12 luglio 2011

L’ARREDO URBANO È ALTRA COSA


Negli anni Novanta e in generale prima della giunta Moratti l’Arredo Urbano e Parchi e Giardini formavano due settori distinti con al proprio interno tutte le competenze necessarie all’esercizio della propria missio-ne, dal progetto all’esecuzione, comprese le pratiche amministrative. In questo modo funzionavano come gruppi compatti e organizzati per affrontare i diversi compiti. Quando necessario venivano richiesti contributi esterni e io fui uno di questi, consulente all’Arredo Urbano dal ’95 al ’99 e Direttore di Settore fino al 2001. Quella struttura completa, professionale e veloce fu, almeno per il Settore Arredo Urbano, una conquista che richiese anni di lavoro e di affinamento organizzativo.

Faccio questa piccola premessa perché i due settori sono stati accorpati durante la precedente giunta ma in pratica l’Arredo si è frammentato con la direzionale (di indirizzo) da una parte, gli amministrativi da un’altra e i tecnici da un’altra ancora, anche in sedi differenziate e distanziate. La riunificazione dei due settori, che può sembrare giusta a prima vista in quanto entrambi si occupano di spazi pubblici urbani, in realtà è stata negativa perché l’Arredo Urbano ha perso la sua specificità. Le competenze di quel settore infatti riguardano sopratutto l’estetica, lo stile e la storia delle strade, degli spazi pubblici pedonali, come le piazze e i marciapiedi, e di tutti gli elementi che li compongono: dalle pavimentazioni ai manufatti tecnici e agli oggetti, le mobilier urbain, dai monumenti alle fontane e anche il verde, nel momento in cui questo è parte integrante del sistema.

In questo senso occorre riprendere l’analisi delle aree pubbliche della città, valutare lo stato di manutenzione, l’eventuale degrado e le possibilità di valorizzazione impostando un programma complessivo a vari livelli di finanziamento, dai semplici piani di riordino degli arredi e del verde fino a nuove pavimentazioni in pietra. Qualche esempio veloce: per quanto riguarda il centro storico non è mai stata completata l’asse pedonale Castello San Babila ed è tutt’ora incompleta e disordinata l’area Cairoli e via Beltrami, sempre nella zona di Foro Bonaparte resta modesta la piazza di fronte al Piccolo Teatro. Leggendaria è la riqualificazione di piazza Fontana e restano ancora da riqualificare piazza Missori, Santo Stefano e largo Augusto. Nomino solo quelle di cui giacciono negli archivi vari progetti. Tra l’altro giace anche il “Piano della pietra storica” che prevedeva il recupero dei masselli da alcune strade a scorrimento veloce o in aree residuali e il riposizionamento in zone storiche come fu fatto in Sant’Alessandro e che oggi potrebbe essere attuato nel quadrilatero della moda (anche in questo caso esistono vari progetti).

Andando dal centro verso l’esterno vogliamo ricordare i Corsi, gli importanti assi radiali della città di cui la recente riqualificazione di Buenos Aires è un esempio complessivamente negativo, perchè sono stati realizzati marciapiedi come spianate in pietra, senza alcuna concezione di design urbano. Tanti soldi spesi senza eleganza. Possiamo citare anche l’area di corso Vercelli collegata alle zone commerciali di via Marghera, Belfiore e Wagner, dove da anni viene chiesto un intervento, una zona che si potrebbe prestare anche a nuove alberature.

Nelle periferie durante il periodo della mia collaborazione, si era cercato di valorizzare con piccole pedonalizzazioni e nuove piazze i vecchi centri storici come Baggio, Affori, Crescenzago e altri ma resta ancora molto da fare in questo senso: Chiaravalle, l’Ortica, Calvairate, la Barona, Niguarda, Gorla, e in generale i vecchi Corpi Santi, gli antichi piccoli comuni inglobati nella città che debbono ritrovare la propria storia anche negli spazi pubblici. A questi dobbiamo unire la riqualificazione degli accessi urbani a cominciare dai più degradati e privi di identità civica, come via Novara o la Paullese, le aree di frangia a volte terreni di malavita e discariche abusive, o i grandi viali di ingresso alla città con le piazze connesse, vere e proprie porte di Milano. A tale proposito le nuove fermate delle linee della MM, 4 e 5, toccheranno varie località importanti che potranno essere valorizzate con criteri di progetto urbano e non solo con caratteristiche puramente tecniche di collocazione di scale. Un’occasione unica da non perdere.

Infine solo due righe per riassumere un tema che rappresenta una grossa potenzialità degli anni a venire. Un campo nuovo tutto da creare che potremmo chiamare Milano Arredo Urbano 2.0, ovvero l’ampliamento delle zone wireless e la creazione di un archivio informatico che raccolga le segnalazioni dei cittadini: un social network milanese di progettazione partecipata.

Giovanna Franco Repellini



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