5 giugno 2012

CITTÀ DELLA SALUTE, COME BUTTARE I SOLDI PUBBLICI


La Giunta Regionale ha già speso 3 milioni di euro per un progetto di preliminare che è stato gettato dalla finestra. Adesso balla fra la scelta di due aree che non risolverebbero assolutamente i problemi e le criticità che hanno portato alla prematura archiviazione della soluzione originale. E a pagare sono sempre i cittadini.

Dare a Milano e alla Lombardia un nuovo Polo della Salute per razionalizzare l’offerta, creare economie di scala e fornire un riferimento di eccellenza per i cittadini era certamente un’idea meritevole. Mettere insieme le competenze e i servizi di Ospedale Sacco, Istituto dei Tumori e Istituto Clinico Besta, poteva rappresentare la soluzione ai problemi di spazio e logistica di alcuni e contemporaneamente fornire l’occasione per riqualificazioni e ampliamenti ad altri.

Come purtroppo accade in Italia e nella Lombardia governata, in particolar modo in Sanità, dall’entourage del Presidente della Regione, le buone idee faticano a trasformarsi in progetti dalle fondamenta solide e dalle prospettive certe.

Il futuro della Città della Salute è oggi ancora avvolto nelle nubi dell’incertezza. La collocazione originale dell’opera, scelta con una logica strategica e ponderata nell’area Vitalba – Roserio al confine fra Novate Milanese e Milano è stata abbandonata a fine 2011. Cinque anni gettati al vento in riunioni, incontri di comitati, costituzioni di enti inutili. Accordi di programma votati da Consigli Comunali sono stati completamente disattesi. Tanti i denari buttati in progettazioni e studi di fattibilità ora inutili.

“Tutto sbagliato tutto da rifare” per dirla alla Gino Bartali e meglio una cattiva prassi da inserire nella lunga lista di flop dell’Amministrazione regionale lombarda. Ora la disputa è passata fra Milano, che abbandonata in fretta e furia la prima ipotesi vuole la nuova infrastruttura collocata sull’area di proprietà demaniale della ex Caserma Perrucchetti e Sesto San Giovanni che propone di realizzarla nelle aree ex Falck.

Ma ai cittadini andrebbe invece spiegato come mai un’opera finanziata con 300 milioni di euro pubblici, cioè loro, sembra una pallina impazzita nella roulette che gira in attesa di fermarsi sul numero giusto.

Quello che ai cittadini andrebbe spiegato, e il governatore lombardo ha ben evitato di farlo, sono i motivi per cui si è perso tutto questo tempo, il perché si sono gettati nel nulla tanti soldi pubblici, i nomi e i cognomi di chi si è arricchito firmando progetti, fatturando consulenze o ricevendo incarichi in consigli di amministrazione. E invece niente.

Le motivazioni addotte per l’abbandono della soluzione Vitalba – Roserio e la messa al macero di quel progetto sono futili e sterili. L’area Vialba – Roserio si trova nella zona nord ovest di Milano, vicinissima alle principali arterie viarie del nord – autostrada Torino –Milano – Venezia – e ben collegata con la Brianza e le province di Varese e Como. Una zona molto accessibile, facilmente raggiungibile dall’aeroporto di Malpensa e quindi più fruibile dai futuri pazienti in arrivo a Milano da altre regioni. La linea MM3 a Comasina e la MM1 a Molino Dorino oltre alle Ferrovie Nord garantiscono il collegamento con il sistema di trasporto pubblico milanese.

Rispetto alla questione economica di aggravio costi il Comune di Novate Milanese ha, nei mesi scorsi presentato in Regione, una proposta per utilizzare al meglio le proprie aree e sfruttare altre porzioni di territorio per abbattere gli oneri di esproprio, attualmente previsti dal piano economico dell’opera. Nessuna di queste proposte ha avuto risposta.

Il confronto fra le due aree proposte e gli stessi nodi resteranno aperti qualsiasi sia la nuova location scelta per riallocare la Città della Salute. La disfida entusiasma cronisti e politologi ma annoia e fa inviperire – a seconda dei casi – i cittadini. Entrambe le aree proposte infatti non risolvono i problemi sin qui emersi.

L’area Falck, gettata nella mischia dall’allora Sindaco Oldrini in piena campagna elettorale a Sesto San Giovanni (bella trovata!) è si vicina alla MM1 ma distante dalla autostrade e dalla grande viabilità. Ed è noto a tutti come per curarsi le persone ei lori famigliari si muovano in macchina non in metrò. Aspetto ancora peggiore per la proposta di Milano avulsa dalle linee di trasporto pubblico e privato. E poi ci sono i costi – enormi – delle bonifiche che gravano su entrambe le soluzioni attualmente in discussione e che invece non esistevano nella prima ipotesi progettuale. E per realizzare una struttura sanitaria i parametri imposti dall’ARPA sono molto stringenti. Per questo costi e tempi aumenteranno e si allungheranno a dismisura.

Insomma, come spesso accade in Italia le strade si percorrono in senso contrario. La zona individuata come migliore a monte del progetto viene scartata e poi si inizia la ricerca di aree libere, senza alcun criterio che soddisfi le progettualità pregresse, per piazzare un’opera pubblica.

Che la collocazione al confine fra Milano e Novate fosse valida lo si legge anche nel Rapporto Ambientale per l’Accordo di Programma per Expo 2015: “La nuova struttura sanitaria e di ricerca, Città della Salute, facendo convergere in un’unica area, oltre che l’esistente A.O. Sacco, due Istituti ad alta specializzazione, contribuirà al miglioramento dell’offerta sanitaria pubblica nel comparto nord-ovest di Milano, ambito territoriale dove sono previsti sviluppi insediativi molto consistenti…. Nel dicembre 2009 è stato approvato un atto integrativo all’AdP, che affida al Consorzio Città della Salute e della Ricerca (costituendo fra Istituto Neurologico Besta, Istituto Nazionale dei Tumori e Azienda Ospedaliera Sacco) il compito della realizzazione della nuova Città della salute“.

Capire i motivi dello spostamento e giustificare il tempo perso è davvero difficile. È invece facile guardare il calendario e ipotizzare per l’apertura della Città della Salute di Milano, se mai si farà, una data non antecedente il 2020. Saranno così passati quasi quindici anni dalle prime riunioni. Saranno stati spesi valanghe di soldi pubblici. E chi ha indebitamente fatto perdere tutto questo tempo continuerà, indefesso, a fare danni alla cosa pubblica e ai cittadini.

 

Maurizio Trezzi

 



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