la vita dissennata e oziosa di coloro che ci amministrano. La loro raffigurazione è impietosa. Questi uomini di potere sono smarriti, disperati, totalmente incapaci di affrontare le problematiche esistenziali senza il supporto di farmaci. Risulta logica e consequenziale la loro incapacità a gestire la cosa pubblica.

Bellocchio avrebbe potuto servirsi dei recenti scandali per mostrarci l’incompetenza o l’attitudine alla trasgressione delle leggi da parte dei politici. Al contrario, in Bella addormentata, emerge un gruppo di uomini improvvisati, avvinghiati alle poltrone e asserviti alle linee guide di un partito che li conduce come un gregge. Il senatore Beffardi, che definisce l’Italia un paese cinico e depresso, è l’unico che affronta una crisi di coscienza, determinato a far prevalere la propria libertà intellettuale uscendo dal recinto ideologico del proprio schieramento.

Nella sua lettera di dimissioni dal partito, il regista gli affida le proprie parole di ammirazione verso Beppino Englaro, un uomo che ha dovuto subire pressioni violente e inadeguate, intromissioni grottesche nella sua sfera privata che Bellocchio non ha mancato di riproporci.

Il ritratto è quello di un Paese desolante, un’Italia che ha smarrito due principi fondamentali: la libertà di scelta individuale e il rispetto della dignità altrui.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Eliseo, Apollo, Anteo, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca, Plinius

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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