15 maggio 2012

PROFESSOR MONTI, INVESTA SUI GIOVANI!


Il Servizio Civile non deve morire. Incominciamo con un po’ di storia. Nel 1972 viene introdotto in Italia il diritto all’obiezione di coscienza e ne consegue la possibilità di svolgere il servizio civile in alternativa alla leva militare. Da questa importante esperienza di responsabilità civile nasce nel 2001, il Servizio Civile Nazionale con la funzione di destinare gli obiettori di coscienza agli Enti richiedenti che avevano presentato progetti di intervento in diverse aree quali l’assistenza, la protezione civile, l’ambiente, il patrimonio artistico-culturale, l’educazione, la promozione culturale e il servizio civile all’estero.

Il Servizio Civile Nazionale in dieci anni di attività ha indirizzato più di 250.000 volontari a favore di associazioni locali del terzo settore, di Unità Sanitarie Locali e dei Comuni. Nel 2005, con la sospensione della leva obbligatoria, il Servizio Civile Nazionale si svolge su base esclusivamente volontaria da parte di ragazzi e ragazze dai 18 ai 28 anni che scelgono di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico per il bene di tutti e di ciascuno e pertanto con un forte valore di coesione sociale.

È stata questa un’iniziativa accolta con molto favore dai giovani italiani che nel 2006, dopo adeguate selezioni, ha visto ben 45.175 volontari assegnati a 3.451 progetti sociali. Una disponibilità a partecipare che si mantiene pressoché costante negli anni successivi, anche negli ultimi quattro anni (2008/2012), nonostante un drastico taglio dei fondi destinati a sostenere questa importante ed essenziale esperienza; si passa infatti da uno stanziamento di € 299.000.000 (nel 2008) a € 68.000.000 (nel 2012), cioè il 400% in meno.

Purtroppo, benché la domanda dei volontari superi sempre l’offerta dei servizi, gli esigui fondi messi a disposizione hanno ridotto i volontari in servizio nel 2012 a solo 8.878. Si nega così, in questo periodo di crisi economica, la possibilità per più giovani di fare una scelta che potrebbe arricchire il loro bagaglio di conoscenze spendibile nel corso della futura vita lavorativa; se non addirittura privarli della opportunità di lavoro presso l’ente in cui si è svolta l’attività (circa il 30%) e nel contempo avere un rimborso spese che oggi si aggira intorno a € 430.

La drastica riduzione dei fondi sta portando il servizio civile all’estinzione; purtroppo questo viene considerato, come altri interventi sullo Stato Sociale, tra le tante fonti di spesa sacrificabili, poco produttive, legate a una visione assistenzialista, mentre invece si tratta di un forte risparmio in quanto ogni euro investito rende immediatamente quattro euro di servizi offerti alla cittadinanza, sollecita a mettersi in gioco i 2,2 milioni di giovani che nel nostro Paese non studiano, non lavorano, non cercano più il lavoro. Inoltre viene colpito indirettamente l’associazionismo che interviene nei settori del disagio in generale e cioè a scapito delle famiglie e dei servizi sociali sempre più taglieggiati nelle loro disponibilità finanziarie.

Queste sono le motivazioni per le quali invito il Presidente del Consiglio professor Monti a intervenire con adeguati mezzi per rilanciare concretamente il servizio civile. Mi rivolgo anche alla Regione Lombardia e al Comune di Milano che già stanno attuando in questo settore apprezzabili interventi che tuttavia necessitano di ulteriori investimenti. A tutti coloro che dopo aver letto quanto sopra, desiderassero approfondire l’argomento, propongo di visitare il sito www.vita.it per sottoscrivere un manifesto indirizzato al ministro della Cooperazione e Coesione Sociale Andrea Riccardi.

 

Giovanni Agnesi

 



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