18 marzo 2009

IL GOVERNO DEL TERRITORIO MILANESE E LA CRISI FINANZIARIA ED ECONOMICA


Da alcuni anni la discussione sul tema del territorio milanese è  purtroppo concentrato solo sui “grandi progetti” e sulle “grandi firme”. Assente il rapporto col territorio urbano circostante. Quasi inesistente l’attenzione per le funzioni previste: il modulo standard è sempre residenza di lusso, un po’ di uffici di prestigio, forse qualche struttura commerciale. Al più una funzione nobile come il Centro Congressi che però vaga per la città.

Solo a Bovisa si sta verificando qualcosa di serio grazie a positivi rapporti dell’operatore EuroMilano, con Triennale, Mario Negri e Politecnico (e dove il Comune fortunatamente non si è messo di traverso).

Il dinamismo dell’economia milanese tuttavia non è venuto meno, ma si è parcellizzato. In questo contesto la  pratica dei Piani integrati d’intervento (gli ormai famosi PII) hanno consentito diffuse e minute trasformazioni spesso utili, quando non gestite con ipotesi cervellotiche come in qualche caso è accaduto (Dove è finita la Torre delle Arti?). Ma qui dovrebbe intervenire, come previsto dai documenti di indirizzo, la mano pubblica.

Ormai definita la sorte delle grandi aree dismesse oggi abbiamo grandi palazzi per uffici sotto utilizzati mentre le mille funzioni di servizio si sono disperse nel territorio, spesso sostituendosi molecolarmente alla residenza. Incapacità degli operatori ad interpretare le vere esigenze del terziario diffuso? Necessità di avviare il recupero del terziario dimesso? Forse si.

Molta residenza privata (ma ora si è bloccata) ma poca  residenza pubblica. Oggi è in corso di costruzione qualche intervento di Aler ma dopo un’assenza totale di oltre tre lustri.

Consistente lo sviluppo di super ed ipermercati con qualche  primo modesto tentativo di portare gli outlet anche in città, dopo il grande successo in località lontane e totalmente artificiali.

Il commercio minuto è andato invece fortemente deperendo (il numero dei negozi vuoti di proprietà di Aler è impressionante! Ed è impressionante l’inerzia dell’Aler!)). Regge solo il commercio minuto di alta specializzazione e quello collocato nelle arterie storiche, veri centri commerciali formatisi storicamente.

La indecorosa ed inconcludente telenovela dei parcheggi per i residenti testimonia una clamorosa incapacità di decidere dell’Amministrazione comunale, mentre le auto hanno invaso tutti gli spazi disponibili sopra le aiuole dei viali e della piazze alberate (senza nessuna protesta degli ambientalisti del no!)

Sia per i grandi progetti sia per i PII  nonché per opere pubbliche o private di interesse pubblico si ha tuttavia  la netta impressione di un notevole affievolirsi della capacità della politica e della tecnostruttura comunale di interloquire da pari a pari con gli interessi che sono presenti nelle diverse situazioni.

La linea a volte stravagante e spesso burbanzosa dell’attuale Assessore allo Sviluppo non sembra migliorare la situazione. Anzi alcune affermazioni sulla necessità per Milano di avere due milioni di abitanti, rivela la incapacità di comprendere che la strategia per Milano non può prescindere dal problema della grande area metropolitana.

La debolezza della politica comunale ed il progressivo indebolirsi della  intera struttura tecnica amministrativa (soprattutto dopo la nefasta operazione sulla dirigenza comunale mortificando le regole e i  dirigenti interni meritevoli) hanno consentito che sempre più gli interlocutori del Comune si dividano in “figli e figliastri”, con grave nocumento del prestigio della istituzione comunale.

Questa debolezza è ormai visibile ad occhio nudo anche al più inesperto cittadino: basta confrontare lo stato delle strade, del verde, dell’arredo urbano delle periferie di Milano con la situazione dei Comuni limitrofi. Un ribaltamento totale di quanto avveniva solo fino agli anni novanta!

Avviato ormai a definizione il destino delle grandi aree industriali dismesse le opportunità di trasformazione sono ormai affidate al sistema del trasporto su ferro delle FS con i relativi scali inutilizzati, nonché alle nuove linee e i prolungamenti delle linee di metropolitana. Purtroppo una seria riflessione pubblica su questo insieme di problemi non è mai avvenuta. Scarse  per non dire inesistenti per il pubblico sono le notizie sugli intendimenti della FS sia per il ruolo delle tratte lombarde che gravitano su Milano, sia per il destino degli scali in città.

