12 marzo 2009

L’impronta ecologica della provincia di Milano


“lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni” (WCED,1987) ecco cosa intende la Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) delle Nazioni Unite con questo termine.  Nonostante tale riconoscimento ufficiale  risalga ormai a più di venti anni fa, allo stato attuale la poca consapevolezza del suo significato si presta a varie strumentalizzazioni, da parte di chi vuole presentare come sostenibile qualcosa che delle volte, forse troppe, così sostenibile non è, sia che si tratti di  “un cucchiaio” o “di  una città”.

Questo breve testo vuole dare qualche spunto ai lettori di Arcipelago Milano per capire come orientarsi tra le diverse proposte che vengono avanzate e presentate col fatidico aggettivo, sostenibile. Affinché ciò sia possibile è necessario che il problema venga misurato, quindi comunicato, in modo tale che  l’utente possa prendere coscienza dello stato delle cose, effettuare una critica, accettare o reagire. Per la questione della sostenibilità globale la cosa non è così scontata, è necessario munirsi di strumenti adeguati allo scopo. Strumenti che consentano di orientarsi sui problemi di sostenibilità prendendo atto di dove ci troviamo, qual è  l’obiettivo da raggiungere e qual è il tragitto meno difficile per raggiungere tale obiettivo.

L’impronta ecologica  è uno degli strumenti utili allo scopo. Applicata allo stile di vita di un individuo, consente di esprimere in estensione di terreno produttivo equivalente la quantità di risorse utilizzate e i rifiuti immessi nell’ecosistema globale. L’ammontare di terreno produttivo indica nello specifico quanto territorio è necessario per generare le risorse che utilizziamo e assorbire i rifiuti che immettiamo nell’ecosistema globale, in particolare i gas che incrementano l’effetto serra, anidride carbonica in primis. Per orientarsi non basta però solo una  bussola,  è necessario  conoscere le coordinate del luogo dove bisogna dirigersi, le coordinate del luogo dove ci si trova, e pianificare il percorso migliore. Nel caso dell’impronta ecologica il luogo dove dirigersi, ovvero la meta finale a cui mirare,  corrisponde alla riduzione degli impatti del proprio stile di vita all’interno di uno specifico limite di sostenibilità che ammonta ad un estensione di terreno produttivo di 1,8 ettari globali pro-capite, corrispondente ad un area circolare di 138 metri di diametro.

Mathis Wackernagel e William Rees inventori e promotori dell’impronta ecologica, sono arrivati a questo dato di riferimento andando a misurare l’estensione delle diverse tipologie produttive di terreno presenti sul globo terrestre e dividendole per il numero delle persone sulla terra in quello stesso anno, arrivando a quantificare quella equa quota di capitale naturale, ai cui servizi poter attingere per soddisfare i propri bisogni (Mathis Wackernagel, William E. Rees, “L’Impronta Ecologica,  come ridurre l’impatto dell’uomo sulla terra”, Edizioni Ambiente, Milano 2000).

Tale analisi ha portato ad ordinare le diverse categorie di terreno in 6 principali sottogruppi: foresta energia (ovvero terreno occupato da foreste necessario per assorbire la CO2 emessa dall’uso delle risorse non rinnovabili), superfici agricole, pascoli, foreste necessarie per produrre legname e derivati (cellulosa, ecc.), edificato e mare produttivo.

Se il limite della soglia di sostenibilità  pari ad 1,8 ettari globali pro-capite indica la meta da raggiungere, il recente studio sull’impronta ecologica della provincia di Milano dà informazioni su dove ci troviamo ora. La tabella sotto riportata mostra in sintesi i risultati dello studio (elaborato da Ambiente Italia Srl Milano per la Provincia di Milano.

L’impronta ecologica di un abitante rappresentativo della media della provincia di Milano non si discosta molto dalla media italiana e  ammonta a  4,17 ettari globali (l’impronta ecologica dell’italiano medio è di 4,15 ettari globali, valutazione del 2006 su dati del 2003).  Se il limite di riferimento è 1,8 ettari globali, ciò significa che si è al di fuori della sostenibilità e che  saranno necessari quasi tre  pianeti per consentire alle future generazioni di condurre lo stesso stile di vita che si conduce nella provincia di Milano adesso.

Notando più da vicino a quanto ammontano le  diverse categorie di terreno coinvolte dagli impatti analizzati nello studio, si hanno utili indicazioni sul  possibile percorso da compiere per una riduzione di tale livello di insostenibilità. Il contributo dell’impronta di terreno per l’energia ammonta infatti a 2,56 ettari globali per persona, si tratta dell’area a bosco necessaria per assorbire le emissioni prodotte in seguito all’uso di risorse non rinnovabili.  Per muoversi verso la sostenibilità, di conseguenza, è necessario partire dalla riduzione delle emissioni di CO2 da fonti non rinnovabili. Resta quindi da capire, ma lascerei la questione ad un prossimo approfondimento come ciò possa avvenire. Inviterei quindi il lettore ad un esame di coscienza guidato da alcune riflessioni sulle diverse impronte divise per categorie di consumo (cibo, trasporti, abitazione, beni e servizi vedi tabella),  per capire che, quando si parla di diminuzione delle emissioni climalteranti, non si parla solo di risparmio energetico nelle abitazioni e di mobilità, esigenze comunque prioritarie, ma anche di alimentazione, beni e servizi. La recente diffusione dei gruppi di acquisto solidale a Milano è un segnale forte di tale presa di coscienza.

impronta-ecologica

Matteo Clementi  Impronta ecologica della provincia di Milano, componenti e categorie di terreno (fonte: Provincia di Milano, Impronta Ecologica della provincia di Milano, 2008 Milano, pag.30. Rapporto elaborato da Ambiente Italia Srl Milano) e scaricabile interamente dal sito leggi subito

 

L’impronta Ecologica si calcola in ha/abitante.



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