24 gennaio 2012

ORA UNA LEGGE PER MILANO


La Giunta Pisapia ha rispettato il “Patto di stabilità” nel 2011 dovendo affrontare un “buco” di bilancio maldestramente celato dalla gestione Moratti di oltre 300 milioni con meno di cinque mesi per farlo. La necessità finanziaria per il semplice pareggio nel 2012 è di oltre 500 milioni di euro, inserendosi in una serie storica che ci dice senza possibilità di dubbio che le Giunte di centrodestra da almeno sei anni hanno generato un disavanzo annuale primario di almeno 350 milioni che hanno coperto utilizzando dividendi e dismissioni non pianificate, praticamente vendendosi il garage di proprietà per comprare la benzina lasciando per di più un debito a livelli stellari (oltre 4 miliardi di euro, uno dei più alti pro capite di Italia ).

Ma la situazione non è rosea nemmeno a Torino se la Giunta Fassino non ha potuto rispettare il Patto a causa del debito lasciato dalle amministrazioni precedenti, politicamente omogenee peraltro, generato essenzialmente a causa dei costi delle Olimpiadi, pur con una situazione migliore sul terreno del disavanzo corrente.

È del tutto evidente che questo livello di disavanzo non è in alcun modo ripianabile agendo esclusivamente sul piano del taglio delle spese: tra spending review e incrementi tariffari già decisi o di fatto ineludibili, comunque effettuati con il massimo rigore anche perché avranno un effetto strutturale di risanamento di bilancio sugli esercizi successivi, è certamente impossibile l’operazione di risanamento di bilancio in un solo anno agendo essenzialmente sulla leva delle tasse e tariffe.

Si aggiunga che è indispensabile poter avviare investimenti per almeno euro 200 milioni: trasporti, ambiente e qualità della vita, cultura, assistenza “esclusi” e disagiati sono in prima approssimazione quattro ineludibili filoni di intervento.

Nello stesso tempo il governo Monti ha avviato – o meglio continuato – un’opera di drastica riduzione del deficit corrente con una forte operazione di accentramento delle entrate e riduzione delle uscite concentrate solo ed esclusivamente sulla riduzione dei trasferimenti agli enti locali. È esemplificativo l’esempio della reintroduzione dell’ex Ici prima casa, ora Imu: l’incremento di entrata è interamente incamerato dal Governo centrale perché all’apparente restituzione di “autonomia impositiva” ai Comuni corrisponde una riduzione ulteriore più che proporzionale dei trasferimenti centrali in maniera tale che a Milano, a fronte di un aumento degli esborsi dei cittadini per tasse sulla casa di circa 500 milioni di euro il gettito comunale netto diminuisce di circa 10 – 15 milioni di euro, costringendo di fatto il Comune stesso a ragionare sulle addizionali, vale a dire un ulteriore incremento della pressione fiscale.

Non molto diversamente da Tremonti il professor Monti assegna al Comune il ruolo di gabelliere per proprio conto, nel silenzio pressoché generale non solo dei “federalisti” che fino a qualche tempo si trovavano in ogni cantone politico, ma nell’acquiescenza totale silente delle Regioni, massime la famosa Regione più virtuosa d’Italia e d’Europa – ma che dico, del mondo! – la Lombardia di Formigoni, per la quale non posso che reiterare la mia richiesta di abolizione e abrogazione del grumo neocentralista e parassitario che si è addensato in questi lunghi anni di “regno” del Celeste Governatore.

Milano è tornata a essere un punto di riferimento nazionale sul piano politico, con la novità dell’elezione ancora non ben compresa in tutto il suo significato del sindaco Pisapia; sul piano amministrativo, avviando il risanamento gestionale e contabile; sul piano della capacità di governo, rimettendo in moto in poco tempo la macchina arenata dell’Expo 2015 e con l’esperimento dell’Area C, cui guarda tutta Italia e non solo.

Un altro nodo è ormai arrivato al pettine, perché necessità e circostanze spingono verso il prioritario rilancio dell’obiettivo della Grande Milano Area metropolitana. La soppressione delle Province, il gradimento bassissimo per tutte le istituzioni che non siano il Presidente della Repubblica e il Comune, la consapevolezza che i problemi di traffico e ambiente, per citare il più importante fra quelli fin qui affrontati in questi primi mesi, non possono essere risolti se non su scala metropolitana, la necessità di affrontare il tema trasporti “oltre” i limiti imposti dal confine comunale, la leadership indiscussa riconosciuta al sindaco Pisapia su tutto il territorio, tutto concorre a dire “se non ora, quando?”.

Esiste anche un termine, il mese di aprile, oltre il quale la competenza diventerà interamente regionale e le difficoltà di convivenza con la leadership formigoniana renderebbe tutto molto più complicato, a partire dalla destinazione del patrimonio della sopprimenda Provincia, sul quale già si allunga l’ombra neocentralista di Palazzo Lombardia.

Occorre richiedere subito al Governo una Legge per Milano che definisca un iter semplificato per la città metropolitana e ne fissi tempi e passaggi certi, anticipando il più possibile alcune realizzazioni. È necessario, per esempio, consolidare immediatamente i poteri in materia di trasporti pubblici in capo al sindaco di Milano – e questo non può che avvenire per legge, essendo il metodo dell’accordo fra enti fallito già troppe volte – introducendo misure per favorire l’integrazione societaria e tariffaria delle aziende di trasporto pubblico dell’Area.

Ma Milano deve mettersi alla testa del movimento delle autonomie locali, come sempre negli anni migliori, per ottenere la revisione del Patto di stabilità e la stipulazione di un nuovo patto per il federalismo fiscale differenziato per dimensione e importanza dei Comuni. Occorre avviare una negoziazione con il Governo centrale per ottenere un grado di autonomia finanziaria, impositiva e strategica sia attraverso l’attenuazione della pressione fiscale sui contribuenti milanesi, sia attraverso l’eliminazione di vincoli generali (possesso municipalizzate, patto di stabilità etc) che limitano le alternative di azione del Comune, sia infine attraverso il riconoscimento dell’importanza e della criticità della realizzazione dell’Area Metropolitana e dell’Expo 2015.

Milano può esprimere una capacità di governo e di rilancio a patto di non essere limitata da una visione burocratica e centralista che pretende di dettarle le stesse leggi valide per Castellammare di Stabia o per la Dronero che dette i natali a Giolitti. La “forza gentile” dell’amministrazione Pisapia dovrà necessariamente dispiegarsi anche in questa direzione.

 

Franco D’Alfonso



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