5 luglio 2011

PISAPIA SINDACO: TRENTE JOURS APRES


Trenta giorni son passati dalle radiose giornate di maggio. Era ieri, e sembra già un secolo fa. La sbornia elettorale non è ancora smaltita, e già qualcuno chiede un primo bilancio. Un’esagerazione, che di solito i primi bilanci si fanno dopo cento giorni e non trenta. Ma viviamo l’epoca del “tempo reale” (che fesseria) e allora abbiamo raccolto in giro qualche battuta, qualche perfidia, qualche ragionamento, per mettere qui è là un segno più o un segno meno. Un po’ sul serio e molto, ma molto, per scherzo, che trenta giorni son davvero pochi. E se qualcuno se la prenderà, pazienza e ripensi a quando non c’era satira perché non c’era potere. E allora sorrida.

La giunta en rose. – Metà degli assessori sono assessore e a esse si unisce lieta la vicesindaco. Un “bel segnale”, ma qualche perfido/a annota che il genere non sembra sempre accompagnato in egual misura dal profilo. Un “bel segnale”, ma il grande esercito delle donne targate PD è rimasto attonito in piedi, ai margini della sala, quasi fossero le bruttine di serata, e se la Carmela Rozza ha rimediato uno strapuntino, in tante chiedono ogni mattina allo specchio delle loro brame se il loro CV è davvero ancora il più bello del reame. Tace il neghittoso e quelle a chiedersi cosa sia davvero mancato. Forse, più che questo, dovrebbero chiedersi cosa avevano in più, magari scoprirebbero, dice sempre il tarlo malintenzionato, che l’etichetta PD non era da mettere in bella vista sul vestito da sera.

Le Deleghe – Il Sindaco comanda e decide, sul chi, sul come e sul cosa. Questo è bene, perché lo sottrae alla morsa vorace dei partiti, ma le intenzioni non pre-giudicano i risultati, né la bontà delle scelte. Per un Tabacci che domina incontrastato sull’economia, non sono pochi i colleghi che dovranno imparare a collaborare con chi ha le mani in pasta nella loro stessa materia. Del sociale si occuperanno in minimo in tre: per carità son tutti bravi, ma si sa i condominii garantiscono come minimo la confusione e il litigio, speriamo che non si finisca in rissa. E che dire dell’Expo? Ma di questo, parliamo dopo.

Il nuovo soggetto politico – L’onda partecipativa ha colorato la città e le pantere arancioni se la sono ripresa quarant’anni dopo l’intensa stagione che vissero. E’ difficile ora smobilitare e ci si chiede che sarà dell’esercito dei volontari: come i partigiani non vogliono tornare a casa e tantomeno disarmare. Ma i bivacchi sono pericolosi, e l’inazione è madre di mille avventure. Assembramenti si segnalano in diversi punti della città, si trovano ogni mercoledì da……, ricordando com’era bello fare il c..o alla Moratti ed hanno gran voglia di “menar le mani”, pardon di fare politica Alcuni sperano che ci s’inventi qualcosa, che l’entusiasmo e la voglia di fare siano ben indirizzate. Non vorrebbero trovarsi gli ….arditi di sinistra all’assalto del PD.

Expo, Expo, Expo – Stefano Boeri porta con sé l’ampiezza della visione e un talento professionale raro. Anche per questo non vuol proprio gradire, che maleducato, le polpette avvelenate che donna Letizia ha cucinato il 30 maggio sera, lasciandole, grazioso omaggio, sul vassoietto per gli ospiti. Altri stomaci, che parevano assai più delicati o schizzinosi, si dispongono volentieri all’assaggio: più dell’amor potè il digiuno?
Molti consigliano il campione delle preferenze: lasci che chi ha fame ci si avventi, e pensi ad altro, che in tavola ci sono tante altre leccornie, meno pericolose e più prelibate. In tanti aspettano la sua OPA benevola sul PD meneghino, e la Cultura attende visione e dinamismo per ridare alla città rango davvero internazionale.

