31 gennaio 2012

ALDA MERINI, L’ANTRO DI CIRCE SUI NAVIGLI


Un regno di carta e di fumo sui Navigli, in Ripa Ticinese al numero 47: lì Alda Merini ha trascorso la sua vita per oltre cinquantanni e lì si è spenta nel novembre 2009. “Una piccola stanza dove ci si stava appena, un eterogeneo mondo di oggetti accatastati, di libri introvabili, di pareti scarabocchiate con la matita: nomi, numeri del telefono, piccoli disegni indecifrabili” (1). Mozziconi di sigarette e polvere, che per la penna della scrittrice “zingara e sigaraia era polvere di ali di farfalle, come sono i pensieri e se la togli, non volano più“.

Poi a seguito della morte lo sfratto e gli scatoloni catalogati, imballati e numerati, preparati dalla figlia Emanuela Carniti, aiutata da alcuni amici e dai rappresentanti del Comitato Pronome Alda Merini, hanno trovato destinazione in un deposito, in attesa che per quei simboli e ricordi della bottega delle idee e dei pensieri della poetessa le autorità municipali individuassero una più degna destinazione.

L’ex tabaccheria di via Magolfa 32, a ridosso del Naviglio Grande, a pochi passi dalla casa dove abitò la Merini, è ora la sede della casa-museo su due piani per la poetessa di Milano, che ricrea una ricostruzione dell’abitazione con i mobili realmente appartenuti ad Alda, alcuni vestiti e gli oggetti personali da cui non si separava mai, come il letto, il pianoforte, le collane, il rossetto rosso fuoco e le sigarette. Un percorso di pannelli, intitolato «Sono nata il ventuno a primavera», racconta la biografia della poetessa e presenta alcuni dei suoi versi più belli.

«Casa Merini. Atelier della parola giovane» è anche un atelier di poesia che può ospitare corsi e laboratori per giovani aspiranti poeti e accogliere incontri, eventi culturali, dibattiti e reading letterari.

Manoscritti, soprammobili e effetti personali non esauriscono, però, il tesoro “dell’antro di Circe” sui Navigli: rimangono le pareti-quaderno, gli intonaci scritti e dipinti dalla poetessa, ricchi di iscrizioni autografe, graffiti e autoritratti. L’appello delle figlie a salvare il muro ove la madre scriveva i suoi appunti con penne e rossetto è stato sostenuto anche online da molti milanesi, tra cui Adriano Celentano, e il Comune si è impegnato a recuperare con una tecnica di alto restauro e traslocare le parti più significative degli intonaci nella casa-museo, dove il pubblico potrà leggerli e ammirarli.

Il sindaco Pisapia si è attivato in prima persona per accogliere l’appello di tanti milanesi e ha garantito che, malgrado le difficoltà economiche del Comune, sono stati trovati i 40.000 euro per salvare in tempi brevi il muro che Alda Merini ha trasformato in un’opera d’arte. E con il muro la porta d’ingresso dell’appartamento, anch’essa piena di graffiti e scritte. I lavori inizieranno alla metà di gennaio e sono stati affidati dal Comune di Milano allo Studio Barbara Ferriani, in collaborazione con la Soprintendenza.

Chissà che a breve in quelle stanze al quartiere dei Navigli non risuonino come sottofondo anche le parole di «Sono nata il ventuno a primavera» con la voce intensa di Milva.

 

Rita Bramante

 

  1. A. MERINI, Un bacio dalle anticamere del silenzio, a cura di Canzio Bogarelli, Zanetto ed., 2010


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