13 marzo 2012

VIAGGIO AL CENTRO DELLE STAMINALI


Attraverso un contagio di massa, la passione per la ricerca è stata trasmessa agli studenti delle scuole superiori che, venerdì 9 marzo, gremivano l’Aula Magna dell’Università di Milano. L’evento, organizzato da UniStem, ha coinvolto 9.000 ragazzi in venti università del Paese. Ad aprire la giornata è intervenuta Elena Cattaneo, una dei fondatori dell’associazione e professore di Farmacologia che, in un mix di pepe e scienza, ha conquistato gli studenti parlando di ricerca e cellule staminali. Lo sviluppo dei mammiferi procede a senso unico con cellule che man mano si specializzano. È, infatti, solo nelle prime fasi dello sviluppo che tutte le cellule hanno la capacità di trasformarsi in uno qualsiasi dei 220 tipi cellulari del corpo umano.

Tre sono i tipi di cellule staminali, ha spiegato Fulvio Gandolfi, professore di Embriologia e Terapia Genica e Cellulare. Le “embrionali” si estraggono dalle blastocisti sovrannumerarie, che possono essere riprodotte in vitro in modo illimitato senza che perdano quella loro straordinaria potenza differenziativa. Nell’agosto 2010 sono state scoperte le “iPS“, cellule che non esistono in natura, solo in laboratorio. Si tratta di una riprogrammazione cellulare, a ritroso nel tempo, fino allo stato embrionale, che genera una nuova staminale: tra poco si riuscirà a trasformare una cellula della pelle in una del cuore, saltando il passaggio dello stadio embrionale.

Le “adulte“, infine, sono presenti nei tessuti e hanno la funzione di rigenerare le cellule obsolete. Le staminali ematopoietiche ogni giorno sono capaci di rifare 200 miliardi di globuli rossi. Ricca di staminali è anche l’epidermide, che perde 30 mila cellule al minuto dal suo strato superficiale. Al polo opposto troviamo il cervello nel quale, ogni giorno, muoiono 85 mila neuroni sottocorticali che non sono più rimpiazzati, si credeva. Per fortuna, negli anni ’90 è stata confermata la neurogenesi: anche il cervello adulto ha la sua piccola produzione di staminali in due aree, l’ippocampo e la zona sottoventricolare. Sappiamo che l’attività neurogenetica dell’ippocampo è sollecitata da un ambiente “arricchito” e dall’attività fisica. A dimostrazione del valore di questo doppio stimolo è intervenuto Daniele Gilardoni, undici volte campione del mondo di canottaggio, una laurea e un master alla Bicocca. Forse nei suoi neuroni sono presenti le “4D” come lui le ha definite: Dedizione, Determinazione, Disciplina e Dare qualcosa in più.

L’infusione di staminali in bambini con distrofia muscolare, effettuata al San Raffaele dal neurologo Yvan Torrente, ha avuto buoni esiti. Lo scopo è isolare le cellule affette dalla sindrome e reimpiantarle dopo aver corretto il gene. Torrente ha dichiarato che le staminali sono la speranza terapeutica per alcune malattie, non solo per bloccare la degenerazione, come di solito succede con la maggior parte dei farmaci, ma per correggere la mutazione dei geni o almeno di riuscire a controllarla.

Giuseppe Remuzzi, direttore del Dipartimento di Immunologia e Clinica dei Trapianti di Bergamo, ha lasciato tutti ammirati. Oltre ad aspirare a progetti ambiziosi, come creare in laboratorio un rene umano, ha sfoggiato un’eloquenza formidabile, che unisce il sapere a una raffinata eleganza. Che cosa si nasconde dietro alla morte di Cavour? “La carriera del più grande statista dei tempi moderni è stata stroncata da medici italiani che sono rimasti indietro”. L’articolo era apparso su “The Lancet”, nel 1861, sconvolgendo gli inglesi che la medicina moderna l’avevano imparata da noi due secoli prima. Infatti, intorno al 1600, chiunque aspirasse a essere un medico di valore veniva in Italia a studiare. Remuzzi ha esortato tutti i giovani: “Fate tornare quei giorni di gloria!” e quella voce è entrata nel sangue anche a chi giovane non è più.

Non poteva mancare l’intervento dello scienziato che per eccellenza esalta doti di onniscienza e ubiquità in tutte le branche della scienza. Giovanni Bignami, astrofisico, promotore dei tempi gloriosi dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ora presidente del COSPAR (Committee on Space Research) e dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), è il profeta del momento. Ma non cade nell’errore di fare previsioni smentite dai fatti. Nel suo saggio “Cosa resta da scoprire” ci elenca le innovazioni dei prossimi cinquant’anni, già a portata di mano. Per esempio, la possibilità che ci ricresca un arto come succede alle lucertole e ai granchi. Non ci resta che aspettare la cometa di Halley nel 2062, magari la saluteremo alzando il nuovo braccio che ci è ricresciuto.

Cristina Bellon

 



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