4 ottobre 2011

RIVEDERE IL PGT: DOVE SI FERMA LA CONDIVISIONE


Martedì scorso è stato presentato all’Urban Center di Milano un interessante documento sulla revisione del PGT, firmato da molte associazioni. Fra le firme, spicca in particolare quella di Assimpredil/ANCE, che si unisce a quella di organizzazioni come Legambiente, Ciclobby e Genitori antismog – teoricamente “nemici” – su una serie di richieste. Un evento importante nel metodo, quindi, e un bel segnale per la città, in un momento di decisioni strategiche e delicate da prendere.

Ma anche nel contenuto il documento affronta correttamente molti temi critici del PGT adottato, chiedendo una maggiore difesa del Parco Sud (di cui però forse viene un po’ sopravvalutata l’edificabilità teorica: si tratterebbe solo di un sesto del totale delle nuove volumetrie previste dal Piano adottato), la salvaguardia dei servizi esistenti, la revisione degli indici, anche in un più corretto orizzonte temporale di validità normativa del Piano, un migliore inquadramento della questione cruciale della mobilità; interrogandosi poi con più realismo sui costi delle infrastrutture necessarie alla città, a cui chiamare a un maggiore contributo le risorse private; confermando infine i principi positivi della mixité sociale e funzionale.

Il contributo quindi è notevole, e rappresenta certamente una buona base di partenza per il dibattito che accompagnerà la prossima revisione del Piano attraverso il riesame delle osservazioni. Per fornire un possibile ulteriore contributo, si segnalano anche altri punti rilevanti che potrebbero essere meritevoli di attenzione. Innanzitutto il TUC, ovvero il tessuto urbano consolidato. Qui è prevista gran parte della nuova volumetria di PGT, assieme a quelle del Piano dei Servizi e dei provvedimenti in itinere – circa il 60% del totale – in gran parte su aree inedificate già azzonate a standard.

Gli indici minimi attualmente previsti, 0,5 mq/mq, ovvero indici tipici da zona C di espansione, e le modalità di intervento mediante solo titolo abilitativo edilizio – e quindi senza servizi, housing o monetizzazioni – oltre alla poco rilevanza degli incentivi (il rapporto andrebbe invertito) e alla conformazione a tempo indeterminato di tali diritti edificatori, fanno pensare che qui si annidi il vero “tesoretto” di rendita fondiaria del Piano.

Verosimilmente si tratta quindi (più che delle stesse aree di trasformazione) della parte di Piano che richiede la più attenta revisione, anche per la maggior tutela dei tessuti di pregio minori, come i nuclei storici periferici, al momento poco salvaguardati da un punto di vista paesaggistico.

Anche sulle modalità di trasferimento dei diritti volumetrici forse occorrerebbe una maggiore riflessione. Entrando un po’ nel dettaglio, non si comprende poi l’accenno negativo a una possibile reiterazione dei vincoli, che non risulta sia mai stata in agenda delle amministrazioni (ricordo il convegno alla Triennale del ’96 in cui l’avvocato Mengoli aveva molto bene e definitivamente chiarito l’inopportunità di tale ipotesi).

Un po’ infelice forse invece la comunicazione. Il Corriere della Sera intitolava il giorno dopo “trovato l’accordo sul PGT”, mentre è chiaro invece che saranno la Giunta e il Consiglio a decidere, dopo un dibattito con tutti i soggetti interessati. L’ex Assessore ha invece dichiarato che non cambia niente, che il suo Piano resta tale e quale. Non sembra così. Ma forse, se questa è la sua opinione, un po’ di discontinuità in più potrebbe essere opportuna.

 

Gregorio Praderio

 



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