Il PD – Il successo meno atteso del dopoguerra gonfia i petti di dirigenti ignari del fato ed evidentemente delle loro stesse virtù. Fu vera gloria? Lo scopriremo solo vivendo, ma i primi passi alimentano dubbi nelle loro stesse fila. Le loro donne sono sul piede di guerra, si dice abbiano fatto poco squadra, lasciando per ambizione, per calcolo o sprovvedutezza, che molti, non tutti per carità, infilassero il capino sull’uscio del sindaco. Il capino l’hanno messo, e il cappio d’oro si è stretto, loro son contenti ma il partito come sta? Expo e PGT fanno tanto male al pancino di giorno, ma la sera, com’è, come non è, c’è sempre l’alka selzer sul comodino e ci addormenta sereni, che “domani è un altro giorno”, Un giorno in più da padroni di Milano, basta il pensiero e tutto passa (per ora).
Siamo troppo cattivi? No, siamo severi perché è al PD che teniamo di più. Avrà pure seri problemi di salute, ma almeno è vivo, gli altri son davvero poca cosa, andavano correndo ed eran morti.

I saltatori in alto – Torme di saltatori/trici in alto si sono imbucati al gran ballo del Bel Principe Pisapione. Che noia qui da nonno PD, sempre le stesse cose, le stesse facce, non si vince mai, ma questa sera no, si va dal Bel Giuliano, che ci pare proprio prometta bene. Sguardi di fuoco saettano la sala, mille Cenerentole volteggiano, il Bel tenebroso incoraggia sapiente, ma a mezzanotte la maledetta scarpetta non ne vuole sapere, prova e riprova, niente da fare, eppure abbiamo un bel piedino, invece guarda, che rabbia quelle/i lì, il piede gli entra liscio liscio anche se è tozzo come quello di un suino. Credevo, mi avevano assicurato, ero sicuro/a, una bella posizione, invece no, neanche uno sguardo, un bignè, un sorriso, una rendituccia pubblica. Pisapione guarda altrove, ha illuso, “s’è giocato cara/o, ci si è divertiti, ma ora dimentica e sii felice……. da un’altra parte”. Tristi, i saltatori/trici ripercorrono i passi ardenti che poche ore prima li avevano portati via da nonno PD, sperando che magari, bussando con lo sguardo basso, qualcuno apra benevolo. Entreranno, anche se faranno finta di non riconoscerli o di non ricordare neppure che erano andati via festosi cantando con le scarpette in mano. Entreranno, chè nonno PD non chiude mai fuori nessuno la notte, magari un piatto di minestra, ma il vitello grasso, quello no.

Pisapia – Giuliano Pisapia, sotto l’eskimo dell’estremista, l’ultimo dei dorotei. Dicono “Dio come ascolta”, in realtà lascia fare, lascia dire, dondolando il piede elegante sul bel divano borghese, mentre gli altri si accapigliano in salotto, un pò c’è, un pò ci fà, lascia che i litiganti confrontino le forze, disponendole sul quadrante della politica. Quando l’ago della bussola lascia finalmente intravvedere la tendenza vincente, eccolo scuotersi dall’assenza sorniona e annunciare la “sua” decisione, che lui, s’intende, ascolta tutti ma decide da solo. Grande navigatore, Pisapione, abile come nessuno a Milano a fare il surf sulle procellose onde del centrosinistra, sempre col vento alle spalle.

E poi quel miracolo del furto d’auto sventato in via Monti: se Dio esiste, sicuramente passava di lì quel giorno a risarcire Pisapione delle cattiverie di Demòn Moratti, fissando nel cielo di fuoco il suo stemma e la sua preferenza: in hoc signo vinces, 1.700 anni dopo. E poi che tenerezza, quella frangetta anni settanta, quella pronuncia un po’ blesa, quell’antioratoria trasformata tutte le volte in un’appassionata orazione dall’amore del popolo arancione. Un’illusione, un po’ sì, un po’ no. Ma teniamocelo ben caro, così com’è, che Dio ce l’ha dato e guai a chi ce lo tocca. Che un altro così a Milano, state sicuri, non c’è.

 

Carneade



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