14 giugno 2011

Scrivono vari – 15.06.2011


Scrive Giuseppe Vasta a Guido Martinotti 

Mi rendo conto che ci sono tante importanti questioni politiche e amministrative oggi in discussione, ma volevo fare una chiosa su un aspetto forse secondario, ma di una certa rilevanza, dell’intervento di Guido Martinotti sull’ultimo numero di “Arcipelago”. Martinotti infatti scrive, sul tema se sia meglio l’affitto o la proprietà degli immobili, che forse è meglio il primo, “Tant’è vero che il ministro Tremonti e il Premier Berlusconi che di tutto possono essere accusati, meno che non di essere razionali in fatto di danaro, hanno venduto molte proprietà pubbliche, facendo poi prendere in locazione le stesse proprietà dagli enti che avevano alienato gli immobili.”

Temo che dietro le scelte del Governo possano esserci altre considerazioni, meno nobili di quelle della razionalità economica. Come è noto, infatti, il cosiddetto “spin off” degli immobili da parte di un’attività economica (ovvero vendere e riaffittare la propria sede) può avere diverse motivazioni, alcune razionali e altre no.

La prima è quando si stima che la redditività dei capitali investiti nella propria impresa sia superiore alla percentuale del canone di affitto sul valore dell’immobile (e ovviamente ai tassi di interesse di un finanziamento da parte di terzi): per semplificare, se il mio immobile vale cento e il canone di affitto è il 5%, se quei cento investiti nella mia azienda mi rendono più del 5%, conviene affittare.

La seconda motivazione è “per disperazione”: sono in crisi di liquidità, nessuno mi presta dei soldi perché l’azienda va male, vendo l’immobile e con quei soldi per un po’ respiro, chi vivrà vedrà. La terza è quella dei “furbetti del quartierino”: faccio una stima al ribasso del mio immobile, lo vendo a una società di comodo di un mio amico, realizzo una plusvalenza, faccio chiedere alla società di comodo un prestito bancario garantito dagli affitti dell’immobile rivalutato, ecc. ecc. e via inventando e slalomando con qualche nuovo trucco creativo (fino al momento del patacrac).

Dubito che le attività pubbliche (non generando profitto) si trovino nel primo caso. Mi sembra ahimé più probabile che si tratti del secondo o del terzo. Scoprire che nello sciagurato PGT delle Giunta Moratti (per fortuna arrivato si spera al capolinea) quasi tutte le proprietà pubbliche degli Enti (Provincia, Comune, Regione, enti ospedalieri e universitari) sono stati “valorizzati” mediante una destinazione residenziale, commerciale e a uffici, e che i bilanci ad esempio del Comune di Milano si reggano appunto sulla vendita di tali immobili, tende a confermare tale impressione negativa. Altro che razionalità economica! Questi si stanno vendendo i gioielli di famiglia (la nostra)!



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