8 maggio 2012

NUTRIZIONE: FERMARE LA FOLLIA METROPOLITANA


Gruppi di bambini si fermano stupiti a guardare gli animali preistorici mentre nell’Aula Magna del museo di Storia naturale di Milano si cerca di capire come si possono nutrire le popolazioni del mondo. Questa volta la nutrizione è affrontata nella sua interezza. Col coordinamento del professor Francesco Silva, un gruppo di esperti in varie discipline mette sotto esame i significati più arcaici dei processi di nutrizione nei quali si radica l’identità dei popoli e quelli più attuali che affidano i prezzi dei prodotti alimentari nelle mani della speculazione finanziaria. Che cosa collega mondi apparentemente così differenti? Le risposte vengono dagli esperti dell’Associazione Mondohonline nata per creare network professionali specializzati nella soluzione di handicap sociali.

I problemi della malnutrizione sono visti come le logiche conseguenze di un profondo squilibrio ecologico del pianeta. Fame e patologie da sovra alimentazione emergono come i frutti amari di un sistema costretto a produrre in continuazione carestie, inquinamenti e conflitti. Sono gli effetti collaterali dell’azione di quattro formidabili fonti di squilibrio che si auto esaltano tra loro e che sono: una crescita demografica senza limiti; una cultura convinta di poter dominare la natura; una tecnologia potente e il prevalere di una logica economica orientata al massimo guadagno immediato. Per bloccare carestie e patologie nutrizionali occorre quindi porre mano con decisione alle regole che squilibrano il sistema.

Come intervenire senza cadere nelle trappole delle inutili esortazioni? L’attenzione si concentra sullo sviluppo demografico che risulta sempre più urbano e che genera le megalopoli. Enormi agglomerati umani difficili da governare e assetati di risorse ambientali. Sembra quasi di trovarsi a un nuovo punto di svolta nella storia evolutiva del pianeta. La sopravvivenza della specie questa volta appare legata alle sorti di mastodontici organismi che modificano gli ambienti e pongono richieste estreme ai sistemi agroalimentari. Stiamo correndo verso i dieci miliardi di persone di cui il 70% si troverà probabilmente a vivere in ambienti urbani. In che misura e con quale grado di qualità i sistemi agroalimentari saranno ancora in grado di soddisfare la richiesta crescente di alimenti?

La relazione della professoressa Claudia Sorlini fa il punto sulle condizioni della ricerca ed evidenzia quanto sia delicato il momento attuale. Dopo un cinquantennio in cui ha sfamato il pianeta, si ritrova adesso nella fase terminale di un processo guidato dalla fede incondizionata nei poteri delle tecnologie esasperate. Le previsioni per il futuro non sono affatto positive, ci aspettano periodi caratterizzati da un’offerta inferiore alla domanda. La spesa pubblica in ricerca è ovunque in diminuzione così come lo sono gli incrementi di produzione nonostante i prodotti geneticamente modificati. Appare sempre più chiaro che non sono le tecnologie a risolvere problemi ma i modelli di sviluppo. I modelli prevalenti sono ancora basati sull’industria, l’urbanizzazione incontrollata e i consumi, mentre l’agricoltura è relegata ancora a un ruolo secondario. Da tutto ciò deriva un enorme handicap nutrizionale destinato ad aggravarsi nei prossimi anni, le cifre sono impressionanti.

Un miliardo di persone soffre la fame, altri due sono malnutriti e un altro miliardo soffre di obesità. Il totale supera il 50% della popolazione mondiale. Per il futuro occorre quindi produrre di più, con maggiore qualità e sicurezza e occorre farlo in un modo sostenibile che conservi la biodiversità risparmiando energia e risorse naturali. La ricerca può ancora intervenire con nuove tecniche colturali, biofertilizzanti e interventi di selezione e d’ingegneria genetica ma c’è bisogno di un nuovo tipo di agricoltura. Bisogna produrre tenendo sotto controllo l’inquinamento, risparmiando energie, riducendo l’uso dei prodotti agrochimici e delle risorse idriche, ma soprattutto, conservando l’agro biodiversità. La ricerca offre soluzioni, ma la loro applicazione dipenderà dalla capacità delle società di adottare comportamenti di consumo alimentare nelle città meno compulsivi e più sensibili ai costi energetici richiesti dalla produzione degli alimenti. Con produzioni a Km zero, sviluppo di orti urbani e periurbani, diversificazione delle vendite dirette, filiere corte.

È quindi cruciale fermare l’espansione incontrollata delle megalopoli e impedire che le città continuino a divorare le risorse e il territorio. Gli urbanisti non hanno dubbi. Per Alain Tusseau si tratta di valorizzare la cultura alimentare delle popolazioni locali e rafforzane l’identità con i luoghi. Per Giuseppe Longhi si tratta di gestire il metabolismo urbano per rigenerare le risorse e l’ambiente. Sono molte le città che hanno iniziato a riprogettarsi per gestire i propri processi metabolici. L’innovazione consiste nel governare il ciclo chiuso dei processi naturali senza scaricare all’esterno le negatività costituite da rifiuti e dagli inquinamenti. Anche il ciclo alimentare urbano è oggetto di consistenti investimenti da parte di importanti municipalità metropolitane. Sono le farmers cities che aggregano i cittadini nelle produzioni urbane e arrivano a sperimentare sistemi di produzione in verticale. Emerge un modo nuovo di gestire le città.

Le esperienze innovative si diffondono, ma continua lo spreco alimentare e i dati che riporta la professoressa Ferretto sono meritevoli di attenta riflessione. Infatti, circa un terzo del cibo prodotto a uso umano, va perduto o sprecato. Nei paesi in via di sviluppo la perdita si concentra nella prima parte della filiera alimentare, nelle fasi di produzione, conservazione e distribuzione, mentre nei paesi sviluppati lo spreco si concentra nella distribuzione finale e nel consumo superando i 100 kg procapite. Tutto ciò avviene mentre nuovi poveri si orientano a consumi di trash food e i consumatori più evoluti creano nuove modalità di acquisto dirette con i produttori. Molte città si stanno muovendo in questa direzione. Le ricerche etnografiche internazionali di Francesco Morace ci dicono che nel mondo si va affermando un nuovo paradigma di qualità che, unendosi al criterio della sostenibilità diventa fonte di scelte individuali sensibili ai bisogni della comunità.

Un nuovo rapporto d’interazione con la natura e con le nuove generazioni è del resto o alla base del manifesto per la nutrizione consapevole con il quale Mondohonline è impegnato a costruire una Piattaforma Nutrizionale per offrire servizi alle metropoli dell’Expo 2015. L’architetto Stefano Boeri, intervenuto nella discussione ha condiviso l’approccio “olistico” adottato dal Comitato Scientifico coordinato dal professor Luciano Segre e la concretezza di proposte pratiche che i Milanesi più sensibili al futuro del pianeta e della loro città stanno contribuendo a realizzare.

 

Carlo Alberto Rinolfi*

 

 

*Presidente Mondohonline

 



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