25 luglio 2012

LETTURE PER L’ESTATE: LA PATRIA STA MORENDO


I risultati del vertice europeo, e in parte anche quelli calcistici nella prima fase dei campionati europei, avevano ingenerato un ottimismo sulla tenuta del nostro paese, ma spesso gli avvenimenti sono diversi da come sono percepiti.

Non vorrei che dopo più di 150 anni di passioni, nel momento in cui una delle forze più antinazionali e dannose del nostro paese si sta disgregando nel degrado morale, l’Italia entri nella vera fase di rischio scissione e/o secessione culturale ed economica.

Quasi dieci anni fa uscì un libro sulla morte della Patria, probabilmente il clima culturale ancora legato al passato ne segnò una lettura per il momento ideologica, che non voleva fare i conti con la fragilità del nostro paese. Anch’io pensai che una nazione che era stata capace di sopportare Adua, Caporetto, l’8 settembre, non era poi così morta.

Adesso possiamo dire che esiste il rischio che la patria stia morendo, in una secessione che non è più politica ma è sociale e di civiltà, ci sono più Italie, che, anche se non necessariamente in lotta tra di loro attualmente, sono però distanti e non dialoganti. Sono i giovani disoccupati, e i cinquantenni obsoleti, chi può accedere al credito e chi no, la politica e i cittadini con tutto il corollario dell’antipolitica, anche se la contraddizione tra paese reale e paese legale in Italia c’è da sempre, tant’è vero che è un concetto elaborato subito dopo l’inizio dell’unità nazionale, tra territorio controllato dalla Stato e quello della criminalità, quelli del successo e guadagno facile senza la minima moralità e quelli che lavorano con costanza, sacrificio rispettando la legge, tra chi posteggia in seconda fila e chi no, perché lo stato inizia rispettando il divieto di sosta, ecc. ecc.

Il tragico è, che come un gioco, ognuno di noi può citare all’infinito un conflitto che come in un domino potrebbe innescare la reale disgregazione del paese.

Come l’8 Settembre, data presunta della morte della patria, combattenti e civili furono presi dalla disperazione, di fronte all’incapacità della vecchia classe dirigente di dare una risposta al problema dell’uscita dalla guerra, cosi ora molti italiani si sentono senza punti di riferimento cui affidarsi, prigionieri di logiche come quelle dello spread e dell’andamento dei mercati di difficile comprensione.

Le istituzioni, dalla Camera al Senato, fino all’ultimo Consiglio di Zona e la politica in generale, sono percepite come estranee ai bisogni dei cittadini. Fortunatamente, resiste la figura del Presidente della Repubblica, ultimo baluardo contro lo sbriciolamento della nazione. Le soluzioni sono più o meno sempre le stesse: rinnovamento, solidarietà, adesso è molto in voga anche la sobrietà, soprattutto quando riguarda chi deve fare i sacrifici. Concetti alti trasformati dalla retorica in banalità.

A questo punto, vorrei fare un appello ai “soliti professori”, di trovare una soluzione. Mi permetto, come “imprenditore fattorino”, questo è il mio ruolo professionale, e come cittadino che legge prima di addormentarsi, di suggerire alcune testi che possono farci capire il nostro paese.

“Il Clan familiare nel medioevo” di Jacques Heers,
Per capire che le dinamiche familiari e familistiche di questo paese vengono da lontano. Libro non capito negli anni ’70, quando si credeva che la storia fosse solo lotta di classi.

“Custoza 1866 La via italiana alla sconfitta” di Marco Gioannini e Giulio Massorbio,
l’Esercito in Italia, dalla unità ad oggi è l’esempio della totale mancanza di merito nella promozione a posizioni di comando, si fa carriera solo se si è amici del Re, o di qualcun altro dopo. Infatti nell’Italia hanno creduto solo i volontari, garibaldini, arditi, partigiani e anche fascisti repubblicani. La storia militare sarebbe da approfondire per comprendere certe dinamiche nazionali.

“La tradizione civica nelle regioni italiane”di Robert Putnam, considerato una grande opera, non mi sembra che sia mai stato citato e studiato. Era più facile dire che Berlusconi vinceva perché aveva le televisioni. Approfondire certe analisi metteva in crisi, come è successo, molte nostre certezze sulla moralità diffusa degli italiani.

“Volevo solo vendere la pizza”di Luigi Furini. La storia di un giovane imprenditore che vuole aprire una pizzeria e comincia a frequentare corsi, Asl, commercialisti e avvocati. Finalmente inizia l’avventura. Luigi lavora 14 ore al giorno, si trova a dover fare i conti con i dipendenti e con i sindacati. Risultato: dopo due anni chiuderà bottega. Sembra una cronaca da cabaret, invece è l’Italia, compresa Milano e non da oggi. Spiegazione della totale non comunicazione politica-società.

“Alla fine di un giorno noioso” di Massimo Carlotto. Un bellissimo noir ambientato nel Nordest, dove capitani d’industria delocalizzano in Romania, altri cercano di rimanere a galla con ogni mezzo. A reperire i capitali ci pensano le cosce e a gestire tutto la politica. Pubblicato nel 2011 anticipa i fatti di cui si sta occupando la magistratura, che hanno messo in crisi le forze politiche che rappresentano quel territorio.

La morte della Patria” di Galli della Loggia. Lo rileggerei per meditare.

“Noi credevamo”di Mario Martone, questo è un DVD, lo si trova in offertissima, segno che ne sono stati venduti pochi, per non parlare di quanti lo hanno visto al cinema. Finisce il film e inizia l’unità d’Italia, con i bersaglieri che fucilano i garibaldini nel 1862. Forse meglio di cosi non si poteva fare per questo nostro paese.

Comunque, visto che anche Fukuyama ha rettificato e detto che la storia continua, qualche speranza ce l’abbiamo ancora. Buone vacanze e buona lettura.

 

Massimo Cingolati

 

 

 

 

 

 

 

 



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