31 maggio 2011

cinema


 

LE VITE DEGLI ALTRI

di Florian Henckel von Donnersmarck [Germania, 2006, 137′]

con Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur

“Ma come fa chi ha ascoltato questa musica a rimanere cattivo?” Georg Dreyman (Sebastian Koch) lancia nel vuoto questa domanda carica di dolore e frustrazione. Lo scrittore e drammaturgo è seduto al pianoforte e sta eseguendo la “Sonata per uomini buoni” di Beethoven, regalo di Albert Jerska, amico e collega che si è appena tolto la vita. Il partito a capo della DDR lo aveva già ucciso con l’emissione del divieto di lavoro.

Nulla resta di un regista, per stessa ammissione di Jerska, a cui viene tolta la possibilità di dirigere un’opera. Dreyman è, al contrario, un artista rispettoso delle direttive del partito e immune alle mutilazioni artistiche che il potere ha operato su molti suoi colleghi. Mai potrebbe immaginare che la Stasi abbia installato delle cimici nel suo appartamento e che il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mühe) sia seduto, proprio come un normale pubblico a un concerto, rapito dall’ascolto di queste note sublimi.

Wiesler, agente freddo e impenetrabile, fino a quel momento asservito ciecamente alle dinamiche del potere a capo della DDR, vede sgretolarsi il blocco di marmo delle proprie sicurezze dal coinvolgimento sempre più intimo e profondo nella vita dello scrittore e della sua compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck). Gli anni di rigido e costante indottrinamento sono stati cancellati dalla carica emozionale profusa dalla poesia e dall’empatia che scaturiscono dalle vite dei due artisti e dal fondamentale apporto della musica di Beethoven e delle poesie di Bertolt Brecht.

Florian Henckel von Donnersmarck, regista di Le vite degli altri, risponde alla domanda posta da Dreyman attraverso il lento ma commovente risveglio di coscienza del protagonista. Le magistrali metamorfosi espressive di Ulrich Muhe ci manifestano la reale impossibilità a rimanere cattivi dopo l’ascolto di una così sublime manifestazione delle potenzialità umane. “Purtroppo le persone non cambiano molto facilmente, succede solo nelle commedie”. Con queste parole il feroce ministro Bruno Hempf giustifica l’irreversibilità delle pene inflitte agli artisti da parte del partito.

Il film, premiato con l’Oscar come migliore opera straniera nel 2007, contraddice incontestabilmente le parole del dirigente politico inumano e spietato con un percorso di conversione che non può non portarci a sperare che presto si possa sentire sia a Milano che in Italia una sonata per uomini buoni che induca a un risveglio irreversibile delle coscienze intorpidite.

 

Marco Santarpia

 

In sala a Milano: Cinema Rosetum

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti