5 settembre 2012

PAROLE IN LIBERTÀ: LA LUNGA ESTATE CALDA


Vado o non vado? Tabacci vuole andare in Regione, no scusate vuole andare a Roma e partecipare alle primarie, no scusate vuole restare a Milano per continuare il suo lavoro, no scusate vuole partecipare alle primarie per portare l’esperienza milanese a Roma ma restare a Milano,…. tutto questo nel solo mese d’agosto. E se stesse un po’ fermo? Nettamente più chiaro Boeri che dichiara ad Affaritaliani “Non mi ritiro dalle primarie nazionali”. E due righe sotto “L’ho già detto e lo ribadisco: io non andrò a Roma. Io sto a Milano.” Abbiamo un moto di umana comprensione per Pisapia

Umana comprensione che aumenta leggendo l’altro assessore, Bisconti: “La mania anticasta rischia di far apparire come ingiuste anche cose ragionevoli: i consiglieri sono eletti dai cittadini” (l’Espresso). Ben detto! Trattasi del diritto a manifestare? a parlare? a scrivere? a dissentire? etc? None, trattasi del diritto dei consiglieri di avere biglietti gratis allo stadio. Autogol così manco Comunardo Niccolai.

Finalmente una parola chiara da Sel: “il seggio è mio e me lo gestisco io” dice Chiara Cremonesi parlando della regione, condannando l’ipotizzata lista arancione. Ai più sfugge perché avere una lista vendoliana e una pisapiana ma ai pochi non sfugge che o l’una o l’altra segnerà il passo e lascerà a casa qualche aspirante consigliere. I più in ambasce sono i sanguemisto un po’ vendoliani un po’ arancioni; non c’è più, forse, neanche il listino!

Pisapia è il testimonial della lista Vendoliana. Anzi no. Pisapia è il testimonial della lista Vendoliana che però non c’è perché va nel PD quindi è testimonial PD. Anzi no. Pisapia è il testimonial della lista arancione di D’Alfonso. Anzi no . Pisapia è il testimonial della lista arancione movimentista che guarda a sinistra e serve a contenere i grillini. Anzi no. Pisapia è il testimonial della lista dei sindaci di Emiliano/Bersani. Anzi no… Pisapia è uno e trino

Invece di preparare le valigie e cercare di ammanicarsi uno spesino per la prossima detenzione. Formigoni si lancia nella costruzione delle macroregioni e si fa sbeffeggiare financo da Maroni. Fa quasi tenerezza anzi macrotenerezza

Sacri confini. “La chiesa abbandona la sua stessa tradizione finendo per perdere l’occidente, il baluardo europeo, la chiesa dimentica l’universalismo per passare al dio unico della globalizzazione, al sincretismo illuminista. Il popolo è contro il palazzo illuminista. Il nostro paese non sa difendere i propri confini” Alfred Rosemberg? No Alessandro Cè alla Camera (seduta giugno 2003), quello che passò dagli scontri carnascialeschi con i carabinieri all’assessorato alla sanità, quello che quando fu cacciato dal Celeste minacciò chissà quali rivelazioni che stiamo ancora aspettando, quello che diceva “Lui è la nostra guida e la nostra Speranza. Non posso pensare a una Lega senza Bossi.” (Corsera 12.3.2004). Forse il PD nell’affanno di aprire dialoghi a destra e a manca, qualcuno potrebbe tralasciarlo.

In molti si affanno ad affibbiare Bussolati e quindi Maran a Renzi. Carità pelosa. Serve a poter dire domani che Penati non è con Bersani ovvero “scurdammoce u passato”. Infantile.

Curiosità elettorali. 1) Mentre a Roma l’Idv e il PD litigano su tutto in regione no. Sarà mica perché senza l’apparentamento al candidato forte a presidente l’Idv resterebbe fuori dal consiglio?; 2) Improvvisamente si torna a parlare di abolizione del listino. Così mentre a Roma il PD fa barriere contro le preferenze e vuole un premio di maggioranza più alto in Lombardia fa il contrario; 3) con l’approssimarsi delle elezioni nazionali e regionali e con poteri di scelta del l’elettorato aumentati, si intensificano cene, meeting, incontri. Ma anche caccia ai web sponsor; quello che va per la maggiore è l’intervista su AffariItaliani (anche se a volte l’intervistatore sembra sadicamente compiaciuto di sottolineare le cazzate dell’intervistato), quello più temuto è l’attacco di Biraghi, passati i tempi quando bastavano 12 moduli su Repubblica.

Il Festival dell’Unità (o come cavolo si chiama) a Milano non si fa più. Si trasferisce a Sesto. La spiegazione ufficiosa è che volendo rinnovarlo e ridurlo il PD aveva chiesto una piazza più centrale, ma le richieste di plateatico del comune sono state giudicate eccessive. Nella sua relazione di bilancio il tesoriere Fabrizio Evangelista aveva scritto: “La Festa Democratica provinciale esisterà ancora ma sarà gestita finanziariamente da soggetti privati” (la privatizzazione della festa di partito lo candida automaticamente al Nobel per l’economia). Deduciamo: 1) il PD milanese è senza soldi 2) i militanti si sono stufati di fare i camerieri, 3) nessun privato si è fatto avanti, 4) gli arancioni oggi riescono dove ieri fallì Scelba

D’Alfonso sull’Unità di metà agosto, dimentica Pericle e passa ad argomentare della sinistra come di un mix tra Alcatraz e Macondo. Alcatraz sarebbe il piccolo mondo exPCI / sinistraDC egemone nella nomenclatura PD attenta solo a se stessa e al suo potere; Macondo sarebbe la macchina da guerra dei puri di spirito che rifiutano ogni compromesso e che si gloriano di tutte le battaglie rigorosamente perse. Insomma o rincoglioniti o fanfaroni. Gli evasi da Alcatraz e i guariti da Macondo hanno dato vita a l’arancionismo: “un’altra via, nuova e antica allo stesso tempo, per essere di sinistra… tessuta di volontà di lavorare assieme, scelte di cambiamento molto più pragmaticamente radicali di quelle sognate e mai realizzate, di volti di uomini e donne che decidono di «dare» e non di «chiedere»”. D’Alfonso conclude “se questa volta si provasse a cambiare metodo, oltre che ricercatore, una occhiata non superficiale ai municipi arancioni potrebbe essere utile”. Non più Pericle ma Parmenide: Pisapia come la via della verità.

Chiesto a Civati se fa il ticket con Boeri in Regione; risposta: “Fossi matto”. Chiesto a Civati se fa il ticket con Tabacci; risposta: “Fossi matto”. Chiesto a Civati se fa il ticket con Cavalli; risposta: “Fossi matto”. Civati ha letto Verga: “Suocera e nuora nella stessa casa sono come due mule selvatiche nella stessa stalla”, ma non Publio Sirio: “Mentre si perde tempo a decidere, spesso si perde l’occasione favorevole”.

È morto Martini, rifiutando le cure. Capita a volte che le lezioni migliori si diano in punto di morte.

 

Carneade

 



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