2 luglio 2012

COM’È DIFFICILE FARE FILM A MILANO


L’invero scorso abbiamo realizzato le riprese di “Tutto parla di te”, di Alina Marazzi (regista milanese) film che sto producendo con la casa di produzione (di Milano) di cui sono socio, la Mir Cinematografica. Il film uscirà quest’autunno.

“Tutto parla di te” era stato concepito originariamente per un’ambientazione milanese. La nostra città, i suoi luoghi, le sue modalità di relazione, avevano ispirato la scrittura della sceneggiatura. Eravamo pronti a fare il film qui. Poi però, sulla spinta di valutazioni produttive e finanziarie, abbiamo deciso che il film l’avremmo girato a Torino. In quel periodo un’altra società di produzione milanese (la Lumière) si era spostata aTorino per girare il nuovo film di Silvio Soldini, “Il comandante e la cicogna”.

Da milanese che ama e tiene alla sua città in questi anni ho cercato di fare quello che potevo perché potesse consolidarsi una produzione di cinema a Milano, in grado di rispecchiare la ricchezza culturale e sociale della città e di valorizzare le competenze e le esperienze che ci sono. Sono convinto che le immagini del cinema offrono letture uniche di una città e si proiettano nel tempo, fino a diventare parte del suo patrimonio storico e culturale. Un film che realizzammo qualche anno fa, “Fame Chimica”, ne può dare forse testimonianza.

Questa volta abbiamo deciso di girare il film a Torino perché è diventato più vantaggioso e semplice lavorare lì. La scommessa che quella città ha giocato per ritrovare un suo ruolo nel cinema italiano ha prodotto buoni risultati. Il comune capoluogo e la Regione Piemonte hanno sviluppato in modo integrato una strategia di lungo respiro che ha dato vita a una Film Commission divenuta un modello per tutti. Grazie a queste politiche negli ultimi dieci anni Torino si vedrà ampiamente rappresentata nel cinema. Milano molto meno. E sarà un vuoto che sentiremo.

Ma perché, concretamente, abbiamo optato per Torino? Anzitutto perché la Film Commission sa cogliere le esigenze di chi produce film e si sforza di capire come può essere d’aiuto – cosa che onestamente a Milano è stato finora molto più difficile. A Torino abbiamo a disposizione uffici di produzione molto funzionali, a titolo gratuito, all’interno di un bel Cineporto istituito allo scopo. Siamo brillantemente sostenuti nella ricerca di location, godiamo di facilitazioni pratiche (per l’utilizzazione degli spazi pubblici, per i trasporti, per i permessi), abbiamo la possibilità di accedere a un fondo di associazione finanziaria alle produzioni (tramite il FIP, Film Investimenti Piemonte), istituito dagli Enti Locali con la Film Commission.

A Milano questo non avviene. La nostra Film Commission è stata fino a oggi una cenerentola che si è sforzata di fare il suo lavoro con scarsi mezzi finanziari e con scarsa esperienza specifica. Non all’altezza della città.

La Regione Lombardia ha voluto istituire un meccanismo di sostegno per il cinema attraverso un ‘fondo di rotazione’ per la produzione: un ingranaggio complicato, poco adeguato alle esigenze del cinema, di scarsa funzionalità (al punto che molti produttori che l’avevano ottenuto hanno rinunciato a utilizzarlo), gestito con parametri poco chiari e trasparenti. Ne ho un’esperienza diretta…

In Piemonte si stanno studiando convenzioni tra istituti finanziari ed enti locali per avere facilità di accedere a crediti agevolati con garanzie degli enti locali: è una delle necessità primarie per chi fa cinema. Qui, dove hanno sede dei principali Istituti di credito, qualcosa del genere non è stato neppure concepito: ma certo, per farlo bisogna conoscere bene il cinema…

Esiste in Piemonte un fondo di sostegno per il documentario, genere tanto negletto quanto importante per la cultura del nostro paese, che ha permesso che prendessero vita decine di film di ottimo livello, in buona parte realizzati in Piemonte, moltissimi distribuiti all’estero.

In cambio del loro aiuto in Piemonte si aspettano che i film che ricevono questi supporti producano benefici alla città. E i benefici arrivano, non solo di ‘immagine’, ma anche economici. Si chiede poi che vengano impiegate maestranze locali, con una crescita professionale a livello locale per tutto il settore.

Senza dubbio a Milano in questi anni c’è stato un grave disinteresse per il cinema da parte delle pubbliche amministrazioni, nonostante il comparto audiovisivo sia ancora molto rilevante, per volumi d’affari e per personale impiegato. Ma che fatica fare cinema a Milano! Lo sanno i tanti registi e produttori che si affannano a realizzare film in solitudine, con budget tiratissimi e mille problemi, e che sono riusciti comunque, con grande determinazione, a dare vita a film che hanno fatto parlare di una nascente ‘scuola milanese’, nel cinema, che si sta formando a dispetto delle difficoltà e che ha già ottenuto importanti riconoscimenti internazionali.

È necessario però che si sviluppi finalmente anche qui una politica di sostegno al cinema che valorizzi le grandi potenzialità della città in questo campo. Altrimenti tutto rischia di spegnersi. Bisogna incalzare gli amministratori pubblici perché sviluppino strategie comuni e integrate, con cognizione di causa e azioni finalmente chiare, trasparenti, condivise con gli operatori del settore. Perchè una metropoli mostra la sua vitalità se sa produrre cultura nutrendosi dello ‘spirito della città. Solo così Milano potrà pensare di rientrare nel grande circuito della cultura internazionale per tornare a depositarvi la sua traccia, la sua visione, la sua realtà.

 

Gianfilippo Pedote



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