29 febbraio 2012

EXPO. PROTOCOLLO. UNO STOP ALLA ‘NDRANGHETA


Nella giornata del 13 febbraio 2012, alla presenza del ministro dell’Interno, presso la prefettura di Milano, il prefetto Gian Valerio Lombardi e l’amministratore delegato di Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, hanno siglato il Protocollo di legalità per il contrasto ai fenomeni di infiltrazione criminale negli appalti concernenti le opere essenziali in vista di Expo 2015.

Le linee guida per i controlli antimafia, dettate dal comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere, riguardano i controlli “senza limitazioni di soglie sul valore degli appalti“, l’obbligo di informare il prefetto anche per contratti e sub-contratti “a cascata”, piena tracciabilità dei flussi finanziari e verifica di quelli di manodopera. Inoltre, è previsto l’obbligo per tutte le imprese di denuncia di ogni tentativo di estorsione, di certificazioni antimafia rilasciate dalla prefettura per tutta la filiera, indipendentemente dalla sede della società e della presenza, in tutti i contratti, di una clausola risolutiva in caso di esito positivo di controlli antimafia effettuati successivamente alla firma.

Per rendere operativo quanto sottoscritto dal predetto Protocollo, Expo ha realizzato Si.G.Expo, una piattaforma informatica per la gestione telematica di tutti i contenuti dell’intesa, compresa un’anagrafe degli esecutori, e altri strumenti per un completo monitoraggio dell’attività dei cantieri con dati relativi a contratti, assetti proprietari e manageriali, conti e tracciabilità finanziaria. Per velocizzare e ottimizzare le procedure di controllo delle società iscritte all’elenco, la struttura Si.G.Expo verrà integrata con le White List, il sistema di gestione informatizzata delle richieste di iscrizioni nell’elenco della prefettura. Il 22 febbraio si è tenuto un incontro di aggiornamento tra prefettura e sindacati sulla complessa tematica.

L’adozione di tale Protocollo è davvero un importante passo avanti verso quella “concretezza del controllo” che auspicavamo in interventi precedenti, dando conto della creazione di organismi istituzionali di tutela della città contro l’espansione della criminalità organizzata, quali la Consulta Antimafia istituita dal Sindaco e la Commissione Consiliare Permanente in seno al Consiglio Comunale.

È evidente che il complesso meccanismo degli appalti edìli e di servizi, aperti in vista di Expo 2015, è un potenziale rischioso mezzo di infiltrazione di forze criminali in ambito pubblico e le procedure di controllo di cui abbiamo parlato in precedenza possono essere davvero un utile strumento di contrasto in tal senso. Il sistema di gestione informatizzata SI.G.Expo è un mezzo ad altissima sofisticazione informatica e quindi ci attendiamo davvero grandi risultati in tema di tracciabilità di ogni compagine sociale.

Tuttavia andrà rodato, testato sulla complessità quotidiana e si dovrà verificare se davvero sia immune da errori di verificazione e, soprattutto, se riesca concretamente a evidenziare eventuali società fittizie, intestazioni “di comodo”, oggetti sociali celati, etc… Insomma, la criminalità organizzata a Milano, soprattutto in settori ad alto tasso di redditività quale quello degli appalti, si difende con i denti e utilizza tutti i sistemi di un raffinato capitalismo: la verifica istituzionale dovrà pertanto essere scaltra e capillare per ottenere il successo sperato.

Tra l’altro, a modesto avviso di chi scrive, un sistema informatico di tal genere potrebbe essere l’apripista, anche a livello nazionale, di un sistema di controllo capillare per la tracciabilità fiscale relativa alla posizione di ogni cittadino, con conseguenti positivi risultati in tema di lotta all’evasione fiscale.

Altra riflessione deve essere fatta per l’obbligo, previsto dal Protocollo, di denuncia all’Autorità Giudiziaria da parte di tutte le società della filiera edile in caso di condotte estorsive in proprio danno. È regola di comune civiltà che, verrebbe da dire, in un sistema moderno quale il nostro, dovrebbe essere prassi comune. Non è decisamente così. I recenti fatti di cronaca di questi ultimi mesi relativi alle indagini dell’Autorità Giudiziaria in tema di infiltrazioni della criminalità organizzata in realtà locali dell’hinterland milanese hanno dimostrato che spesso gli imprenditori ricoprono il ruolo ibrido di “persone offese” di attività estorsive criminali, ma anche a loro volta di appartenenti all’organizzazione criminale stessa di cui godono anche i favori professionali.

Questo collante tra criminalità e imprenditoria rappresenta un forte rischio intrinseco per la trasparenza degli appalti, in quanto l’omertà di categoria rischia di rendere davvero difficoltoso ogni controllo dello Stato. Occorre, quindi, che anche sotto questo profilo, l’attività pubblica sia capillare, prevedendo gli aspetti repressivi del caso, ma anche un’attività di impulso all’imprenditoria, soprattutto in favore di quella medio-piccola, affinché stia distante dai poteri criminali e concorra davvero allo sviluppo di un’economia sana, nell’interesse di tutti.

 

Ilaria Li Vigni

 



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