25 luglio 2012

I MILANESI E L’ESTATE “AGGHIACCIANTE”


“Agghiacciante”. Ecco quello che Bersani ha detto a proposito di un ritorno di Berlusconi. Giustamente Concita De Gregorio, che del Pd è una conoscitrice, non ha lesinato il suo giusto sarcasmo per un aggettivo che, in sostanza, non fa che nascondere il vuoto d’idee della sinistra. Qual è l’aggettivo che possiamo usare per definire il dibattito degli ultimi giorni a livello nazionale ma anche cittadino sul problema delle unioni tra omosessuali? Surreale? Incomprensibile? Medioevale? Ipocrita? Tragico?Tutto questo insieme? A voi la scelta.

Quello che mi domando è se non potremmo anche definirlo “boccaccesco”. Non certo per l’argomento del dibattito, che col senso più tradizionale di questo aggettivo non ha proprio nulla da spartire, ci mancherebbe, ma per l’atmosfera generale. Per molti di noi, fortunatamente, il problema di questo matrimonio non si pone nemmeno e fa bene il sindaco Pisapia a “tirare diritto”, ma per altri oscura qualunque altro tema e balza vigoroso in primo piano e dunque, come i personaggi del Boccaccio, mentre la peste divora la città, loro se ne vanno in villa a parlare delle unioni gay.

Noi restiamo in città a subire la peste: il calo del reddito del ceto medio ma soprattutto gli anziani che si vedono erodere i pochi risparmi da una Borsa che non guarda ormai da tempo ai valori veri delle aziende ma alla capitalizzazione di mercato (che determinano i “bonus” per i manager), le pensioni che se non toccate dalla provvida mano del Governo, perdono di valore per l’aumento del costo delle bollette e dell’IVA, dei carburanti e di ogni merce o servizio sui quali gravi un’imposta, ai servizi sanitari che ormai, passata una certa età non saranno più erogati: maledetti morti che camminano.

Dei giovani non parliamo perché dal punto di vista del lavoro la precarietà o la disoccupazione non sono più un fatto di ètà ma una sorta di decimazione che non fa i conti con l’anagrafe. Vediamo i negozi che chiudono anche nelle vie più commerciali, vediamo facce sempre più stanche la mattina sui mezzi pubblici ridotti per il periodo estivo quando la gente guarda alle vacanze come un miraggio. È inutile continuare nell’elenco perché tanto sappiamo che a tutti questi mali una parte consistente della classe politica di tutto l’arco costituzionale pensa sì, ma in un secondo momento, quando avrà garantito alla propria coscienza di aver contribuito con tutte le sue forze alla difesa dei principi “sensibili”, dimostrando una rara “insensibilità” a tutto il resto, che per altro non li tocca così da vicino, come dire nel portafoglio.

Certo lottare per dei “principi” innalza i cuori, chi non ha rispetto di tutti quelli, meno di quanto si pensi, che in buona fede si appassionano al dibattito sulla fecondazione eterologa? Sui PACS, sui testamenti biologici? Ma quando il Paese va a fondo, buon senso vorrebbe che nell’agenda dei lavori assembleari i temi ai primi posti fossero altri. Ma non è tutto. Oggi assistiamo, per dirla con Bersani, a un fenomeno “agghiacciante” ma nel senso che congela tutto e blocca tutto: la condizione perché si formino delle alleanze che permettano di guardare con serenità alla prossima chiamata alle urne sta tutta su un preventivo accordo su questi temi “sensibili”, come le unioni gay. Se questo miracolo non accade siamo fatti e possiamo metter via ogni speranza.

Quali speranze? La speranza in un governo che sciolga finalmente il conflitto d’interessi, che cerchi di capire chi sono stati gli gnomi della finanza – e i politici che li hanno lasciati fare – inventori degli hedge funds che invadevano il mercato senza regole (e magari punirli invece di promuoverli a più alti incarichi), che non si sono accorti che la Costituzione all’articolo 47 recita “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione (sic!), alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.”.

La speranza di un governo che interpreti la volontà della maggioranza dei cittadini nel rispetto della minoranza; un governo rispettoso della nostra vita privata e soprattutto delle nostre convinzioni, laiche o religiose che siano; un governo che non ci dia la sensazione di essere solo pecore da tosare ma che ci lasci partecipare e che, soprattutto sui temi sensibili, ci lasci decidere personalmente purché le nostre decisioni non ledano diritti reali altrui e dunque senza ipocrisie. Non sarà così. La classe politica è divenuta del tutto imprevedibile e dunque aspettiamoci questa “glaciazione” che come tutte le glaciazioni salverà pochi: quelli con la pelliccia. Come sempre.

 

Luca Beltrami Gadola

 



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