20 settembre 2011

LA COPERTA CORTA DI PISAPIA


La coperta che il sindaco Giuliano Pisapia ha ereditato dalla Moratti era già corta e il Governo ci ha messo del suo a tagliargliene ancora un pezzo. Qualcuno deve restare fuori, al freddo. Decidere chi non è facile perché i più bravi a tirare la coperta dalla loro parte sono quelli che freddo non l’hanno mai avuto ma soprattutto sono disposti a tutto pur di non averne.

Ogni volta che si tenta di prendere un provvedimento nell’interesse generale della collettività, chi vede aggravarsi qualche onere o pensa di non poter più godere qualche privilegio strilla a più non posso e in genere sostiene le sue ragioni, dichiarando che non potrà evitare di scaricare questi maggiori oneri sulla collettività o aumentando i prezzi di prodotti o servizi o peggiorando la qualità delle sue prestazioni. Che qualcuno pensi invece di dare una mano a fare la sua parte non passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Quest’atteggiamento fa la pari con quello degli “stupiti del centesimo giorno”.

Tanto per cominciare, io a parlare di “cento giorni” lascerei solo l’opposizione, che potrebbe giustamente evocarli augurandosi che chi arriva o meglio ritorna al potere, come fece Napoleone dopo l’esilio all’Elba, come lui, dopo cento giorni, faccia i bagagli per sempre partendo per Sant’Elena. Fortunatamente per Pisapia non è e non sarà così. Comunque sia, gli stupiti del centesimo giorno non mancano e sono tutti quelli che rimproverano sindaco e Giunta di non aver ancora tenuto fede alle promesse fatte in campagne elettorale. Se vogliamo essere i pignoli, possiamo dire che se i 100 giorni scadevano il 10 di settembre qualche maggior lasso lo potremmo anche consentire giacché c’era di mezzo il mese di agosto e, se anche sindaco e assessori hanno rinunciato alla maggior parte delle ferie, il resto dell’amministrazione non c’era.

Ma la storia è un’altra. La barca morattiana stava affondando con capitano ed equipaggio che ballavano il valzer secondo le migliori Titaniche tradizioni e come prima cosa il nuovo equipaggio ha dovuto turare le falle, fare ordine in coperta prima di riprendere la navigazione: fuor di metafora prendere tutti quei provvedimenti per garantire al Comune di non interrompere improvvisamente i servizi o compromettere definitivamente il bilancio. È stata fatta una sorta di “manovra” finanziaria come quella del Governo ma con una sostanziale differenza: si è affrontata anche l’impopolarità senza nascondersi berlusconianamente dietro pressioni venute dall’esterno. Un autonomo atto di responsabilità.

Un atto di responsabilità deciso e discusso in un clima di assoluta trasparenza e informazione dei cittadini. Gli stupiti del centesimo giorno forse dovrebbero chiedersi: i milanesi in questi cento giorni cosa hanno fatto? Sarò tendenzioso e prevenuto ma mi sembra che solo i giovani (quelli coinvolti da Pisapia) o chi del volontariato ha fatto la sua bandiera si siano mossi perché non calasse il vento che è cambiato. Peccato che, anche se molto numerosi, il loro potere sia minimo. Gli altri, quelli che il potere l’hanno per davvero o che comunque contano, che fanno? Non posso credere che siano tutti con una destra del tipo Boston Tea Party, quella destra che sega il ramo su cui sta seduta pur di tener fede ai suoi rozzi principi di liberismo selvaggio. Chissà, forse per costoro i “loro” 100 giorni di ravvedimento non sono ancora passati. Speriamo.

Luca Beltrami Gadola



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