20 marzo 2012

Scrivono vari 21.03.2012


 

Scrive Ezio Antonini ad ArcipelagoMilano – Quando l’Ingegner De Albertis venne nominato Presidente della Triennale, suscitando vivaci reazioni (come testimoniato anche da “Arcipelago Milano”), in data 11 Febbraio scorso apparve su “Repubblica” un articolo di Jacopo Gardella nel quale- sotto forma di una “lettera aperta” al neo Presidente – gli si chiedeva di rinunciare al parcheggio sotto la piazza di S. Ambrogio, ossia all’opera più contestata dai nostri concittadini: dimostrando se egli intendeva guidare una prestigiosa istituzione culturale nell’interesse di tutti i milanesi oppure privilegiare gli interessi della propria impresa di costruzioni, promotrice ed esecutrice del discusso parcheggio.

Come molti ero convinto che l’Ingegner De Albertis avrebbe finto di ignorare questa proposta provocatoria, ma in realtà mi sbagliavo. Infatti sul “Corriere della Sera” di venerdì 16 Marzo è apparsa una notizia su sei colonne dal titolo “Box dimezzati in Sant’Ambrogio. Tre piani al posto di cinque” e sopra il titolo il seguente commento “la nuova proposta potrebbe essere la soluzione per uscire dall’impasse”. Leggendo l’articolo si capisce meglio che la proposta del costruttore consiste nel mantenere i tre piani di box da vendere privatamente (per la durata di 90 anni) eliminando invece per l’intero i parcheggi a rotazione!

Non occorre essere uno specialista di diritto amministrativo per essere consapevoli che – in questo tipo di concessioni – l’interesse pubblico risiede esclusivamente nei parcheggi a rotazione, mentre l’interesse d’impresa del concessionario sta nella vendita dei box privati.

Nel caso in esame, poi, la discutibile giustificazione di questa operazione – che ha sconvolto ormai da anni tutto lo spazio pubblico intorno al complesso monumentale – era dato dalla possibilità di liberare lo spazio al suolo dalla sosta indiscriminata delle auto, che mortificavano uno dei luoghi più amati dai milanesi. Di fronte a questa esigenza, l’Ingegner De Albertis propone di eliminare totalmente la sosta a rotazione, rendendo così impossibile l’unica scusante per questo intervento!

Si ricorda fra l’altro che secondo la Convenzione del 20 aprile 2006 i piani destinati alla vendita privata erano solo due, ma che il concessionario subordinava il riconoscimento del compenso pattuito a favore del Comune di Milano (soltanto virtuale, perché decurtato dalle spese di progettazione e di esecuzione delle opere) al riconoscimento del diritto di approvare un quinto piano interrato da destinare ad altri 118 box privati!

Ma l’Amministrazione Comunale non si esprime sulla nuova proposta?

La giudica una idea interessante o un affronto alla intelligenza dei milanesi?

E il Presidente della Triennale non ha nulla da dire?

 

Scrive Gianluca Bozzia ad ArcipelagoMilano – L’intervista alla Benelli svela il nulla dopo oltre nove mesi dalle elezioni: c’è il regolamento del 1994 da attuare, c’è una delibera minima e la Benelli sta ancora parlando di quello di cui parlavamo a settembre 2011, Municipalità e policentrismo da realizzare entro il 2016?! Vediamo di farlo entro fine anno, visto che ne va della competitività e quindi del benessere di tutti come ricordano Quartapelle e Censi del PD. Nel 2014 la Provincia sarà auspicabilmente chiusa, quindi noi dobbiamo per tempo dare il colpo di grazia a quello spreco prima delle eventuali elezioni e riorganizzare la città metropolitana e i municipi nel 2012. Grazie ancora per il suo servizio encomiabile!

 

Scrive Ezio Chiodini a Giuseppe Ucciero – Ho letto l’articolo di Ucciero sulla partecipazione. Sono perfettamente d’accordo. Un conto, infatti, è “ascoltare”, un altro predisporsi al coinvolgimento partecipativo e stimolarlo: questa sì, sarebbe una innovazione politica di fondamentale importanza. C’è anche un aspetto che va oltre il significato politico. Quello economico. Allargando il concetto di partecipazione si potrebbe pensare – sull’esempio di realtà di città straniere, in particolare francesi – a un coinvolgimento attivo dei cittadini disposti a collaborare: professionisti, artigiani, e via discorrendo che potrebbero mettere le proprie capacità a favore di Milano per lo svolgimento di attività organizzate dal Comune. Nella sostanza, in una città dove un terzo della popolazione ha più di 65 anni e quindi si può supporre sia in buona parte in pensione e quindi disponibile, la mobilitazione di questa fascia potrebbe costituire una risorsa fondamentale per lo svolgimento di attività che contribuiscano a migliorare il tenore di vita sociale della comunità. Certo, ci vuole la volontà di organizzare tutto ciò. Una volontà in primis politica perchè annulla l’imperativo “non disturbate il manovratore”.

 

 

 



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