HYSTERIA

di Tanya Wexler [Gran Bretagna, Francia, Germania, 2011, 100’]

con Maggie Gyllenhaal, Hugh Dancy, Rupert Everett, Jonathan Pryce.

 

Nell’Inghilterra vittoriana, Mortimer Granvill (Hugh Dancy), giovane e attraente medico, trova lavoro al servizio del noto dottor Dalrymple, specialista nella cura dell’isteria femminile. L’isteria è una patologia a cui l’anziano medico associa da sempre ogni tipo di nevrosi femminile. Tristezza, frustrazione, depressione vengono unite e alleviate con un’unica e invariabile cura, il parossismo.

Il dottor Mortimer, stanco di ospedali obsoleti e di medici conservatori, scopre in questo inusuale trattamento un’insospettabile efficacia e un’agognata gratifica alla sua missione. Vittima, però, del suo successo, i crampi alla mano non gli consentono di praticare le carezze terapeutiche a cui aveva abituato le proprie pazienti. La complicità di un amico bizzarro e geniale, Lord Edmund St. John-Smyth (Rupert Everett), gli permette di dar vita a una futile, ma quanto mai avveniristica, rivoluzione. Un anonimo attrezzo per la polvere si trasforma nel primo strumento di piacere elettrico.

Se il binomio tra il medico e l’inventore rappresenta il lato più divertente, il conflittuale rapporto con Charlotte (Maggie Gyllenhaal), donna emancipata e femminista, contiene l’essenza del film. Mortimer, grazie alla figlia ribelle del dottor Dalrymple, capisce che l’isteria è solo la maschera dietro cui vengono nascoste le frustrazioni di un’eterna sottomissione alla volontà maschile.

Questa frivola scoperta della medicina viene utilizzata brillantemente da Tanya Wexler per creare situazioni comiche che grazie a un tocco raffinato le permettono di non scadere mai nella volgarità. Considerato l’argomento, una piccola rivoluzione femminile.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo, Ducale, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca.

 

MARILYN A CANNES

«Voglio dire che se sono una Diva lo devo al pubblico. Ma lo devo solo al pubblico e non a una casa cinematografica, o a chiunque altro» [Marilyn Monroe DVD, libretti interni dei due cofanetti DVD, 20th Century Fox Italia, 2002], disse Marilyn tempo fa descrivendo la sua vita. A differenza del dire comune, infatti, l’attore viene glorificato a divo grazie alla sua capacità di esaltare le masse; François Truffaut, in un suo articolo, descrisse come «agli inizi degli anni ‘50, il “padrone” della Twentieth Century Fox, Darryl Zanuck, offriva le parti migliori a Bella Darvi di cui era innamorato, ma i film che ne venivano fuori erano tutti dei fiaschi; nella stessa compagnia si trovava una “stock girl” a cui venivano affidati solo ruoli secondari, ma ogni sua apparizione sollevava l’entusiasmo del pubblico sin nel cuore dell’America. Fu così che, malgrado la Fox, ma grazie al pubblico, Miss Monroe diventò Marilyn» [Il piacere degli occhi, François Truffaut, Marsilio, 1988, p.143].

Hollywood ha regalato un’infinità di attrici che sono state protagoniste della storia del cinema: Ingrid Bergman, Grace Kelly, Greta Garbo, Bette Davis, Elizabeth Taylor, e l’elenco potrebbe continuare lungo. Soltanto una però ha manipolato l’immaginario collettivo con la “prepotenza” di Norma Jeane Baker, in arte Marilyn Monroe o – più sensualmente – Marilyn.

La vita di Marilyn è apparsa in molte biografie, narrata e chiacchierata sui giornali scandalistici, tortuosa e avvolta di mistero fino all’ultimo giorno, quel 5 agosto del 1962, trovata morta distesa sul letto, nuda. Omicidio? Suicidio? Ancora se ne parla. Noi, a cinquanta anni dalla sua morte, preferiamo rimanere incantati davanti al mistero della sua sensualità piuttosto che sproloquiare. Abbagliati dall’ironia che ha in A qualcuno piace caldo [Billy Wilder, 1959], “confusi” dalla gonnellina che si alza scoprendole le gambe in Quando la moglie è in vacanza [Billy Wilder, 1955].

Il suo corpo cinematografico diventa un mito popolare, un’icona. Se ne accorse Andy Warhol che «disegnò una cornice intorno al viso di Marilyn in una fotografia pubblicitaria per il film Niagara, trasformò la fotografia in un telaio serigrafico e il viso di Marilyn divenne così una maschera riproducibile all’infinito» [Andy Warhol, Arthur C. Danto, Einaudi, 2010, p.42].

Il Festival di Cannes in programma quest’anno [16-27 maggio] celebra la diva ritraendola nella locandina in un momento di intimità: una festa di compleanno. Marilyn – a cinquanta anni dalla sua scomparsa – soffia sulle candeline di Cannes che, nel 2012, compie 65 anni. Noi, amanti del cinema, continuiamo a sognare le sue forme, ci appassioniamo rivedendo le sue interpretazioni come fosse sempre la prima volta e, nel mentre, lievitiamo il suo divismo portandone avanti il mito.

Paolo Schipani

 

 

questa rubrica è a cura di Marco Santarpia e Paolo Schipani

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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