12 ottobre 2011

EXPO: IL BILICO DELLE ELEZIONI


La telenovela dell’Expo la stiamo vivendo giorno per giorno sulla nostra pelle e arros-siamo collettivamente ma non ci possiamo fare nulla, perché se solo dipendesse da noi, ce la metteremmo tutta e probabilmente riu-sciremmo a dar corpo a una manifestazione che forse non entrerà nella Storia ma che ci farebbe ricordare come un Paese preoc-cupato del destino del mondo. Ma non è così.

Il sindaco Pisapia nel suo ultimo pellegri-naggio a Roma si è sentito dire per l’enne-sima volta che il Governo darà i soldi che si è impegnato a dare se li avrà, comunque spalmati da qui al  2023, cosa che potrà funzionare solo se Comune, Regione e Provincia potranno derogare al “patto di stabilità”, il capestro che un Governo scialacquatore di suo ha imposto agli enti locali. Mettiamo in fila le amare considerazioni.

Queste manovre da finanza creativa sono il male del nostro Paese e nello specifico costringeranno le amministrazioni locali a indebitarsi col sistema bancario per far fronte agli impegni nei confronti dei fornitori e delle imprese e, probabilmente, a praticare la cattiva abitudine di ritardare i pagamenti per indisponibilità di cassa.

Da quanto tempo si va dicendo che i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione sono una delle cause della crisi economica delle imprese e quindi del Paese? Gli enti locali si finanzieranno attraverso il sistema bancario ma la solvibilità degli enti locali è quantomeno sospetta. Questi crediti d’incerta esazione sono la ragione del declassamento delle nostre banche che, quando soffrono troppo, vengono aiutate dal Governo, gravando sull’erario. E se i soldi li dessimo invece all’utilizzatore finale, per dirla alla Ghedini? Troppo semplice perché sia fatto.

Se si trattasse solo di semplificare un percorso, forse potremmo anche avere qualche speranza ma non è così. L’Expo, come tutte le vicende italiane, è terreno di contesa politica e anche questo sarebbe la norma ma l’aggravante è che la contesa non è tra Governo e opposizione ma all’interno del Governo stesso a cominciare dalla netta, storica e dichiarata opposizione del ministro Tremonti, doppiamente colpevole: ha contrastato in ogni modo l’operazione Expo, probabilmente perché la base della Lega e molti suoi dirigenti non vogliono neppure sentir parlare di qualcosa che travalichi i confini dell’amata Padania e per i quali la parola internazionale ha qualcosa di blasfemo, e, cosa ancora più grave, al momento della designazione dell’Italia non ha accantonato allora i fondi necessari a far fronte agli impegni, quando la situazione di cassa era ben diversa da oggi. Insomma anche lui ha fatto con i denari come la Moratti con i terreni, andando a pensare un progetto su proprietà altrui senza nemmeno prendere in esame quelli di proprietà comunale, largamente sufficienti ma che non avrebbero favorito gli amici della Fiera, la famiglia Cabassi e, perché no, Euromilano.

In ogni caso Expo è appesa al filo ormai sempre più esile di questo vacillante Governo che si è trasformato in una specie di Genio pontieri, intento solo alla costruzione di una passerella che consenta a Berlusconi di raggiungere un buen retiro senza rischiare la galera. Che cosa volete che importi del destino di Expo ad Alfano o a Cicchitto o alla Lega? Meno che nulla: Milano è lontana non solo per loro ma anche per gran parte dell’opposizione. Forse solo le elezioni anticipate, anche se in zona Cesarini, potrebbero salvarci.

Luca Beltrami Gadola



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti