19 luglio 2011

PIAZZA BORROMEO, O DEI PARCHEGGI IN CITTÀ


Piazza Borromeo avrebbe potuto essere una piccola, raccolta, accogliente piazza pedona-le: un luogo di pace e di riposo, posto a poca distanza dal centro finanziario di Milano; cir-condata da case antiche su tre lati; e chiusa sul quarto lato, quello settentrionale, dalla piccola e confidenziale facciata della Chiesa di S. Maria Podone; la piazza coincide e si identifica con il sagrato della Chiesa; a lato della quale la statua di San Carlo Borromeo ha un’aria paterna e bonaria che sembra invitare i bambini al gioco.

Piazza Borromeo, dunque, aveva tutte le prerogative per essere una piazza felice e riposante, in cui sostare e conversare con piacere. E’ stata massacrata, snaturata, stravolta, deturpata per sempre da un grande parcheggio seminterrato, al quale il Comune parecchi anni fa ha dato una improvvida concessione. Le rampe di accesso al parcheggio occupano e divorano per quasi tutta la sua lunghezza il lato est della piazza; la scala di sicurezza e le uscite per il pubblico completano lo scempio dello slargo. Ma ciò che più di tutto ha contribuito a rovinare irrimediabilmente il luogo è il sopralzo del parcheggio, cioè la decisione di non interrarlo, ma di lasciarlo sporgere e sopravanzare sopra il livello di calpestio stradale; con ciò si viene ad ingombrare la superficie disponibile con un massiccio rilievo, alto quasi due metri, che invade tutto lo spazio della piazza.

Si è cercato di rimediare al guasto ricoprendo il rilievo con quattro fili d’erba, due cespugli, tre alberelli – ipocrita espediente escogitato per creare l’illusione di una piazza verde. Ma ci si domanda a che serve quel appezzamento di verde sollevato là in alto, difficile da raggiungere per persone normali; inaccessibile per anziani, invalidi, madri con carrozzelle? Chi poi ha voglia e riesce ad arrampicarsi sull’altura ha l’impressione di trovarsi su un palcoscenico, esposto alla vista dei passanti, dei residenti, degli automobilisti; con evidente sensazione di disagio e di totale mancanza di intimità.

Non si vuole sostenere che la piazza si sarebbe salvata se il parcheggio fosse stato costruito interamente sotto terra. Il guasto sarebbe stato ugualmente letale, perché le dimensioni della rampa carraia sono tali da occupare gran parte della superficie disponibile, e il traffico di discesa e risalita delle auto è così intenso da inquinare gravemente l’atmosfera del luogo. La conclusione è ovvia: in una piazza, anzi in una piccola e proporzionata piazza come questa, nessun parcheggio doveva essere costruito.

Quanto detto sopra induce ad alcune considerazioni: quale tipo di parcheggio è ammissibile nel centro storico di Milano? Quale collocazione è consigliabile? A quali utilizzatori deve essere destinato? 1) Il tipo di parcheggio deve prevedere un ingresso e una uscita interamente meccanizzati; deve evitare lo squarcio prodotto dalle rampe nel suolo pubblico; e la riduzione di superficie stradale; deve impedire l’emissione di gas tossici, tanto più intensa nei movimenti di risalita lungo le rampe; deve attenuare l’inquinamento acustico, prodotto non solo dal 2) La collocazione dei parcheggi deve essere scelta in luoghi non monumentali, non di rilevanza artistica, non di ritrovo e di incontri pubblici. La tenace opposizione allo sconsiderato parcheggio sotto Piazza Sant Ambrogio e sotto la Darsena di Porta Ticinese, ha proprio questo scopo: salvaguardare i luoghi storici della nostra città; impedire che vengano sfigurati da una intrusione brutale e violenta. Vi sono molte località all’interno del tessuto urbano in cui i parcheggi sotterranei possono essere collocati comodamente e senza danno; non vi è nessuna necessità di inserirli con prepotenza nei posti carichi di storia e ricchi di monumenti.

3) Gli utilizzatori del parcheggio devono essere solo i residenti della zona; gli abitanti dei dintorni. Severamente esclusi i parcheggi a rotazione, perché calamita di attrazione delle auto provenienti da fuori-città; e quindi causa diretta del sempre più ingolfato traffico cittadino. Come si intuisce da questa ultima considerazione il problema dei parcheggi non si limita né si esaurisce nella scelta del tipo (che deve essere meccanizzato), del luogo (che non deve essere monumentale), dell’utilizzatore (che non deve essere extraurbano). Il problema dei parcheggi, se affrontato seriamente, implica il ben più grande problema di tutta la viabilità cittadina, e non sarà mai risolto se contemporaneamente non si decide che tipo di trasporto assegnare alla nostra città: persistere con un trasporto, come malauguratamente avviene tuttora, in prevalenza privato? oppure instaurare un trasporto in maggioranza pubblico come le più aggiornate teorie urbanistiche da tempo vanno consigliando?

I parcheggi sotterranei, iniziati e promossi dalla Giunta Albertini, sono stati censurati severamente, ma spesso a torto. Se destinati a rotazione è più che giusto condannarli; se destinati a box per residenti è auspicabile la loro diffusione, purché questa sia attuata alle tre condizioni sopra esposte. La utilità, anzi il beneficio, dei parcheggi riservati ai soli residenti, è ovvio: essi consentono di liberare le strade; di togliere le auto in sosta lungo i marciapiedi; di eliminare l’ingombro fisico delle vetture; e l’ingombro visivo delle sempre più brutte e pretenziose carrozzerie.

Nella forsennata corsa alla costruzione di parcheggi sotterranei, a cui i milanesi hanno assistito in questi ultimi anni, vi è una carenza che lascia sbalorditi, e indignati. Possibile che nessun ufficio tecnico del Comune abbia calcolato quanti posti macchina servono alla città per dare accoglienza alle auto di tutti i residenti? Possibile che non si conosca il numero reale di auto costrette a parcheggiare in strada? Possibile che non si sia mai contato quante siano le auto private dotate di autorimesse e di posti auto nei cortili privati, e quindi detraibili dal numero delle auto in sosta nelle strade pubbliche? Non è difficile supporre che i posti necessari difficilmente verrebbero assorbito dai parcheggi sotterranei esistenti.

Se non vi è posto per ospitare tutte le auto di chi abita in città – tenuto anche conto che in famiglie benestanti le auto sono più di una – sarà necessario programmare una dislocazione delle auto in sopranumero al di fuori dell’abitato, in zone libere lungo l’anello periferico; in parcheggi-silos presso i capolinea dei mezzi pubblici. Avviene esattamente così nella città di Venezia, dove i residenti depositano le auto in Piazzale Roma, presso la Stazione ferroviaria, e poi prendono i mezzi pubblici, cioè i vaporetti, per raggiungere le loro case. Si arriva così al punto cruciale (e finale) delle nostre riflessioni: i trasporti pubblici sono ancora vergognosamente carenti; e non adeguati a una metropoli europea. Un servizio efficiente di trasporti pubblici, urbani ed extraurbani, consente di ridurre i parcheggi sia all’aperto sia interrati; e assicura la salvaguardia delle piazze monumentali.

Jacopo Gardella




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