Per questi ultimi forse è venuto il momento, almeno per una località, di prefigurare una “cittadella della scienza” anche per dare qualche sede decorosa ai 36 dispersi insediamenti del CNR a Milano.

Neppure sui tracciati delle linee nuove di metropolitana o dei prolungamenti delle linnee esistenti c’è mai stata occasione di una seria discussione. Come se ci fosse una delega a poco noti uffici tecnici a decidere assetti che hanno una rilevantissima importanza per la città e l’area metropolitana, dell’oggi e soprattutto del domani.

Si sta costruendo la linea 5 senza che ci sia un progetto definito e debitamente approvato. Per la linea 4 esiste invece un progetto definito ma la procedura di finanziamento non è stata fatta. Tutte decisioni clandestine.

Solo qualche sporadica piantina appare di tanto in tanto, nella cronaca cittadina di questo o quel quotidiano. Ma già con quelle scarse notizie si potrebbe fare qualche osservazione.

Un esempio: sembra che il tratto ovest della linea 5 (quello che non è in costruzione) debba iniziare da P.za Esquilino (dove non c’è spazio per parcheggio di corrispondenza) mentre poco più a ovest c’è P.za Axum/via Dessiè nelle cui immediate vicinanze ci sono i parcheggi per lo stadio di S. Siro che sono utilizzati solo al pomeriggio o alla sera della domenica e del sabato e qualche sera infrasettimanale.

Altro esempio: la linea 4 provenendo da S. Cristoforo verso il centro si attesta sulla cerchia dei Navigli da S. Ambrogio fino a Via Visconti di Modrone. Perché così vicino al centro? Non è forse molto meglio attestarsi sul tratto corrispondente delle mura spagnole? Si servirebbero meglio consistenti porzioni di città. Inoltre si manterrebbe aperta la possibilità di recuperare l’acqua nella cerchia dei Navigli posto che prima o poi si arriverà al blocco della circolazione entro le mura spagnole (magari utilizzando il costoso, ma già pagato, sistema di controllo realizzato per quel bluff dell'”ecopass” !)

Si devono pensare interventi infrastrutturali sul territorio in funzione anticiclica:

Ma veniamo alla crisi e a cosa si potrebbe fare  per la città in funzione anticrisi. Anzitutto c’è la questione del finanziamento delle due linee di metropolitana, la 4 e la 5, come pure dei prolungamenti delle linee esistenti

Qui c’è l’assurdo blocco della spesa d’investimento con la ineffabile circolare del Ministro Tremonti anche per quei Comuni che si sono “virtuosamente ” procurati i  mezzi necessari vendendo proprietà o partecipazioni e quindi senza neppure ricorrere all’indebitamento.

Come si può giustificare questo diniego nella attuale situazione che richiede urgentemente spesa pubblica d’investimento in funzione anticrisi?

Un secondo settore  d’intervento è quello delle energie alternative. A Milano esistono molti edifici che potrebbero ospitare ampie superfici di pannelli solari fotovoltaici: lo stadio S. Siro, le superfici delle coperture delle scuole, dei parcheggi di corrsipondenza e di edifici pubblici diversi. Con accordi coi privati utilizzare le coperture di iper e supermercati. Porre obbligazioni in questo senso per tutte le nuove costruzioni.

Un terzo ambito di sviluppo dell’investimento anticrisi  è dato dal Teleriscaldamento. Ci sono già ipotesi che riguardano alcuni quartieri di case popolari che abbisognano di rinnovare vecchi impianti o di utilizzare il calore degli inceneritori. Si tratta di fare un programma di accelerazione per quanto già previsto e di reperimento di altre opportunità. Certamente Figino è sottoutilizzato.

Da ultimo la trasmissione segnali e dati sulla rete elettrica

E’ una possibilità. Perché non avviare sperimentazioni concrete? A2A potrebbe essere all’avanguardia in questo settore innovativo di grandissime potenzialità.

Sono solo alcuni esempi ma che ci dicono che la politica di intervento sul territorio oggi misura su questi nuovi terreni. Le politiche per lo sviluppo sostenibile non sono una ipotesi di lavoro. Sono una necessità. Che in tempi di crisi bisogna ancor più considerare come inderogabile.

Maurizio Mottini



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