25 ottobre 2011

CARO PD, VENGO CON QUESTA MIA PER DIRTI…


Vorrei fare qualche riflessione partendo dalla necessità che abbiamo di superare l’immagine negativa dei partiti e in particolare del nostro, il Partito Democratico, che ci sta più a cuore. Per superare un ritardo nell’ascolto di chi ora chiama in causa la politica, per non lasciare cadere nel nulla i tanti gridi di allarme che ci arrivano, dobbiamo avvicinare di più la nostra azione politica alla vita reale. Per riuscire è necessario crescere dal punto di vista del coinvolgimento e della partecipazione, ascoltando le proposte di cambiamento.

Dobbiamo saper incrociare le nostre battaglie per i diritti con le richieste di chi non si sente più rappresentato dagli attuali partiti, visti solo come strumento per le ambizioni di alcuni. Dobbiamo tenere insieme indignazione e problemi sociali, uguaglianza e regole etiche, dobbiamo riconoscere le rivolte civiche e trasformarle in proposte politiche, perché i giovani, ma non solo, vivono nella sensazione di una totale assenza di futuro, sensazione che esprimono con messaggi fortissimi per denunciare soprattutto il fallimento di un modello di sviluppo e di un sistema economico non più adatti alla società contemporanea.

Noi dobbiamo avere il coraggio di essere in collegamento con chi sente il vuoto attorno e con chi suggerisce o chiede modelli sociali alternativi, di continuare il dialogo con questa società in cambiamento e di lavorare con impegno per realizzare una vera partecipazione democratica orizzontale. Da insegnante mi viene in mente questo paragone: ogni alunno ha strategie di apprendimento differenti, e il nostro compito è quello di trovare gli strumenti per favorire la consapevolezza e l’inclusione di tutti. Ecco, la stessa cosa deve succedere nella nostra straordinaria palestra milanese che ci permette di sperimentare una forma di partito innovativa, che sa includere movimenti, associazioni, possibili elettori ed elettrici – e il nostro partito è lo strumento migliore!

Durante l’entusiasmante campagna elettorale milanese, siamo riusciti a lavorare con generosità e in sinergia con molte persone che avevano perso la fiducia nei partiti. Ora dobbiamo sistematizzare le nostre modalità – avevamo un obiettivo comune che era vincere per Milano, ora abbiamo un obiettivo più grande vincere per il paese – dobbiamo avere il coraggio di dichiarare questo obiettivo e di darci degli strumenti, partendo dall’esperienza milanese che va recuperata il più in fretta possibile: creare tanti spazi pubblici vissuti e agiti, come dice Hanna Arendt, dobbiamo favorire e organizzare la vita activa.

Il nostro lavoro deve partire anche dai circoli: creare sinergie su iniziative comuni al progetto per la nostra città, temi precisi che tutti i circoli poi possano declinare in base alle specificità territoriali, ma che chiunque possa riconoscere come proposte del PD o sostenute anche del PD. Penso alla raccolta firme per “L’Italia sono anch’io”: battaglie che nascono ascoltando chi, con passione, competenza ed energia segue già alcuni progetti per costruire un futuro diverso. I circoli devono essere aperti a tutti, elettori, iscritti e chiunque voglia partecipare, le forme di incontro possono essere molteplici, in alcuni circoli già si sperimentano, e l’unico limite è la fantasia!

Potremmo guardare all’esperienza delle donne, partita dai movimenti ai quali abbiamo partecipato fin dall’inizio anche come donne del PD, lavorando molto insieme alle altre, condividendo obiettivi e proposte nel rispetto di un equilibrio che dava valore a tutte le identità presenti. Così siamo arrivate alla creazione di un comitato fatto di molte anime, grazie al quale abbiamo organizzato “piazza della Scala” a Milano il 29 gennaio, e poi la grandissima protesta del 13 febbraio, alla quale hanno partecipato tantissime donne dalle provenienze più diverse e anche molti uomini. Ecco, questo percorso condiviso, anche nella sua complessità, ci ha permesso di essere parte di un gruppo di movimenti e associazioni, mantenendo comunque il nostro ruolo come donne di partito.

Credo che questo possa essere un esempio di modalità innovativa e altre saranno le sperimentazioni già realizzate: ma tutte vanno sistematizzate perché il metodo conta quanto il merito, proprio in questa città. Questa è la nostra grande occasione, vorrei ripetere ancora…. se non ora quando?

 

Diana De Marchi



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