14 giugno 2011

REFERENDUM MILANESI: DISOBBEDIENZA CIVILE


Dunque la novità è che gli italiani non obbedi-scono più: i milanesi in testa. Berlusconi ci mette la faccia con la Moratti e i milanesi non lo seguono. Dice che non vota i referendum e loro li votano, anzi corrono come non faceva-no da 15 anni. Caccia via Santoro e gli italiani vanno con Santoro. Altra novità è che non seguono neppure Formigoni, che ha detto che lui non votava i referendum cittadini. An-che il leader regionale, forte di quattro mandati (anche qui da 15 anni), che ha fatto saltare la Moratti pur di avere un arcivescovo amico come Scola, abile nell’intrigo di palaz-zo e nella raccolta di firme false (deciderà il Tribunale) per la sua lista, mostra la corda.

Ai milanesi è bastato un solo giorno di votazioni per raggiungere il quorum. “Mal di quorum” sentenzia il medico di Giannelli sul Corriere. Eppure si trattava di referendum “difficili” e molto articolati. Ma i milanesi hanno superato anche lo scoglio di avere in mano nove schede da compilare e da ripiegare. Anzi ho visto degli anziani divertirsi come con gli origami.

Adesso Pisapia avrà il suo daffare, se vuole rispettare l’apprezzamento per i referendum espresso in campagna elettorale e ribadito nell’intervallo, ma il suo compito è facilitato: per quanto riguarda l’ambiente basta che si affidi ai contenuti dei referendum. Quindi può concentrarsi su tutto il resto, dal bilancio alle partecipazioni, dagli asili-nido al social housing.

Il più ostico dei referendum era il primo, quello su traffico e smog, ingiustamente qualificato come “referendum sull’Ecopass”, tanto per attirare lo scherno dei vari soloni dell’anti-Ecopass, cui alla fine si è aggiunto anche il cicisbeo Philippe Daverio. In realtà il quesito chiedeva il ritorno dell’Ecopass alla sua funzione originaria di ridurre il numero di veicoli in città, come si è fatto a Londra e a Stoccolma. Non quindi una sanzione per spingere i milanesi benestanti a cambiar macchina, verso modelli euro-standard, ma per spingerli a lasciare a casa la macchina.

L’auto è molto comoda, non c’è dubbio. Ma la mia libertà finisce dove comincia quella altri, degli anziani che muoiono per affezioni bronchiali o cardiovascolari o per cancro ai polmoni, dei bambini che si ammalano per fatti respiratori. Non c’è solo il particolato fra gli inquinanti. Ad esempio c’è il “black carbon” o nerofumo, un tipico inquinante da traffico, che recenti studi condotti proprio su Milano hanno dimostrato ben contrastato dall’Ecopass.

Ma il quesito non era tutto-Ecopass: prevedeva il raddoppio delle aree pedonali, 300 km di piste ciclabili, protezione del trasporto pubblico, prolungamento dell’orario dei mezzi pubblici, il divieto di carico e scarico merci nelle ore di punta (sì, cari commercianti, la vostra libertà finisce dove comincia la nostra), ecc. Ma soprattutto la destinazione degli introiti dell’Ecopass al miglioramento del trasporto pubblico. Chi ha denigrato il quesito, come i leghisti e De Corato “uniti nella lotta”, gli ha negato la stessa popolarità degli altri: ma i milanesi non hanno abboccato. L’hanno approvato all’80% anziché al 95%, ma l’hanno approvato.

Gli altri quesiti erano più semplici: raddoppiare gli alberi, conservare a parco la destinazione futura del parco-Expo (e qui è già cominciata la disputa fra Boeri e Sala), il risparmio energetico, il risanamento della darsena e la riattivazione, per quanto possibile, idraulica e paesaggistica del sistema dei navigli. Durante le votazioni sono stati denunciati dei presidenti di seggio che non consegnavano le schede dei quesiti milanesi, che infatti sono stati votati al 49% (bastava un 30%), mentre quelli nazionali sono stati votati al 52%. “Non prevalebunt”, comunque. Ce l’abbiamo fatta.

Franco Morganti



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